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Sile Jazz, Jazz a Mira e XY Quartet

Intervista ad Alessandro Fedrigo e Nicola Fazzini

giugno 2015
di Alceste Ayroldi

Alessandro FedrigoNicola Fazzini
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Come nasce l'idea del vostro festival e chi sono stati i promotori?
N.F. per Jam: Jam Jazzamira è nato nel 2002 su iniziativa del Circolo Caligola e del Comune di Mira, Venezia. Dopo qualche edizione con il peggioramento delle condizioni economiche il festival venne sospeso e dopo un paio di anni è stato riportato in vita dalla Scuola di musica Thelonious Monk, sotto la mia direzione artistica. Siamo ora alla dodicesima edizione.
A. F. per Sile Jazz: L'idea di Sile Jazz nasce 4 anni fa, ero tornato da poco a vivere a Treviso e sentivo la necessità di portare un po' di Jazz in una terra che era sempre stata avara sotto questo punto di vista, per me come musicista e per gli amici ascoltatori. A quel punto durante una passeggiata sulle rive del Sile (che è un fiume molto bello e un Parco naturalistico) ho iniziato a immaginare una rassegna itinerante che mettesse insieme musica e natura.



Come effettuate le scelte artistiche?

N. F. per Jam: Viste le risorse limitate abbiam deciso fin da subito di trovare una linea chiara, ossia quella di proporre nuove tendenze e talenti della scena nazionale e internazionale. Io vaglio le proposte e le sottopongo al direttivo del festival. In generale ci stiamo muovendo sempre di più verso la produzione di iniziative originali e aggregative.
A.F. per Sile Jazz: Fin dall'inizio Sile Jazz è dedicata al jazz italiano, trovo che in Italia ci siano molti ottimi musicisti che faticano a proporre e diffondere la loro musica. Ho pensato da subito che la rassegna dovesse essere dedicata alla scoperta di questi musicisti. Cerco di selezionare progetti di musica originale e con una certa "storia", devo dire che sono molti, ogni anno sono costretto a fare una grande scrematura.

Si è formato, nel tempo, uno staff e anche la collaborazione con altre realtà associative locali. Sono state sinergie produttive?
N.F. per Jam: Certo alcuni collaboratori stanno crescendo con noi in modo sorprendente, c'è bisogno di professionalità nel nostro settore oggi più che mai. Collaboriamo con molte realtà in primis nusica.org, ma anche Ubijazz, Jazznonstop, insomma fare rete è una necessità oggi.
A.F. per Sile Jazz: Sì, lo staff di Sile Jazz è molto affiatato e compatto, ho cercato di coinvolgere amici, appassionati e colleghi in questa avventura, tra l'altro molta parte dello staff collabora anche alla rassegna JAM – Jazz a Mira diretta dal mio sodale Nicola Fazzini.

Affiancate l'attività festivaliera con quella divulgativa con seminari, workshop e guide all'ascolto. Potete fare un bilancio di tali attività? (Nel caso in cui tale attività divulgativa non venga effettuata: avete mai pensato di effettuare seminari, workshop, guide all'ascolto?)
Nicola per Jam: Sì abbiamo sempre affiancato questo tipo di attività: seminari, presentazione libri, tavole rotonde, conferenze, esposizioni fotografiche, cineforum. Il coinvolgimento non è grandissimo a dire il vero ma penso che in questi casi più che coinvolgere le masse si tratti di gettare dei semi nella cittadinanza, poche persone ma interessate e curiose che possano poi a loro volta diffondere la cultura legata a questa musica che amiamo.
A.F. per Sile Jazz: Ancora no, di fatto Sile Jazz è una rassegna di concerti, mi piacerebbe espanderla e fare qualche lezione concerto o guida all'ascolto, nella prossima edizione proveremo a fare qualche esperimento

Quali sono le tendenze del pubblico? Quali concerti sono più affollati?
N.F. per JAM: Sicuramente quelli degli ospiti stranieri, in particolare statunitensi, destano sempre maggiore curiosità
A.F. per Sile Jazz: Sile Jazz è una rassegna ad ingresso libero, il pubblico non è un pubblico di specialisti, e questo mi piace molto. Diciamo che ormai chi ci segue si fida delle mie scelte (e questa è una delle cose che mi fanno più piacere), è un pubblico di persone curiose.

