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Lanfranco Malaguti
Why Not?
Splasc(h) (2016)
1. The Days Of Wine And Roses
2. Alone Together
3. There Will Never Be Another You
4. All the things you are
5. Solar
6. Stella By Starlight
7. Blues to Monica
8. Joy Spring
Lanfranco Malaguti - guitar, guitar viola, classic guitar (violin), guitar double bass, guitar polyphonic octave generator, guitar voice overdrive., guitar organ Romano Tedesco - accordion. Luca Colussi - drums and percussion Nicola Fazzini - sax alto and soprano
Nel 2006 Lanfranco Malaguti ha inciso
"Standards obsession", un'esplorazione lunga, uno scavo profondo su tre soli brani,
condotti con la sua chitarra non ancora modificata. L'anno dopo in "A gola spiegata"
sono stati ripresi diversi evergreen, sempre in una maniera personale, anche se
non vi era la consapevolezza, il metodo messi a punto in questi ultimi anni. Oggi
il musicista romano accetta la sfida di confrontarsi di nuovo con un repertorio
consolidato e si domanda provocatoriamente "Why not?". Però, chi ipotizzi un ritorno
a suoni tradizionali e a un jazz inclinato verso il mainstream sbaglia di grosso.
Semplicemente Malaguti applica le acquisizioni delle sue ricerche e dei suoi studi
a sette brani famosi, a cui aggiunge, per completare l'album, un original, "Blues
to Monica". Il lavoro è in chiara continuità con le sue ultime registrazioni. Innanzitutto
la formazione è la stessa di "Oltre il confine", un gruppo di fiducia per l'artista
residente a Bologna. La chitarra è, comunque, la protagonista principale in tutte
le tracce, uno strumento che, con opportuni accorgimenti tecnici, può diventare
viola, organo, basso, una vera orchestra piegata ai concetti musicologico-matematici
del titolare dell'incisione.
Malaguti insiste principalmente sul timbro distorto della sua dodici corde per conferire
una patina rock alla sua rilettura, aiutato in questo dalla batteria di Luca
Colussi spesso in controtempo, orientata verso un accompagnamento spinto e incalzante
Nicola Fazzini,
invece, rappresenta l'anima classica, con inflessioni cool, del gruppo e svolge
al meglio il suo ruolo per mezzo di interventi di tessitura olimpica. Romano
Tedesco, per completare il quadro, serve a raddoppiare le voci che vengono prodotte
dalla chitarra preparata e aggiunge colori al sound complessivo. E' un elemento
aggregante rispetto alle piste sovente divergenti tracciate dagli altri tre solisti.
I temi sono spunti, stimoli per allontanarsi e sconfinare, andare oltre, pur rimanendo
legati, a ogni modo, al cuore del motivo eseguito o rivoltato secondo i diversi
punti di vista.
Forse "Why not?" non raggiunge l'eccellenza degli ultimi dischi del leader del quartetto
ma è pur sempre una tappa significativa nel percorso artistico di una delle personalità
più intriganti del jazz italiano attuale.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 08/01/2017
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