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Andrea Rea
White Room
Indie (2010)
1. Inner urge
2. White room
3. Blu sky
4. A portrait of Luisa
5. Something has changed
6. Andrea's groove
7. Quicksilver
Andrea Rea - Pianoforte
Daniele Sorrentino - Basso elettrico
Luigi Del Prete - Batteri
Jerry Popolo
- Sax tenore (3,5)
Il cognome è ingombrante: Rea, e subito l'appassionato cerca collegamenti con il
più famoso Danilo, nome di punta del panorama musicale italiano. In questo caso
ci troviamo di fronte ad un pianista napoletano, neanche parente con il sunnominato
ex leader dei "Doctor 3" e anche dal punto di vista stilistico siamo piuttosto
lontani dal mondo espressivo del compagno di tante incisioni di Mina.
"White room" si presenta come un lavoro sincero ed onesto, licenziato da
un trio ben amalgamato che ha l'unica intenzione di suonare un jazz moderno e gradevole,
non particolarmente impegnato. Al pianista di Pomigliano d'Arco piacciono i ritmi
latini e li dispensa in particolare in "Andrea's groove", oltre che nel pezzo
che riprende curiosamente il titolo di uno dei brani più famosi dei "Cream": "White
Room", per l'appunto. Nel comporre i suoi originals il leader del cd fa intravedere
il suo amore per il bop, in specie in "Blu Sky" e in "Quicksilver".
Non manca una ballad pensosa e malinconica, introdotta da un solo di pianoforte,
"A Portrait of Luisa", forse il vertice dell'intero disco.
Andrea Rea evidenzia il suo modo di suonare derivato in qualche maniera
da Ahmad
Jamal, quando la temperatura si alza e i tempi sono più mossi, con un solismo
nervoso, caratterizzato da note ben scandite e tutte necessarie. Altrove la melodia
"all'italiana" viene fuori prepotentemente. Spesso il pianista gira e rigira attorno
al pezzo ripetendolo, riprendendolo, variando in certi casi l'armonizzazione del
motivo. Daniele Sorrentino, da parte sua, possiede un suono magro
con il basso elettrico, ma quando deve esporre il tema è pronto a mostrare un fraseggio
essenziale, ma adeguato. Luigi Del Prete si limita ad un supporto ritmico
non invasivo con un uso parsimonioso dei piatti, rivelando una buona intesa con
i partners. In due brani figura, poi, il sax tenore di
Jerry Popolo,
uno che ha ascoltato con attenzione oltre ai classici.
In conclusione il cd è l'opera di un trio affiatato. Non contiene elementi esaltanti,
ma si segnala per coerenza e adeguatezza con gli obiettivi dei tre musicisti: proporre
una musica non banale e di agevole fruizione.
Gianni B.Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/03/2011
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