Il giro d'Italia a bordo di un disco Alessandro Fedrigo, Nusica.org gennaio 2015
di Alceste Ayroldi
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Qual è la vostra filosofia di vita?
Perché fare il discografico?
Sono fondamentalmente un musicista e non un discografico. Ad un certo punto della
mia "carriera", dopo aver stampato una ventina di cd per etichette varie, mi sono
ritrovato ad essere insoddisfatto di come venivano promossi questi lavori. Attorno
a una serie di riflessioni fatte con l'amico e collega
Nicola Fazzini
ho deciso di far nascere nusica.org. Che di fatto non è solo un'etichetta discografica,
perché organizza un paio di rassegne di concerti, ha un giovane ed agguerrito ufficio
stampa nella persona di Alessandra Trevisan, e si occupa di diffondere la musica
dei suoi artisti soprattutto sul web seguendo la filosofia dell'open content.
La musica, le partiture, e spesso dei video che spiegano il lavoro degli artisti
sono liberamente disponibili online.
Come reperite i nuovi talenti?
All'inizio ho prodotto dei miei cd (ho cominciato con un lavoro in basso solo dal
titolo "Solitario" quattro anni fa) e poi in modo naturale alcuni musicisti coi
quali collaboravo si sono avvicinati a nusica.org e mi hanno proposto i loro lavori.
Stampiamo pochi cd all'anno (non più di tre), li numeriamo uno ad uno e li seguiamo
e li promuoviamo col massimo della cura e della passione.
Come scegliete i musicisti?
Più che scegliere i musicisti penso che per noi sia importante scegliere la musica;
siamo interessati a progetti di musica originale e innovativa, con contenuti artistici
che meritino di essere veicolati.
Quali sono le vostre politiche relative alla distribuzione?
Non distribuiamo i cd in senso tradizionale: i nostri cd non si trovano nei negozi
ma sono liberamente scaricabili e ogni cd si può acquistare anche sul sito di nusica.org.
Questa realtà è nata con l'intento di sfruttare le potenzialità della rete per far
conoscere gli artisti e la loro musica, non con l'obiettivo di vendere dischi. La
nostra esperienza ci dice che i cd si vendono ai concerti. Se gli artisti suonano
venderanno i cd; l'obiettivo di nusica.org è promuovere e far conoscere gli artisti
e la loro musica.
Quali mezzi utilizzate per raggiungere il vostro pubblico,
anche potenziale?
Abbiamo una newsletter che conta 8.000 iscritti circa; sul web, come dicevo, tutti
i contenuti sono accessibili a chiunque, dalla musica alle partiture dei brani.
Utilizziamo i social network (Facebook in particolare) per promuovere le uscite,
e organizziamo tre rassegne di concerti per diffondere il lavoro degli artisti che
partecipano a questo progetto.
A cosa è dovuta la crisi del disco? E' da attribuire a
mp3, peer to peer, o c'è dell'altro? Il web ha rivoluzionato il modo di ascoltare la musica e ha prodotto
la cosiddetta "musica liquida". La mia idea è che non ci sia più un solo modo per
ascoltare la musica, o meglio un supporto unico per veicolarla. Ci sarà chi ascolterà
solo mp3 scaricati gratuitamente, chi cercherà gli artisti su youtube, chi acquisterà
in formato digitale da iTunes, chi ascolterà in streaming su Spotify, chi vorrà
il cd e chi acquisterà i vinili. Il "disco" è in evidente crisi anche come concetto,
ma la rete è piena di musica che si ascolta in modi e su supporti sempre nuovi.
Qual è lo scenario futuro?
Credo che la musica dal vivo ci sarà sempre. Da musicista posso dire che questa
è la cosa più importante e credo che, comunque, l'esperienza del concerto e del
musicista che crea estemporaneamente, tipica del jazz, sia insostituibile e insuperata.
Per combattere il nemico comune non sarebbe meglio coalizzarsi?
Quali sono gli ostacoli alla creazione di un consorzio o un network?
Le diffidenze e l'incapacità di fare sinergia sono tipiche del modus operandi
italiano: siamo individualisti. Ora vedo che ci sono alcuni interessanti tentativi,
un esempio recente è quello del MIDJ al quale ho aderito e che mi sembra particolarmente
interessante.
Anche le major non godono un buon stato di salute. In periodi
di crisi è meglio essere "più piccoli"?
Credo che le major abbiano per troppo tempo venduto i cd a prezzi eccessivi, sfruttando
una posizione "di rendita" e non siano state capaci di innovare, cavalcare la rete,
promuovere gli artisti al meglio. Ora che le major sono SoundCloud e Spotify tutto
sommato la situazione è interessante. Credo che essere piccoli abbia il vantaggio
di curare artigianalmente il prodotto e la sua promozione: visto che siamo in una
nicchia tanto vale che questa nicchia sia disegnata sulle nostre esigenze, con cura,
passione e volontà di sperimentare.
Cosa potrebbero fare le istituzioni per migliorare e aiutare
il settore, soprattutto per la lotta contro la pirateria?