E' possibile fare un identikit del pubblico? Notate differenze tra le tre realtà?
N.F. per Jam: Il pubblico vede un piccolo zoccolo duro di appassionati più persone di diversa età e provenienza. Una piccola nota dolente è la scarsa presenza di colleghi musicisti ma soprattutto gli allievi della scuola di musica che dovrebbero animare il festival. In parte è sicuramente colpa nostra da un lato, dall'altro la realtà della didattica del jazz ha assunto delle dinamiche in generale un po' stupide e deludenti che portano gli allievi a pensare più ai propri concertini che apprendere ascoltando gli altri. Poca curiosità, ahimè..
A.F. per Sile Jazz: Pubblico abbastanza trasversale, anche molte famiglie, i bambini scorrazzano liberamente ai concerti, ovviamente gli appassionati, pochi musicisti e ahimè pochi giovani.

Avete notato che il pubblico ha modificato i suoi gusti nel corso del tempo?
N.F. per Jam: Se la risposta è sì, come sono cambiati? Si il pubblico è più aperto meno legato alla tradizione del jazz e più disposti ad ascoltare musica stilisticamente originale e trasversale
A.F. per Sile Jazz: No direi di no, la trasversalità del pubblico e il fatto che la rassegna ha quattro anni non mi ha fatto notare delle variazioni di gusti.

Riuscite a creare partneship di tipo culturale con altre forme d'arte? Ne avete tratto giovamento da questa sinergia?
N.F. per Jam: Non propriamente, sarebbe interessante, ma le nostre energie e risorse sono limitate
A.F. per Sile Jazz: Non ancora, se ci sarà l'occasione sperimenteremo sicuramente.

Riuscite a creare sinergie con enti territoriali e/o enti pubblici?
N.F. per Jam: Il comune di Mira è un partner imprescindibile così come la Fondazione Riviera Miranese che supporta progetti territoriali sociali e culturali
A.F. per Sile Jazz: Sile Jazz è supportata da 7/8 comuni, dalla Provincia, dal Parco del Sile, grazie alla sinergia tra questi enti abbiamo potuto far partire il progetto.

E con enti privati? Vi è interesse da parte di istituzioni private verso il jazz?
N.F. per Jam: Stiamo crescendo ogni anno con le sponsorizzazioni private. Purtroppo manca la disponibilità economica ma stiamo trovando modi originali di collaborazione e sponsorizzazione
A.F. per Sile Jazz: Abbiamo dovuto da subito trovare dei privati che supportassero la rassegna, le risorse non erano sufficienti per farla, devo dire che ho trovato interesse apertura ed interesse nel mondo dell'imprenditoria, anche se vuoi con mia sorpresa. Credo che gli imprenditori si siano resi conto che per veicolare il loro marchio e i loro prodotti sia interessante studiare delle strategie originali e con lo staff di Sile Jazz da subito abbiamo raccolto questa sfida. L'idea non è quella di una mera apposizione di loghi su locandine e volantini, ma piuttosto di creare una collaborazione che porti a valorizzare e diffondere i prodotti degli sponsor, che ovviamente devono essere in linea con a filosofia della rassegna, e rispettare le due parole chiave che sono innovazione ed ecologia.

Come giudicate l'attuale scena jazzistica italiana?
N.F. per Jam: Interessante ma molto statica e conservatrice
A.F. per Sile Jazz: Molto ricca di proposte, non sempre di qualità straordinaria, anche per il fatto che i gruppi devono poter lavorare con continuità e nel tempo per raggiungere dei risultati. Il problema che rilevo maggiormente è la scarsa professionalità nel nostro settore, in senso generale, e questo non vale solo per i musicisti ma, anche per organizzatori, discografici, giornalisti e uffici stampa. Prevale l'entusiasmo e una certa "improvvisazione", ma a questo termine non darei una connotazione positiva.

E quella del "resto del mondo"?
N.F. per Jam: Più dinamica, professionale e coraggiosa. Mi dispiace dire questo non voglio fare dell'esterofilia a tutti i costi, ma la nostra arretratezza è evidente nei mezzi e nei contenuti purtroppo
A.F. per Sile Jazz: L'impressione è che all'estero ci sia una maggiore professionalità e serietà, penso soprattutto al nord europa e alla vicina Francia, tutto il settore è regolamentato e normato in modo più efficace, diciamo che si ha l'impressione che altri Stati abbiano compreso che il settore della cultura e dell'arte sono importanti e vadano sostenuti o per lo meno lasciati liberi di svilupparsi senza troppi lacci e lacciuoli.

La programmazione delle vostre rassegne quanto spazio dedica ai musicisti italiani?
N.F. per Jam: Generalmente almeno il 50%, ma nell'ultima edizione abbiam voluto lanciare un segnale forte dedicandola interamente al jazz italiano
A.F. per Sile Jazz: è interamente dedicata al Jazz italiano. Una scelta radicale che ho fatto dall'inizio, penso che sia molto importante che con i soldi pubblici si valorizzi e si impari a scoprire ciò che di buona facciamo in Italia. Sono molto convinto di questa scelta e mi auguro che sempre più organizzatori si rendano conto che col loro lavoro e con le risorse pubbliche di fatto sostengono la cultura e la ricerca di altri paesi.

