Esordio discografico per
Pino Pulitanò,
chitarrista d'esperienza che con molti ha collaborato: ciò che è facile cogliere
dal suo "Zona d'ombra" è l'originale sensibilità
del suo sound, tanto nelle strutture armoniche ricche di tensione e lirismo, quanto
nel particolare modo di affrontare l'assolo. Calibrando con equilibrio emozionale
e spontanea freschezza il suo fraseggio, non avverte mai la necessità di sorprendere
l'ascoltatore con interludi virtuosistici o con vigorosi entusiasmi; sceglie di
non esasperare i cromatismi e cerca, nella melodia, di esprimere il proprio paesaggio
dell'anima nel modo di un'espressività intuitiva e libera, tanto più coinvolgente
quando il tono del linguaggio jazzistico diviene impressionistico, segnato da un
pathos dilatato e avvolgente.
Rara sensibilità, si diceva: la musica di Pino è passionalità, meditazione,
ricerca eclettica e polimorfa di luminosi spazi riflessivi, senza mai eludere la
corretta interazione con i bravi artisti con cui suona; segno, anche questo, di
felice modestia intellettuale che lo conduce all'incontro della maggior sintonia
possibile con i propri partners.
Nessun "colpo di scena", nessun autocompiacimento: una solida inventiva,
una tecnica colta, accurata e personalissima. Queste le blue notes di
Pino Pulitanò,
artista ed uomo d'improvvisa verità.
Ne parliamo con lui.
Una presentazione?
Sono un chitarrista calabrese che ha maturato una discreta esperienza in
giro per l'Italia e all'estero. Sono al mio primo disco da solista perché ho prediletto
la carriera di esecutore, relegando al famoso cassetto i frutti della mia vena compositiva.
Negli ultimi anni si è fatta strada in me l'idea di promuovere le mie composizioni
ed è così che nasce l'album "Zona d'ombra" realizzato con la collaborazione
di veri amici
Pippo Matino al basso, Ercole Cantello alla batteria, Vito
Giordano alla tromba e flicorno, Roberto Brusca al pianoforte, Antonio
Taccone come sound engineer.
Qual è il progetto musicale suggerito dal titolo che hai
scelto per il cd?
Con questo lavoro ho voluto esprimere il mio personale concetto di "Zona
d'ombra" come luogo dove dimorano i sentimenti, i pensieri e gli stati d'animo
più reconditi, una realtà ambigua e fuggente che conserva le nostre tensioni emotive.
Questo luogo è per me la fucina dell'arte, dove i grovigli interiori sono un qualcosa
di indefinito e amorfo destinato a trasformarsi, come una crisalide: è un po' così
che nasce la mia composizione.
Il titolo "Zona d'ombra" è ovviamente scelto come punto di fuga ove
converge ciò che si esprime con le note ed anche ciò che si pensa, ma essendo un
concetto dalle mille sfaccettature e interpretazioni, ognuno può darne una personale
interpretazione.
Una front cover che sembra suggerire qualcosa….
Il mio intento era quello di comunicare con la front cover una serie di messaggi:
innanzi tutto volevo offrire un'immagine che fosse esplicativa del titolo, da qui
il contrasto di luci e ombre, esprimere il concetto che la musica (ben rappresentata
dalla mia Gibson 175), come le altre arti illumina la mente e l'anima, infondendo
linfa vitale, aprendo una ideale porta per uscire dalla zona d'ombra e poi presentarmi
ai possibili fruitori della mia musica.
Vogliamo entrare nel vivo del tuo sound?
Le 10 composizioni di questo lavoro spaziano tra il funky, il jazz e la musica
brasiliana ed hanno strutture articolate legate ai cambi ritmici di tempi e di velocità,
sottolineando la mia predisposizione al dinamismo in una costante ricerca di avere
atmosfere diverse e contrapposte all'interno dello stesso brano.
La parte armonica è frutto di studio e ricerca che parte dalla passione per
la bossanova e passa attraverso l'ascolto attento dei pianisti come
Bill Evans,
Herbie Hancock,
Chick Corea,
tanto per citarne alcuni, per giungere a strutture complesse di poliaccordi che
costituiscono il substrato a me più congeniale dove sviluppare le linee melodiche.
In alcuni brani vi è la reminescenza del rock anni
'70 degli Yes, in altri la bossa di Jobim, in
altri la fusion dell' Electric Band di Corea, ma la mia anima jazz
risulta predominante soprattutto nella scelta dei suoni e nelle melodie.
Per arricchire l'impalcatura dei brani, ho optato per le sovraincisioni usando
una chitarra classica e la Gibson 175 per l'armonia, la mia vecchia Stratocaster
per i riff funky e naturalmente ancora la 175 per i soli. Quindi le varie chitarre
agiscono su un piano preminente rispetto al pianoforte e ciò è una scelta voluta
per valorizzare il mio strumento che molto spesso è usato unicamente per la melodia.
Le influenze jazzistiche hanno maturato in me l'inclinazione allo smooth
methenyano ma sulla scorta del grande Wes Montgomery e di
John Scofield,
cercando, se possibile, una linea personale.
Assoli particolarmente efficaci quelli tuoi, molto personali,
talvolta furenti, stranianti…..
Io sono solito strutturare i miei brani con una base armonica abbastanza
ricca, sulla quale sviluppare tema ed improvvisazioni, e la concomitanza di stili
diversi comporta un linguaggio improvvisativo molto articolato. In alcuni frangenti,
come in "The meaning of game", gli assoli sono
più legati all'armonia e rispecchiano lo stile swing e il funky, in
altri, come in "Shantung" e in "Painting",
ho voluto sviluppare una sovrapposizione tra la linea degli accordi che in realtà
sono dei chord scale, ed una improvvisazione molto fuori dagli schemi, decisamente
free. Questo modo di improvvisare può apparire inquieto, anche perché spesso
mi muovo fuori tonalità, e quindi in questi brani si avverte una particolare tensione.
Comunque accanto a questa sorta di sperimentazione compositiva, trova largo
spazio un solismo più pulito e che risente delle influenze mediterranee e che meglio
si esprime negli standard e nei brani con un tessuto armonico più scarno. Al di
là di tutto quello che si può dire, io ritengo che sicuramente la tecnica è una
componente essenziale per un musicista, ma quando si suona è l'anima a parlare.
Fabrizio Ciccarelli per Jazzitalia
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COMMENTI | Inserito il 10/4/2008 alle 18.48.51 da "daniel.xxx" Commento: Ho avuto modo di ascoltare l'interessante album di Pino, artista a mio parere sensibile ed eclettico, dai forti slanci emozionali. Porgo quindi i miei complimenti uniti ad un sincero augurio per una fortunata carriera solista.
Daniel | |
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Data pubblicazione: 09/04/2008
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