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  Nel nome il destino. Forse, sicuramente, però, 
non è il caso di questo Trio. Almeno che, per "ostiko" non si voglia far passare 
l'antitesi di quanto a buon mercato viene venduto, commercializzato, nell'attuale 
panorama musicale, italico o d'oltreoceano. In tal senso, allora, ci viene facile 
dare il benvenuto alle "ostilità" paventate da titolo e nome del gruppo. Un trio 
che nasce da una costola dell'Essential Team di
Pippo Matino, 
allorquando nel 1995 ebbe ad ospitare l'allora giovane talento emergente
Rosario Giuliani. 
Quattordici anni di limbo durante i quali il bassista di Portici non ha mai accantonato 
l'idea di dare alla luce un progetto ad hoc. Con l'assoluta complicità di 
Peppe Rosato, proprietario dell'Alhambra Birrjazz, locale del basso Lazio dove Giuliani 
e Matino si sono più volte esibiti ed hanno potuto affinare le armi, arricchite 
dall'incontro con Benjamin Henocq, batterista, compositore ed arrangiatore, 
già insignito del "D'jango d'Or" nel 1998, è nato l'album eponimo.
Otto brani in tutto, di cui sette originali ed una sola dedica per
Wayne 
Shorter con Footprints in apertura, dall'intenso groove alimentato 
dall'up-tempo di Matino ed Henocq che lanciano la brillantezza solistica dell'alto 
sax di Giuliani. I sette brani autografi, sono ben suddivisi. Mimì è a firma del 
sassofonista di Terracina, spigliato, dalle sonorità larghe e tonde, veloce e graffiante, 
preceduto da un lungo ed incalzante assolo di Henocq, permeato di un linguaggio 
urbano asciutto. I tratti filmici della ballad Special Day del batterista 
francese, mantengono quell'imprinting newyorchese, senza cadere nel manierismo mainstream, 
ed è sensuale e avvolgente. Suite et poursuite è articolata in tre movimenti 
che mettono sul piedistallo la disinvolta tecnica strumentale dei musicisti. Dalla 
robusta architettura ritmica il primo, fast e vigoroso. La congerie di forme conduce 
verso il secondo movimento, pervaso da un alone gentile ma sempre in bilico con 
l'inquietudine e che si riversa sull'interlude di basso solo dove Matino mostra 
tutta la sua padronanza dello strumento. Accelerazioni, ritmi vertiginosi, un vero 
e proprio magma sonoro condotto dal torrenziale fraseggio di Giuliani, dettano i 
tempi del terzo movimento. The Circle ha il sigillo di Henocq e le sue tensioni 
ritmiche vengono a galla ben impastandosi con le voci del gruppo. Bass Song for 
Napoli ed Essential Blues vedono la sigla di
Pippo Matino. 
Dal felpato e guardingo lirismo il primo, con Giuliani attento ad accostare le note 
sull'impalcatura dei suoni tessuti con maestria dal bassista campano. Il secondo 
attinge al repertorio caro a Matino, fatto d'intensità espressiva conferita dalle 
dinamiche del suono e della potenza del fraseggio, corroborato dal robusto drive 
di Henocq. Coffe Shop è di Giuliani ed attraversa il suo universo sonoro, 
con tempi sostenuti e senso della misura.  
Un lavoro di ottima fattura, di spessore e con un impianto complessivo 
robustissimo. 
 
Alceste Ayroldi per Jazzitalia 
 
 
 
 
 
 | 27/08/2011 |  Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena)  |  
 | 15/08/2010 |  Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi)  |  
 | 27/06/2010 |  Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante)  |  
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			Data pubblicazione: 20/03/2010
	  
 
 
 
	
  
	
		
		
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