Produttore artistico: Sergio Di Natale Produttore esecutivo: Maurizio Silvestri e Dino Manna per Mediterranea Music Factory Registrato e missato da Giovanni Gallo presso la Mediterranea Music Factory nel gennaio del 2002 Masterizzato da Bob Fix nell'ottobre del 2005 Grafica: Vittorio Iumiento Codice: MED J 0022 A
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Sergio Di Natale
Muzzola
1. Sunday evening (Sergio Di Natale, Tony Miele, Pippo Matino) - 7,28
2. Pitagora (Sergio Di Natale) – 5,59
3. Footprints in 100/8 (Wayne Sorter) - 6,30
4. Giochi di luglio (Sergio Di Natale) - 7,29
5. Super Pippo (Pippo Matino) – 6,06
6. On Green Dolphin Street (Kapper Washington) – 5,36
7. Eleven groove (Sergio Di Natale) – 6,3
8. In 36 ore (composto e arrangiato da Antonio Solimene) – 3,51
9. Palestina (Sergio Di Natale, Pippo Matino) – 3,07
10. Bienvenido a Cuba (Sergio Di Natale) – 4,31
11. Muzzola (Sergio Di Natale) – 7,42
Giovanni Amato - tromba Gianfranco Campagnoli - tromba Lello Carotenuto - trombone Enzo Danise - Piano Sergio Di Natale - batteria Lorenzo Federici - tromba Annibale Guarino - sax Diego Imparato - basso Franco Izzo - trombone Gaetano Maria Palumbo - sax Giulio Martino - sax Pippo Matino - basso Tony Miele - chitarre Corrado Paonessa - chitarre Jerry Popolo - sax Elisabetta Serio - piano Valerio Silvestro - piano Marco Spedaliere - sax Massimo Spinosa - piano Francesco Villani - piano Rocco Zifarelli - chitarre
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Batteristicamente parlando…vi racconto il mio jazz.
Il jazz di Sergio Di Natale non è convenzionale. E non è convenzionale neppure il suo modo d'intendere il ritmo. Non è un caso, allora, che sia tra i pochissimi a Napoli ad essersi discostato, nella tecnica strumentale come nell'approccio alla musica, dalla "scuola" del M°
Valter Scotti (il più grande docente di batteria che l'Italia abbia avuto, dal dopoguerra ad oggi). Ed è proprio nelle sue personalissime ricerche intorno al mondo dei tamburi che emerge una delle chiavi di lettura più interessanti di Muzzola. "Se in August i brani nascevano al pianoforte e avevano una forte connotazione tonale, in Muzzola sono partito dal ritmo per arrivare alle armonie, principalmente modali". (Sergio Di Natale)
Ovvero, se August rappresentava il tentativo (riuscito) di esprimere
la sua visione dell'armonia e della melodica, che è maturata in seguito agli studi
con il M°Antonio
Solimene, qui ci troviamo di fronte ad un piacevolissimo insieme dei
suoi innumerevoli "esperimenti" ritmici. Si, Muzzola è un disco batteristico,
ma nell'accezione migliore del termine. Non solo perché è suonato ed interpretato
da (tanti altri) musicisti straordinari. Ma anche perché l'obiettivo, in August
come in Muzzola, rimane sempre lo stesso: la musica. Seppure i sentieri che
hanno portano ad essa sono stati differenti. "Muzzola è il mio disco da batterista,
quello in cui sono riuscito a far convergere tutti i miei studi, in particolare
quelli sul concetto di modulazione metrica. Semplificando il discorso, nella quasi
totalità dei brani sono partito da una scansione ritmica prefissata e, lavorando
sugli accenti secondari e sfruttando la ciclicità del beat, sono arrivato ad una
scansione differente. Ancora in tema di ritmo, posso dire che il comune denominatore
con l'album precedente va trovato nella mia predilezione nei confronti dei tempi
dispari". (Sergio
Di Natale)
Fatte tutte queste doverose premesse, veniamo ai brani di Muzzola.
Che cosa c'è di più noioso di un pomeriggio domenicale? Forse nulla. Ma il
Sunday evening di cui racconta
Sergio Di Natale
di noioso non ha nulla. Anzi. Velocissimo, energico, e con un'intenzione che lo
avvicina all'hard bop, pur non essendo questo il genere cui appartiene. Sarebbe,
infatti, più corretto parlare di jazz elettrico. E, poi, c'è l'incredibile binomio
Matino-Di
Natale (peccato che questo sodalizio artistico si sia recentemente interrotto
Nda). E un
Jerry
Popolo in gran forma. Ricordate quanto detto in merito alla
modulazione metrica? Il finale di questo brano ne è un ottimo esempio. "In questo
brano uso la poliritmia 4 su 3. Il tempo principale è in 3, ma l'accompagnamento
sul ride è in quattro. Il finale funky che ascoltate è il risultato di questa sovrapposizione
ritmica. E' il tempo secondario che diventa primario". (Sergio
Di Natale)
Non poteva esserci titolo migliore che Pitagora. "Questo brano è in
25/8! Che è la somma di 7/8 + 5/8 + 7/8 + 6/8. Detto in questo modo può sembrare
molto complicato, ma il mio obiettivo non era quello di rendere difficile la vita
dei miei bravissimi compagni d'avventura (sorride) quanto di dare all'ascoltatore
una percezione di un groove che è in continuo mutamento". (Sergio
Di Natale) Ad essere sinceri, ha proprio ragione: tutte le note, dalla
prima all'ultima, scorrono in maniera piacevolmente fluida. Anche qui è la sezione
fiati, composta da Giulio Martino e Gianfranco Campagnoli, ad assumere
un ruolo predominante.
