Il giro d'Italia a bordo di un disco
Matteo Pagano, Via Veneto Jazz
di Alceste Ayroldi
Qual è la vostra filosofia di vita? Perché fare il discografico?
In realtà è stata la vita ad aver scelto di farmi fare il discografico, in principio
io volevo solo stare insieme a Biagio, mio fratello più grande. Siamo cresciuti
dentro il negozio che mio padre aprì nel 1958, all'inizio solo elettrodomestici,
a Quarticciolo periferia (allora) di Roma, quando c'era solo prato ed un palazzo,
poi col boom dei mangiadischi e dei 45 giri diventò piano, piano solo di dischi.
Da lì Biagio con la sua irruenza ed entusiasmo ha creato prima lo studio di registrazione
e poi la Via Veneto Jazz. Io rimanevo sempre dietro le quinte, gestendo perlopiù
la logistica e continuando a gestire il negozio di dischi per lasciare lui libero
di immergersi totalmente nel mondo discografico. Poi, purtroppo Biagio è venuto
a mancare e sono stato costretto ad assumere la gestione completa dell'etichetta,
con tutti i limiti che il mio carattere mi impone. E spero di farlo bene, facendo
pochi errori; ma ci tengo a dire grazie di cuore alla pazienza e generosità di tutte
le persone, artisti soprattutto, che ho avuto modo di incontrare sulla mia strada,
sarebbero troppi da citare; molti di questi artisti fanno parte del il mio catalogo
(menzione speciale per
Sergio Cammariere)
ma altri, non meno importanti, non ne fanno parte. Un incontro recente e speciale
in questo mio tragitto è stato quello con Giandomenico Ciaramella della Jando
Music con il quale ho iniziato una splendida collaborazione, ma speciale soprattutto
a livello umano. Ora la mia filosofia è cercare di fare del mio meglio per portare
avanti questo progetto ereditato (in tutti i sensi) nel migliore dei modi soprattutto
per il rispetto che devo al lavoro di mio fratello e di quei musicisti che hanno
affidato un pezzo della loro vita nelle mie mani, e devo dire che qualche soddisfazione
me la sto togliendo.
Come reperite i nuovi talenti?
Oltre che guardarmi intorno, mi avvalgo soprattutto delle segnalazioni di musicisti
o persone che conosco delle quali mi fido, che poi naturalmente vaglio personalmente.
Come scegliete i musicisti?
In genere dipende dai progetti.
Quali sono le vostre politiche relative alla distribuzione?
Personalmente sono sempre stato favorevole per i classici canali distributivi, quello
delle major intendo, avendo avuto per anni rapporti quotidiani con loro per il fatto
di lavorare in un negozio di dischi, ma ogni medaglia ha sempre il rovescio. Ho
avuto la possibilità di essere distribuito dalla Warner, dalla EMI che poi è divenuta
Universal, ora è da qualche mese mi avvalgo della distribuzione della Goodfellas
che già da tempo conoscevo, magari sono meno blasonati ma hanno un fervore, e un
entusiasmo che mi ha persuaso, e hanno una immediatezza che in una grande struttura
spesso è difficile incontrare; è passato poco tempo da questo cambio, ma la prima
impressione è buona. Certo il momento è quello che è per tutti, ma ora il vero problema
è che stanno scomparendo i punti vendita, per cui a chi vendono i distributori?
E questo vale sia per le major che per gli indipendenti.
Quali mezzi utilizzate per raggiungere il vostro pubblico, anche potenziale?
Si usano in genere tutti i mezzi possibili, anche se sono pochi quelli efficaci.
O meglio, la loro efficacia si sposta continuamente. La forma più canonica e conosciuta
è la pagina pubblicitaria, l'ufficio stampa e le relative recensioni, anche se abbiamo
due riviste di musica jazz in Italia, ma molto lavoro si è spostato sui social network;
però bisogna fare molta attenzione, è tutto virtuale in questo mondo: le amicizie,
le condivisioni, i "parteciperò", i "mi piace" e i commenti lasciano il tempo che
trovano. Nulla supera però il "passaparola", i commenti veri, di bocca in bocca,
che si verificano dopo l'evento o l'ascolto, dopo che una persona ha ricevuto dal
vero l'emozione della musica e dello spettacolo, e lo vuole, lo "deve" comunicare
agli altri, la veridicità della comunicazione si percepisce dall'entusiasmo che
ci mette chi ti riferisce il commento, c'è mancanza di cose vere e chi le vive in
genere ci tiene a condividerle con chi conosce.