Nella comunicazione degli eventi, quanto affidate al tam-tam e quanto al battage pubblicitario e/o alla comunicazione?
N.F. per Jam: Cerchiamo di muoverci su più fronti il web, i social, radio e tv, periodici e quotidiani. Le nostre statistiche indicano il volantinaggio, il web e il passaparola comunque come le cose più efficaci nel nostro caso
A.F. per Sile Jazz: E' molto importante, siamo molto interessati alla rete, sia per quanto riguarda le newsletter, sia per quanto riguarda il sito e i social network. Ovviamente a queste modalità affianchiamo volantini e locandine, ma ci sembra molto importante sviluppare delle strategie innovative usando il web. Abbiamo una giovane ed agguerrita addetta stampa che da subito ha raccolto la sfida, Alessandra Trevisan.

A vostro avviso, cosa dovrebbe-potrebbe fare lo Stato per migliorare la situazione delle attività festivaliere, rassegne jazz italiane?
N.F. per Jam: Una deregulation del settore e agevolazioni per siae, permessi e previdenza.
A.F. per Sile Jazz: Credo che le normative vigenti (Siae Enpals e altro) siano troppo pesanti e costrittive. Di fatto molto spesso sono inapplicabili, sia per il peso economico che per l'Insensatezza e inadeguatezza. Mi auguro che le normative si possano semplificare presto e ci si possa armonizzare alla Comunità Europea.

C'è un particolare fermento "istituzionale" che ha mosso diversi animi, tanto da crearsi alcune associazioni. Pensate che sia questa la strada giusta?
N.F. per Jam: Tutte le strade che muovono qualcosa sono percorribili
A.F. per Sile Jazz: Vedo con favore il fatto che sia nata una nuova associazione che raccoglie, o meglio si propone di raccolgliere i musicisti di jazz, spero che l'esperienza del MIDJ possa avere successo.

Quali sono le linee programmatiche che vorreste discutere con le istituzioni? Quali sono i nodi principali da discutere?
N.F. per Jam: Riconoscimento della qualità del lavoro svolto, agevolazioni fiscali, semplificazione siae, fondi e strutture a disposizione della cultura
A.F. per Sile Jazz: semplificazione e alleggerimento delle procedure Siae ed Enpals, maggiore attenzione economica, una normativa che tuteli o almeno non sfavorisca il lavoro dei musicisti italiani in patria rispetto a quello degli stranieri.

Avete già presentato il cartellone della prossima edizione? Quali sono le linee artistiche che andrete a seguire?
N.F. per Jam: Non ancora marzo è lontano e si naviga a vista. Quest'anno vorremmo fare una produzione con residenze e un maggior coinvolgimento del territorio
A.F. per Sile Jazz: La Rassegna sta per iniziare, sarà dedicata al jazz italiano e ai progetti di innovazione. Quest'anno il nostro obbiettivo sarà portare la musica e i musicisti nella natura del Parco del Sile, il fiume che è un parco naturale dove si svolgeranno gran parte dei concerti.

Parliamo dell' XY Quartet. Qual è la genesi del combo?
A.F.: Nicola ed io ci conosciamo da vent'anni, dopo un intensa collaborazione ci eravamo persi di vista, ognuno seguendo le sue traiettroie artistiche e di vita.

Idea F è stato il vostro primo lavoro discografico, che non ha raggiunto tutto il successo che avete riscosso con XY. Come vi spiegate questa evoluzione? E' cambiato qualcosa nella vostra musica o nel pubblico e nel pensiero della critica musicale?
N.F.: Innanzitutto credo che gli obiettivi si perseguono negli anni e IdeaF è stato un primo gradino, per noi è stato un successo rispetto altre produzioni fatte da me o Alessandro. In secondo luogo con XY abbiamo maturato senza dubbio il nostro linguaggio musicale, così come fatto una serie di iniziative, dal crowdfunding ai video promozionali, newsletter, etc) che senza dubbio aiutano a sviluppare i progetti

Quali sono le linee artistiche-filosofiche-culturali che ispirano il quartetto?
A.F.: Il motivo per cui Nicola ed io abbiamo fondato questo gruppo è fondamentalmente perché desideravamo avere un "laboratorio" entro il quale sviluppare alcune idee nuove, sia sul piano dell'improvvisazione che sul piano della composizione. Ci siamo resi conto di come la relazione tra questi aspetti potesse evolvere e abbiamo cominciato a scrivere della nuova musica. Di fatto siamo ancora all'inizio di un percorso, abbiamo infatti molto lavoro da fare sia per esplorare nuovi materiali sonori (intervalli, insiemi di note, aspetti ritmici stimolanti, timbri) sia per sperimentare nuove forme.

