Jazzitalia - Enzo Amazio: Fire Tunnel
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Philogy 2008
Enzo Amazio
Fire Tunnel


1. Fire tunnel (Amazio) 6.02
2. Campi Flegrei (Amazio) 6.46
3. Lunari visioni (Amazio) 6.17
4. Gioioso (Amazio) 5.43
5. Ninna nonna (Amazio) 4.21
6. Rione terra (Amazio) 5.58
7. Entro nell'antro (Amazio) 4.36
8. Lady Lidia (Amazio) 5.13
9. Allegro napoletano (Amazio) 4.42
10. Dreams (Amazio) 4.39

Enzo Amazio - Classical and acoustic guitars
Roberto Petrella - Chitarra ritmica (tracce 1 2 3 4 5 6 7 9)
Lello Cannavale - Piano (1 3)
Antonio Perna - Piano (2 5 6 7 8 10)
Enzo Denise - Piano (4 9)
Marco Zurzolo - Contralto sax (1 6)
Luciano Bellico - Contralto and soprano sax (2 8)
Rocco Di Maiolo - Contralto and soprano sax (3 7 9)
Emiliano De Luca - Contrabass (1 2 3 6 9)
Gino Sigillo - Contrabass (4 5 7 10)
Agostino Mas - Percussion (1 2 3 4 5 6 7 8 9)
Leonardo De Lorenzo - Drums (4 5 7 9)
Sergio Di Natale - Drums (1 2 3 6 8)

Special Guests: Marco ZurzoloSolis String Quartet




web: www.philologyjazz.it
email: philology@philologyjazz.it
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Enzo Amazio, chitarrista napoletano già attivo ormai da qualche anno nella veste di compositore, alla sua terza prova dà ulteriore segno delle qualità espresse nei lavori precedenti, ove il buon gusto e l'equilibrio della composizione sono già stati rilevati come elementi equilibrati di una notevole conoscenza melodico/armonica.



L
e esperienze con Jerry Bergonzi, Mike Stern e Jim Hall, lo studio della tradizione country e irlandese, la collaborazione con Antonio Sorrentino, unitamente alla ripresa della tradizione classica - particolarmente barocca - la partecipazione a numerose performances con James Senese ed Enzo Gragnaniello, hanno reso il Nostro musicista completo e non convenzionale; ne sia esempio l'uso di discese cromatiche e glissandi alternati a passaggi di accordi in controtempo, creando quasi un effetto imprevedibile d'insolita concezione di funky jazz partenopeo.

La strada della ricerca di un sound più propriamente personale ha fatto sì che Amazio, in "Fire tunnel", abbia optato per una serie di cambiamenti: ha ampliato la strumentazione a sua disposizione e ha coinvolto artisti quali il sassofonista Marco Zurzolo (che ricordiamo con Archie Shepp, Chet Baker, Solomon Burkes, Roscoe Mitchell, Van Morrison, Billy Preston, Brian Ferry, Don Moye, Art Ensemble of Chicago, Enrico Pierannunzi, Marc Johnson) il quale imprime, in modo ben definito e secondo modulazioni graduali, la propria graffiante personalità in due delle dieci tracce proposte.

Nelle tracks si riconosce il rigore d' una costruzione melodico-ritmica coerente, espressa in sonorità chiare e ben delineate, dove ogni strumento trova il proprio spazio senza interferenze, in giusto ed inventivo interplay, arrivando a modellare assoli funzionali e ben calibrati, senza dar adito a spettacolarizzazioni tecniche o astrusità armoniche, quanto piuttosto ad una valorizzazione propensa verso un ideale d' equilibrio dove anche gli slanci d'intenzione più dirompenti vengono in qualche modo smussati ed esemplificati in virtù dell'intento descritto.

Non così immediato forse nei primi ascolti, l'album riserva però piacevoli sorprese in discorsi musicali snodati in improvvisazioni brillanti, nell'alternarsi tra mite sentimento a momenti di tiepido calore mediterraneo. Ne è esempio Allegro Napoletano, bossa ballad ispirata ad un pathos solare dalla ritmicità vivace e sostenuta, nella quale la chitarra di Amazio, così come il piano di Enzo Denise, riescono pienamente a comunicare emozioni nei lunghi fraseggi, senza cadute di tono, per ulteriore scorrevolezza e piacere nell'ascolto.

A differenza degli altri brani presenti nel disco, Entro nell'antro si distingue per una particolare sensazione d' indefinitezza. Lasciate in sospeso, le brevi frasi, giocate tra Di Maiolo ed il chitarrista, creano sonorità echeggianti, a mezz'aria, scandite solamente dall' intervento essenziale di batteria e percussioni. L'uso di uno schema ripetitivo, inoltre, tende a trovare maggior espressione nei brevi spazi che intercorrono tra una ripresa e l'altra del tema; in tal senso, assume particolare senso cromatico la tastiera di Antonio Perna, mantenendo un forte senso del vago, con un pianismo delicato, sussurrante, delineando una sorta di scia empatica, personale nel modo di intendere le linee melodie che muovono il pentagramma.

Un lavoro interessante dunque, coerente come già detto, piacevole all'ascolto, d'una linearità emozionale sempre presente, dove l'intima ricerca viene formalmente sfumata in un groove di espressività intensa e talora entusiastica; appunto, un ventoso funky jazz partenopeo…

Fabrizio Ciccarelli e Daniel Bologna per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 21/11/2008

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