A cosa è dovuta la crisi del disco? E' da attribuire a mp3, peer to peer, o c'è
dell'altro?
Per me la crisi della musica in generale è solo una conseguenza di una crisi più
profonda, ontologica, dell'essere umano, l'uomo in se non ha più valore (di esempi
nella cronaca ce ne sono a migliaia) e di conseguenza tutto quello che produce ha
ancora meno valore, che sia un libro, un disco o un quadro. Il problema è ampio
e ci sarebbero molte cose da dire ma mi concentro su una cosa fondamentale. La musica
di per sé è solo un insieme di note, quello che gli da valore è il messaggio connotativo
che l'artista da con quelle note, quello che vuole dire e trasmettere, se tu ti
ci riconosci, il mondo di emozioni che suscita a te che sei davanti e godi di quella
creazione artistica. Se una persona si riconosce nella espressione artistica di
un qualunque genere, ma nel nostro caso di un musicista/cantautore, sicuramente
tenderà a confermare di far parte di quel mondo, acquistando la musica e andando
ai suoi concerti, e più persone incontra che condividono gli stessi valori, più
si sente parte di un gruppo, di una identità. Senza questo valore connotativo in
aggiunta, se sono solo suoni, vale la legge dello spendere il meno possibile. Si
fanno le fotocopie dei libri di studio o la copia di una compilation, ma non del
proprio autore preferito.
Qual è lo scenario futuro?
La musica non può finire, sebbene ce la stanno mettendo tutta a rendere le cose
difficili, non sarà possibile far smettere di comporre musica a chi ha una anima
chiamata a questo, l'importante per chi lavora con essa è riuscire a poter aspettare
tempi migliori.
Per combattere il nemico comune non sarebbe meglio coalizzarsi? Quali sono gli
ostacoli alla creazione di un consorzio o un network?
Sarebbe bello, purtroppo non mi sembra di vedere un interesse per un bene comune,
in generale, ognuno cerca di migliorare la propria situazione, e certamente questo
tempo difficile non aiuta molto ad aprirsi agli altri. Però non è impossibile, ci
sono persone di alta generosità che ci stanno provando e gli auguro tutto il bene
possibile.
Anche le major non godono un buon stato di salute. In periodi di crisi è meglio
essere "più piccoli"?
Sicuramente avere l'impegno di mantenere una grande struttura con il crollo dei
ricavi che abbiano ora porta a fare scelte difficili a discapito spesso della qualità
del servizio che non fa che peggiorare le cose, come ho detto visto il crollo dei
ricavi è importante poter riorganizzare o ridurre i costi
Cosa potrebbero fare le istituzioni per migliorare e aiutare il settore, soprattutto
per la lotta contro la pirateria?
Io ho una specie di idea di quale sarebbe per me la soluzione di tutti i problemi,
ma non so se è fattibile: visto che secondo me il 99% dei dati scambiati in rete
sono files audio/video (credo che sia facilmente dimostrabile), si dovrebbe "suggerire"
ai grandi gestori degli abbonamenti ADSL di versare una giusta percentuale degli
introiti alle società di collecting che provvederebbero a versare le quote agli
autori dei files scaricati o scambiati a seconda del volume generato dagli stessi.
Non conosco le cifre delle quali sto parlando, ma credo che non solo si tornerebbe
a guadagnare ma sarebbe interesse degli autori mettere più materiale possibile gratis
sul web, tanto il guadagno è alla fonte. Sicuramente è una proposta migliorabile,
ma è un punto di partenza.
La vostra struttura organizzativa si completa con il management? Ritenete, comunque,
che possa essere utile per completare il percorso e fidelizzare al meglio i vostri
artisti?
Quella del management come servizio per gli artisti dell'etichetta era una idea
che ronzava in testa a Biagio e a me già da tempo, purtroppo essendo rimasto solo,
e non essendo possibile fare questo come secondo lavoro, non è stato possibile realizzarla.
Ritengo sia una parte fondamentale per la crescita di qualunque progetto incontrare
una agenzia seria, è il trampolino di lancio per qualunque artista e in ogni campo,
ma chi lo sa…
Quali sono le difficoltà che incontrate e qual è la tendenza del mercato dello
spettacolo dal vivo?