Il problema della pirateria musicale per noi non esiste perché tutto il nostro materiale
è disponibile online, crediamo fermamente nella "nuvola", nello streaming e nelle
libera circolazione delle idee e delle musiche. Il problema secondo me sono la SIAE
che continua a proteggere le sue rendite in modo anacronistico inibendo la circolazione
della musica e tassando i concerti. Altro problema penso che sia l'incapacità delle
istituzioni di premiare l'innovazione culturale e la promozione dei talenti nel
nostro paese.
La vostra struttura organizzativa si completa con il management?
Ritenete, comunque, che possa essere utile per completare il percorso e fidelizzare
al meglio i vostri artisti?
Da poco nusica.org oltre ad avere un ufficio stampa dedicato ha un piccolo roster
di progetti. L'attività di booking e la promozione dei nostri artisti è per noi
la priorità da sviluppare nei prossimi anni, ci stiamo lavorando.
Quali sono le difficoltà che incontrate e qual è la tendenza
del mercato dello spettacolo dal vivo?
La difficoltà maggiore sta nel sostenere, veicolare e promuovere i musicisti italiani
in un paese che nel nostro settore è da sempre esterofilo e non è capace di riconoscere
la validità dei propri artisti. Non è un caso che coi soldi pubblici spesi nel jazz
si sostengano essenzialmente gli artisti stranieri e i pochi nomi noti di una manciata
di artisti italiani. C'è pochissima attenzione verso la ricerca, l'innovazione e
la qualità.
A tal proposito, come giudicate lo stato di salute del
jazz attualmente (sia quello italiano, che internazionale)?
Penso che in Italia ci siano tanti musicisti meritevoli che non riescono a far sopravvivere
i propri progetti, che navigano in acque difficili e che soffrono la sudditanza
con i colleghi d'oltre oceano. La miopia e la scarsa competenza dei direttori artistici
e l'assenza delle istituzioni sono poi un altro grave problema in un settore, il
nostro, che è altamente "sprofessionalizzato" e scarsamente meritocratico.
Il pubblico del jazz, almeno in Italia, è statisticamente
provato che sia formato perlopiù da persone over 35 anni. In altri stati, però,
ciò non succede. Secondo te quali sono i motivi di fondo? I prezzi dei biglietti
sono troppo alti? Il jazz non trova spazio negli ordinari canali di comunicazione
dei giovani? E' frutto di una crisi culturale?
Ecco questo è un punto molto importante secondo me. Penso che il problema sia soprattutto
nell'istruzione. Come viene insegnata la musica nelle scuole italiane? Poco e malissimo,
non si avviano i giovani a studiare gli strumenti e gli ascolti che si fanno sono
antiquati e poco "creativi". I giovani non conoscono il jazz, ma soprattutto non
hanno gli strumenti minimi per poter apprezzare, avvicinare e ascoltare questa musica.
E' un fenomeno che mi dispiace constatare, ma la tendenza
dell'Opera è quella di annoverare un pubblico sempre più giovane. Forse anche per
il fatto che molte opere sono rivisitate da registi di chiara fama che lo hanno
svecchiato parecchio. Nel jazz, però, anche lo svecchiamento non sempre porta risultati
entusiasmanti. Come mai?
Il jazz non compare nei programmi didattici dell'insegnamento della scuola dell'obbligo
e nei mezzi di comunicazione di massa (radio e tv in primis) E' la cenerentola delle
musiche. Speriamo nella rete, non ci resta altro.
Non pensi che il jazz, in Italia, difetti in organizzazione
e coordinamento? Sarà forse perché lo Stato e gli enti territoriali lo tengono sullo
stesso livello delle sagre di paese (con tutto il rispetto anche per queste)?
Sono assolutamente d'accordo, d'altronde il jazz non viene ancora considerato un
patrimonio culturale e artistico del nostro paese. E' considerato ancora un genere
musicale "esotico", dedicato ad una nicchia di ascoltatori snob ed attempati. Niente
di più sbagliato se osserviamo (come capita a me) dall'interno il fervore di tanti
musicisti che si muovono con competenza e creatività in un tessuto culturale così
difficile e sfavorevole.
La diversificazione del prodotto artistico, e quindi discografico,
anche al di fuori dell'ortodossia jazzistica, può essere utile, oppure ritenete
migliore la specializzazione in un singolo settore musicale?
Penso che le musiche migliori non possano che venire dalla commistione, dalla trasversalità,
dal dialogo tra i generi (ammesso che abbia un senso parlare ancora di generi musicali
oggi). Sono assolutamente a favore della trasversalità in musica, tanto che mi domando
se nusica.org possa essere considerata una etichetta di jazz oppure più semplicemente
un contenitore che promuove e veicola nuove musiche possibili.
Quali sono i prossimi progetti?
Il prossimo cd, che stiamo preparando in questi giorni sarà un lavoro di musica
completamente improvvisata di due musicisti che stimo molto e che sono da sempre
legati a nusica.org, ovvero il vibrafonista
Luigi Vitale
e il batterista Luca Colussi. A seguire un cd in sax solo, molto originale
e innovativo del mio sodale
Nicola Fazzini,
di musica quasi interamente scritta. Due cd concettualmente molto diversi che producono
musiche in realtà assai simili e di musicisti "compatibili" che trovo siano tra
i più interessanti nel panorama italiano.