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Fazzini Fedrigo XY Quartet
XY
nusica.org (2014)
1. Spazio angusto
2. Astronautilo
3. H2O
4. Cancellazioni
5. Jon Futuru
6. Doppio sogno
7. Tatami
8. Futuritmi
Nicola Fazzini - sax contralto Saverio Tasca - vibrafono Alessandro Fedrigo - basso acustico Luca Colussi - batteria
Si può andare oltre il jazz senza offenderlo e senza che nessuno, parrucconi in
testa, possano puntare il dito. Certo, di improvvisatori (qui, nel senso di pressapochismo)
in circolazione ce ne sono: gente che manca di umiltà e di rudimenti. Dall'altra
sponda, però, vi è chi ha i piedi ben saldi per terra e, soprattutto, la testa che
non fa solo da spartiacque alle orecchie. L'orecchio creativo fa parte del background
di pochi, quelli che non si adagiano su suoni frusti, ma costruiscono architetture
d'ampio respiro, che dominano l'orizzonte.
Nicola Fazzini
e Alessandro Fedrigo hanno messo mani al loro portfolio di conoscenze (ampio
e variegato) e setacciato ben bene il jazz e la classica contemporanea del Novecento,
per spingersi verso il futuro. Hanno cooptato il vibrafonista Saverio Tasca,
pronto a mettere al servizio il suo vasto bagaglio d'esperienze jazzistiche e il
batterista Luca Colussi, foriero di una ritmica post-progressive: agile e
ardimentosa.
Otto brani che recano la firma, alternata, dei fondatori e che spiegano che anche
il jazz suonato dagli italiani può raccontare qualcosa di diverso rispetto al copia/incolla
dal passato o dal rimarcare le melodie "immarcescibili" del songbook canzonettaro
simil-sanremese.
Ciò non toglie a XY il carattere narrativo, di bell'aspetto: tenebroso, a tratti.
Energico e inaspettato, sempre.
Il fluire dei brani sembra raccontare una storia, un film di quelli che ti tengono
incollati alla sedia. "Spazio angusto" vibra di una ritmica progressive su
una struttura che caracolla sulla dodecafonia, senza dimenticare di aprire un oblò
sull'avanguardia jazz d'antan, per mano del vibrafono di Tasca, sempre attento alle
sfumature, e alla voce di Fazzini che con il contralto passa la mano con l' argento
vivo. Vigorosa, ricca di sospensioni, di suoni studiati e improvvisati è "Astronautilo",
che gioca sulle poliritmie e un basso scuro e agile, così come in "H2O". La
noia è qui bandita, per le spezzature ritmiche e i cambi di tempo, la cura dei particolari,
gli ostinati che gigioneggiano con i tamburi e le corde del basso e il sassofono
che prende il bordone e conduce con voce autorevole ("Cancellazioni").
Infiocchettano uno swing arrembante e percussivo in "Jon Futuru", mentre in
"Doppio Sogno" allentano un groove e lo arrotondano con intervalli spinti,
affidando al traboccante alto sax di Fazzini l'ascensore dell'improvvisazione. "Tatami" sembra uscita dal cilindro di Silvio Mix o Francesco Balilla Pratella,
suoni, rumori sonori, brocardi musicali à la Pierrot lunaire; mentre "Futuritmi"
non gode – appieno – dell'onomanzia, perché è un métissage di sculture
avant-garde con scampoli della tradizione, e una ritmica sempre rocciosa.
Fazzini-Fedrigo & Co. vanno controtendenza? Sarà, tanto in Italia quasi tutto è
in controtendenza se non è passato in Tv.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/08/2014
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