Non occupandomi direttamente della cosa posso solo riportare le voci che indirettamente
sento, che è sempre più difficile di questi tempi di scarse sovvenzioni pubbliche
e ricavi dei gestori, poter suonare in giro e soprattutto con un decente compenso,
soprattutto per progetti con artisti giovani. I responsabili spesso preferiscono
far suonare nomi già affermati per maggior garanzia, ma ripeto che non ho il polso
esatto della situazione.
Il pubblico del jazz, almeno in Italia, è statisticamente provato che sia formato
perlopiù da persone over 35 anni. In altri stati, però, ciò non succede. Secondo
te quali sono i motivi di fondo? I prezzi dei biglietti sono troppo alti? Il jazz
non trova spazio negli ordinari canali di comunicazione dei giovani? E' frutto di
una crisi culturale?
Il problema è che per appassionarti ad una cosa la devi vedere e sentire, se non
hai la fortuna di avere un genitore, parente o amico che ti faccia sentire del jazz,
ma dove lo riesci a scoprire? Io credo che si dovrebbe cominciare a far conoscere
la musica in generale già dalle scuole elementari, nell'ora di musica nelle scuole
si potrebbe far ascoltare ai bambini tutti i generi musicali facendo conoscere tutto
quello che il panorama offre per permettere a tutti di scegliere in libertà, senza
essere condizionati dal fatto che nei media si sente poca offerta e quasi sempre
la stessa fino a che hai possibilità di sentire altro, ma spesso è troppo difficile
a quel punto cambiare abitudini e gusti, si è già conformati.
E' un fenomeno che mi dispiace constatare, ma la tendenza dell'Opera è quella
di annoverare un pubblico sempre più giovane. Forse anche per il fatto che molte
opere sono rivisitate da registi di chiara fama che lo hanno svecchiato parecchio.
Nel jazz, però, anche lo svecchiamento non sempre porta risultati entusiasmanti.
Come mai?
La fortuna per l'Opera è che è un genere musicale con una percezione di più alta
espressione culturale rispetto al jazz e più favorito e pubblicizzato dalle istituzioni,
in più in Italia godiamo di maggiore autorità in questo campo per le chiare origine
del genere, per cui è naturale che le attenzioni, anche se vuoi di una platea specifica,
siano più facili da convogliare e sollecitare. Per il jazz la cosa si sposta di
paese e i talenti italiani incontrano più difficoltà rispetto a loro.
Non pensi che il jazz, in Italia, difetti in organizzazione e coordinamento?
Sarà forse perché lo Stato e gli enti territoriali lo tengono sullo stesso livello
delle sagre di paese (con tutto il rispetto anche per queste)?
Mettere su una macchina organizzativa richiede un investimento di risorse che ora
è guidato solo dalla possibilità di averne comunque un ritorno o di introiti o di
immagine, e purtroppo è conveniente agli occhi di molti responsabili, dirottare
questi investimenti in altri mondi piuttosto che nella musica jazz. L'Italia e il
jazz in particolare è un paese che sta andando avanti con gli eroi spesso anche
martiri, abbiamo speranza finche ce ne saranno o si riuscirà a cambiare le persone.
Di eccezioni ce ne sono che potrebbero in realtà dare segnali sulla possibilità
di "guadagnare" anche col jazz, ma a quanto pare non vengono notati, mi pare che
qualcuno ha detto che in Italia con la cultura non si mangia...
La diversificazione del prodotto artistico, e quindi discografico, anche al di
fuori dell'ortodossia jazzistica, può essere utile, oppure ritenete migliore la
specializzazione in un singolo settore musicale?
Sono valide tutte e due le vie, la cosa fondamentale è che sia una cosa sincera
e credibile.
Quali sono i prossimi progetti?
Sono in procinto di pubblicare un cd di Cristina Zavalloni con
Uri Caine,
Dave Gilmore, Fima Ephron, Gene Lake, Ralph Alessi e Chris Speed,
sempre una collaborazione tra Jandomusic e Via Veneto Jazz dal titolo "the Soul Factor" che presenteremo anche a Umbria Jazz il 14 luglio, per l'autunno ancora
non è deciso nulla ma ci saranno sicuramente nuove uscite.
Inserisci un commento
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 1.459 volte
Data pubblicazione: 06/07/2014
|
|