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Lanfranco Malaguti Quartet
Visionary
Splasc(h) Records (2010) CDH1548.2
1. Mirage One
2. Mirage Two
3. Mirage Three
4. Mirage Four
5. Mirage Five
6. Mirage Six
7. Mirage Seven
Lanfranco Malaguti - chitarra
Renzo De Rossi - sax tenore, sax baritono
Alessandro Turchet - contrabbasso
Luca Colussi - batteria, percussioni
Con la sola sostituzione di Alessandro Turchet al posto di Federico
Malaman al contrabbasso, Lanfranco Malaguti prosegue la sua
personalissima indagine nei meandri dell'improvvisazione in quartetto.
Con questo "Visionary" il chitarrista veneto riafferma alcune
concezioni già presenti nel precedente "Double
Face". Innanzitutto la titolazione monotematica delle composizioni,
stavolta chiamate tutte Mirage; quel senso di piacevole vaghezza – di visionarietà
appunto - che l'improvvisazione istantanea comporta; l'assoluta corrispondenza ideale
con i musicisti coinvolti in questo ennesimo progetto, decisamente ancor più propulsivo
e radicale rispetto al già citato "Double Face".
E nell'azione del cambiamento vi è anche una maggior unità di misura delle composizioni:
sette anziché le tredici presenti nell'incisione precedente. Fatto sta che Malaguti
si contraddistingue oggi più che mai nella schiettezza di una ricerca davvero
senza alcun timore reverenziale nei confronti dello spezzamento di schemi prefissati,
cui fugge per mai vantata modestia, semmai per inevitabile insofferenza artistica.
Ma attenzione: facile sarebbe limitare qui il percorso attuale del già coerente
chitarrista con un abile astrattismo meditato "a tavolino". Malaguti aziona
un meccanismo di sospensione e di analisi, di interscambio strumentale e di "precisa
arbitrarietà" che è sintassi e architettura, frutto di un lavoro centellinato protrattosi
negli anni. Il vero fulcro centrale nella questione contenutistica di Malaguti
è proprio questa: tener conto della melodia malgrado il suono appartenga ad una
delle tante concezioni di libertà musicale. Che ovviamente, non è free "tout
court" ma è spontaneità e ragionevolezza. Quella meno assolutista e più concentrata
al risultato finale; quella meno scontata e più determinata dall'affondo linguistico,
dall'aspetto colloquiale (swing incluso), anziché distruttivo e immotivatamente
debordante.
Plauso va dunque anche ai musicisti presenti all'interno di questa incisione, più
che mai coraggiosa e intrigante, sia sotto il profilo del cambiamento che della
chiara e determinata innovazione artistica, predominante nei progetti di Malaguti
di questi ultimi tre anni.
Gianmichele Taormina per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 31/07/2010
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