|
XY Quartet
Orbite
Nusica (2017)
1. Titov
2. Gagarin
3. Malcom Carpenter
4. Buzz
5. Valentina Tereshkova
6. John Glenn
7. Rakesh
8. Vladimir Komarov
Nicola Fazzini - alto sax Saverio Tasca - vibrafono Alessandro Fedrigo - basso acustico Luca Colussi - batteria
Un concept album: e già questa è una rarità in un universo sempre
più cristallizzato da pot-pourri glassati e riconfezionati. Un album fatto di sole
composizioni originali a firma di Fazzini, Tasca e Fedrigo: e anche questa è una
buona notizia, per gli stessi motivi sopra accennati.
Il concept ruota (naviga?) nello spazio, lo attraversa – storicamente parlando –
con filologica soluzione. Ovviamente, anche qui, sono state fatte delle scelte,
come quelle che indirizzano il jazz post-avanguardistico del quadrumvirato.
Come da manuale, le note di copertina sono un ricordo, così come qualsiasi orpello,
fatta eccezione per una copertina minimalista che esprime il senso del discorso
musicale che si andrà ad ascoltare. L'essenzialità la fa da padrone in casa XY,
tanto quanto la musica. L'ostinato dell'alto sax di Fazzini che apre l'energica
"Titov", affida alle lamelle del vibrafono di Tasca l'ascesa orbitale. Il
flusso sonoro è continuo, ininterrotto e prosegue con "Gagarin" a firma di
Fedrigo, che dimostra una padronanza non comune con il basso acustico, tirandone
fuori tutta la gamma timbrica. Frammenti di melodia, qui calata in una ritmica ordinata
e sostenuta a puntino dai tamburi e piatti di Colussi, si ascoltano in "Malcom
Carpenter" (siglata da Fazzini). "Valentina Tereshkova" porta il sigillo
di Tasca, che unisce l'effetto orbitale con un gustoso periodare sinistro.
Il rigore formale dei brani fanno venire a mente la serialità schoenberghiana, le
intuizioni di Luciano Berio e le prese di posizione geniali di
Ornette
Coleman. Il tutto calato in un contesto dove le armonizzazioni – ardite
e vincenti – ingentiliscono e rinvigoriscono ogni suono, come nella corale "Rakesh"
(di Fedrigo), dove l'alternarsi dei tempi e dei ritmi, distribuisce in modo impeccabile
il pathos.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 684 volte
Data pubblicazione: 27/05/2018
|
|