Quando si parla di XY Quartet si parla di avanguardia, di innovazione: vi ritrovate in questo ambito?
N.F.: Credo di sì, almeno per noi è così perché cerchiamo di confrontarci costantemente con linguaggi e contenuti musicali nuovi o che per noi tali sono. Credo che la ricerca e la comunicazione di questi contenuti per noi innovativi siano punti imprescindibili della nostra progettualità.

Dopo il successo nel Top Jazz 2014 di Musica Jazz è cambiato qualcosa?
A.F.: Il successo del Top Jazz è stata una grande soddisfazione per noi e ci ha permesso di suonare in rassegne importanti (Umbria Jazz e Area – M a Milano), è stato sicuramente un riconoscimento che il lavoro che abbiamo fatto ha raggiunto un risultato, un pubblico e dobbiamo continuare a farlo. Sicuramente non ha prodotto grandi quantità di concerti o tour, ma ci sta aiutando nell'obbiettivo di diffondere e far conoscere la nostra musica presso un pubblico sempre più ampio.

Il vostro disco è stato realizzato con una campagna di crowdfunding. E' questo il futuro delle produzioni artistiche?
N.F.: La nostra campagna è stata appassionante, coinvolgente ed emozionante ma anche molto impegnativa. Il crowdfunding richiede molto impegno anche degli artisti e risorse idee e investimenti. Direi che non è come molti credono l'uovo di colombo per la produzione della musica, è uno strumento che si può utilizzare ogni tanto ma che richiede lavoro e pianificazione come una campagna di comunicazione tradizionale

C'è un mentore spirituale che aleggia su questo disco? Qualcuno o qualcosa che vi ha particolarmente ispirato?
A.F.: Personalmente sono appassionato di fantascienza, e quando penso alla musica che mi piacerebbe suonare, o ascoltare, o soprattutto scrivere immagino una musica "del futuro", una musica positiva, carica di valori innovativi ma non dissonante per partito preso, anzi con una forte connotazione narrativa. Molti di questi valori sono sicuramente condivisi da Nicola che è forse più stimolato dal cercare soluzioni e sonorità innovative su un piano quasi laboratoriale, come se fosse un chimico circondato da alambicchi. Queste sono suggestioni, ovviamente, ma che secondo me definiscono bene le nostre modalità di lavoro.

Quanto spazio è riservato all'improvvisazione e quanto è frutto della scrittura?
N.F.: XY ha tra sue caratteristiche fondanti la composizione e la scrittura della musica e l'arrangiamento. La parte solistica e improvvisativa è importante e presente ma sempre subordinata al sound e alle idee della composizione. Il collettivo viene in qualche modo prima del solista, la composizione prima dell'estro del momento

Da qualche tempo fanno parlare le affermazioni di Nicholas Payton e sodali sulla Black American Music. La prima domanda è: cosa ne pensate della BAM?
A.F.: Penso che cercare di dividere e categorizzare la musica abbia poco senso, se non quello di aiutarci e discutere e agevolare forse le vendite dei (pochi dischi). La cosa più stimolante per me nell'arte e nello specifico nella musica è la contaminazione e la deliberata scelta di superare barriere, steccati e recinti. Ciò che ammiro in un artista è la capacità di creare un sound originale e riuscire ad esprimere se stesso e la sua personalità attraverso di esso. Ecco che l'idea di ridurre la musica in movimenti, in correnti che rappresentino una "verità" sia qualcosa di davvero lontano dal mio modo di intendere l'arte.

La seconda è: la vostra musica potrebbe rientrare nei codici della BAM?
N.F.: Non so non saprei, non mi appassiona molto la questione della Bam, mi sembra una disquisizione musicologica rivolta al passato, sono più attratto dal futuro e dall'impegno di creare e promuovere una musica nuova che sia appassionante e coinvolgente con un pubblico nuovo e ampio che si chiamo jazz, jazz italiano, bam, musica di ricerca o xy poco importa. Invece di creare polemiche nel nostro ristretto mondo dovremmo rispettarci ed essere uniti per rivendicare e garantire a noi e ai nostri figli una musica migliore e un ambiente culturale aperto e rispettoso della qualità e della profondità del lavoro degli altri

Quali sono i vostri progetti e impegni futuri?
A.F.: Abbiamo un po' di concerti da fare in estate, e sicuramente lavoreremo a delle nuove composizioni, le proveremo, le interiorizzeremo e andremo in studio a registrarle, senza fretta.
Abbiamo molte nuove idee che penso rapidamente diventeranno dei nuovi pezzi, siamo molto stimolati, trovo che il mondo della musica in questo periodo sia molto ricco di spunti.







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Data pubblicazione: 14/06/2015

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