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Enzo Amazio,
chitarrista napoletano già attivo ormai da qualche anno nella veste di compositore,
alla sua terza prova dà ulteriore segno delle qualità espresse nei lavori precedenti,
ove il buon gusto e l'equilibrio della composizione sono già stati rilevati come
elementi equilibrati di una notevole conoscenza melodico/armonica.
Le esperienze con
Jerry Bergonzi,
Mike Stern
e Jim
Hall, lo studio della tradizione country e irlandese, la
collaborazione con Antonio Sorrentino, unitamente alla ripresa della tradizione
classica - particolarmente barocca - la partecipazione a numerose performances
con James Senese ed Enzo Gragnaniello, hanno reso il Nostro
musicista completo e non convenzionale; ne sia esempio l'uso di discese cromatiche
e glissandi alternati a passaggi di accordi in controtempo, creando quasi
un effetto imprevedibile d'insolita concezione di funky jazz partenopeo.
La strada della ricerca di un sound più propriamente personale
ha fatto sì che
Amazio, in "Fire tunnel", abbia
optato per una serie di cambiamenti: ha ampliato la strumentazione a sua disposizione
e ha coinvolto artisti quali il sassofonista
Marco Zurzolo
(che ricordiamo con
Archie Shepp,
Chet Baker,
Solomon Burkes, Roscoe Mitchell, Van Morrison, Billy Preston, Brian Ferry, Don Moye,
Art Ensemble of Chicago, Enrico Pierannunzi, Marc Johnson) il quale imprime,
in modo ben definito e secondo modulazioni graduali, la propria graffiante personalità
in due delle dieci tracce proposte.
Nelle tracks si riconosce il rigore d' una costruzione melodico-ritmica
coerente, espressa in sonorità chiare e ben delineate, dove ogni strumento trova
il proprio spazio senza interferenze, in giusto ed inventivo interplay, arrivando
a modellare assoli funzionali e ben calibrati, senza dar adito a spettacolarizzazioni
tecniche o astrusità armoniche, quanto piuttosto ad una valorizzazione propensa
verso un ideale d' equilibrio dove anche gli slanci d'intenzione più dirompenti
vengono in qualche modo smussati ed esemplificati in virtù dell'intento descritto.
Non così immediato forse nei primi ascolti, l'album riserva però piacevoli
sorprese in discorsi musicali snodati in improvvisazioni brillanti, nell'alternarsi
tra mite sentimento a momenti di tiepido calore mediterraneo. Ne è esempio
Allegro Napoletano, bossa ballad ispirata
ad un pathos solare dalla ritmicità vivace e sostenuta, nella quale la chitarra
di Amazio,
così come il piano di Enzo Denise, riescono pienamente a comunicare emozioni
nei lunghi fraseggi, senza cadute di tono, per ulteriore scorrevolezza e piacere
nell'ascolto.
A differenza degli altri brani presenti nel disco,
Entro nell'antro si distingue per una particolare
sensazione d' indefinitezza. Lasciate in sospeso, le brevi frasi, giocate tra
Di Maiolo ed il chitarrista, creano sonorità echeggianti, a mezz'aria, scandite
solamente dall' intervento essenziale di batteria e percussioni. L'uso di uno schema
ripetitivo, inoltre, tende a trovare maggior espressione nei brevi spazi che intercorrono
tra una ripresa e l'altra del tema; in tal senso, assume particolare senso cromatico
la tastiera di Antonio Perna, mantenendo un forte senso del vago, con un
pianismo delicato, sussurrante, delineando una sorta di scia empatica, personale
nel modo di intendere le linee melodie che muovono il pentagramma.
Un lavoro interessante dunque, coerente come già detto, piacevole all'ascolto,
d'una linearità emozionale sempre presente, dove l'intima ricerca viene formalmente
sfumata in un groove di espressività intensa e talora entusiastica; appunto,
un ventoso funky jazz partenopeo…
Fabrizio Ciccarelli e Daniel Bologna per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 21/11/2008
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