Scegliere di interpretare un brano di
Wayne
Shorter come Footprints equivale ad un'implicita dichiarazione d'amore
da parte di
Sergio Di Natale nei confronti del geniale musicista. Ma il titolo
completo è Footprints in 100/8.
"Il brano è, in realtà, in 11/8. Ma, nelle quattro strutture metriche in cui
esso si articola, si possono contare sempre 100/8". (Sergio
Di Natale). Da sottolineare l'andamento latino del brano, l'ottimo lavoro
di Enzo Danise al piano e uno splendido finale dall'atmosfera blues.
Una intro di basso di
Pippo Matino,
il piano del sensazionale
Valerio Silvestro.
E una sezione fiati di soli due elementi (Giovanni Amato e Gianfranco
Campagnoli), ma che sembra quella di un'orchestra. Tutto questo in
Giochi di luglio. "Era
estate, stavo facendo un viaggio in macchina e canticchiavo questo riff di basso,
su cui regge tutto il brano". (Sergio
Di Natale). Seppure la batteria, come è stato già detto, assume un ruolo
principale in tutto l'album, è in questa composizione che troviamo uno dei pochissimi
assoli del musicista partenopeo e, più precisamente, sul finale.
"Super Pippo e Palestina nascono da una unica session di ben 28 minuti. Eravamo
soltanto io e
Pippo Matino. Ho preso alcuni frammenti di questa take e ho realizzato
delle sovraincisioni. Nel primo, ho aggiunto il sax di Giulio Martino. Nel
secondo, invece, il sax di
Jerry Popolo".
(Sergio Di
Natale). Sin qui la storia di questi due brani, comunque molto diversi
tra di essi. In Super Pippo
c'è un'atmosfera un po' cupa e una massa sonora in cui è possibile comprendere la
vastissima tavolozza di colori cui sa attingere
Pippo Matino,
anche grazie ad un intelligente uso degli effetti. In Palestina, invece,
Jerry Popolo
riesce a ritagliarsi uno spazio maggiore e a dare una piacevole ariosità al brano.
C'è una gioia indescrivibile nell'intenzione con tutti i musicisti interpretano
questo classico intitolato On Green Dolphin Street.
Ancora il piano di
Valerio Silvestro
e ancora la sezione fiati composta da Giovanni Amato e Giulio Martino,
che mostrano di saper dialogare insieme come davvero raramente accade. E ancora
un assolo di batteria. Tutto (o quasi) come avviene in Giochi di luglio.
Non è un caso, quindi, se queste due composizioni sono tra le più belle del disco.
Da un punto di vista ritmico, l'interpretazione di questo standard potrebbe essere
definita come uno Swing suonato con il doppio pedale. "Seppure ho studiato la
tecnica della clave con il piede sinistro, non faccio uso del doppio pedale molto
spesso. Nonostante questo, al termine delle registrazioni, mi sono reso conto di
averlo usato come non mai (sorride)". (Sergio
Di Natale).
Eleven groove, e
già dal titolo è facile immaginare che si tratti di un brano in 11/8, vede all'opera
un trio eccezionale:
Rocco Zifarelli,
Pippo Matino
e, naturalmente,
Sergio Di Natale. "In questo brano, che mi piace definire jazz
rock, c'è la parte dell'improvvisazione che si richiama apertamente a Night Passage
dei Weather Report". (Sergio
Di Natale). Del resto, non è un segreto che i tre musicisti, seppure
in modo diverso, siano stati influenzati dalla musica del celebre gruppo. Subito
dopo, un brano che si discosta in maniera considerevole da tutte le altre composizioni:
In 36 ore. Scritto e arrangiato da
Antonio Solimene
e interpretato da una vera big band, è un magnifico inno allo swing. Qui,
Sergio Di Natale
mostra le sue doti di straordinario accompagnatore.
Bienvenido a Cuba
è, invece, un lungo interminabile solo di batteria. Anzi, sarebbe più corretto parlare
di batterie, data la presenza di alcune sovraincisioni. E, infine,
Muzzola: l'unica (e splendida)
ballad del disco. In realtà, essendo una composizione articolata in momenti diversi,
parlare di una ballad è un po' riduttivo. Soprattutto se si pensa agli interventi
di
Jerry Popolo.
Ma meritano di essere poste in evidenza anche le esecuzioni di
Francesco
Villani e di
Diego Imparato.
Che siate musicisti o semplici ascoltatori, amanti della batteria o appassionati
di jazz, Muzzola è un album che segnerà un punto di svolta nel vostro modo
di percepire la musica.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia
www.sergiodinatale.it
www.mediterraneamusic.com
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Data pubblicazione: 27/10/2006
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