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Rosario Giuliani
Lennie's Pennies
Dreyfus 2010
1. Lennie's Pennies (Tristano) 4:19
2. Love Letters (Heyman, Young) 4:54
3. How Deep Is The Ocean (Berlin) 4:02
4. 74 Miles Away (Zawinul) 4:24
5. Picchi (Giuliani) 4:49
6. Over Lines (Giuliani) 4:21
7. Dear Father (Giuliani) 5:31
8. The Peacocks (Rowles) 5:11
9. Un Des Sens (DeBethmann) 6:45
10. Goldfish (Giuliani) 4:53
11. Patience (DeBethmann) 4:54
Rosario Giuliani
- AltoSax
Pierre De Bethmann - Piano, Fender Rhodes
Darryl Hall - Bass
Joe La Barbera - Drums
Distributed by
Egea Distribution
Da anni
Rosario Giuliani propone un eccellente lavoro al sax alto e alla composizione,
come conferma quest'ultima fatica in studio per la casa discografica francese
Dreyfus, con la quale incide da tempo. Il trio ritmico che lo supporta è davvero
d'eccezione: il pianista emergente Pierre De Bethmann, Darryl Hall,
bassista solido e competente e, dulcis in fundo, Joe La Barbera, veterano
batterista dell'ultima incarnazione del trio di
Bill Evans
alla fine degli anni Settanta (e si intuisce il perché ascoltandolo suonare). Proprio
un classico suonato anche da Evans con
Stan
Getz, "The Peacocks", mette in risalto la perizia del batterista
opposta al lirismo del leader. Un altro classico reinventato per l'occasione è ovviamente
il titolo portante del disco, "Lennie's Pennies", una composizione dell'importante
caposcuola Lennie Tristano. Su "Lennie's Pennies" il sassofonista italiano
propone una rigorosa improvvisazione che suggella un atto d'amore sia verso l'estetica
del pianista come del suo discepolo più celebrato, l'altista
Lee Konitz, sicuramente uno dei modelli ispiratori per Giuliani. C'è
anche una ballad "banco di prova" come "How deep is the ocean?" di Irving
Berlin, qui affrontata con maturità e rispetto. Una ulteriore ripresa d'autore segna
invece un deciso cambio di passo verso atmosfere elettriche: "74 Miles Away"
di Joe Zawinul: un vamp funky con un lungo ispirato assolo del leader. Sempre la
stessa temperie ritmica la si può ascoltare in "Over Lines", una composizione
originale di Rosario
Giuliani dove una torrida improvvisazione, giocata su ripetizioni continue
di riffs a me personalmente ricorda alcune prove del sassofonista Eddie Harris,
un nome forse oggi poco ricordato ma che aveva avuto una significativa fase sperimentale
utilizzando il sassofono elettrico in contesti di un certo jazz molto nero e venato
di tinte r&b. Tra le altre composizioni originali di Giuliani sicuramente si fanno
notare la lirica e sensuale "Picchi" e un buon motivo latineggiante: "Goldfish".
Franco Bergoglio per Jazzitalia
27/08/2011 | Umbria Jazz 2011: "I jazzisti italiani hanno reso omaggio alla celebrazione dei 150 anni dall'Unità di Italia eseguendo e reinterpretando l'Inno di Mameli che a seconda dei musicisti è stato reso malinconico e intenso, inconsueto, giocoso, dissacrante, swingante con armonizzazione libera, in "crescendo" drammatico, in forma iniziale d'intensa "ballad", in fascinosa progressione dinamica da "sospesa" a frenetica e swingante, jazzistico allo stato puro, destrutturato...Speriamo che questi "Inni nazionali in Jazz" siano pubblicati e non rimangano celati perchè vale davvero la pena ascoltarli e riascoltarli." (di Daniela Floris, foto di Daniela Crevena) |
15/08/2010 | Südtirol Jazz Festival Altoadige: "Il festival altoatesino prosegue nella sua tendenza all'ampliamento territoriale e quest'anno, oltre al capoluogo Bolzano, ha portato le note del jazz in rifugi e cantine, nelle banche, a Bressanone, Brunico, Merano e in Val Venosta. Uno dei maggiori pregi di questa mastodontica iniziativa, che coinvolge in dieci intense giornate centinaia di artisti, è quello, importantissimo, di far conoscere in Italia nuovi talenti europei. La posizione di frontiera e il bilinguismo rendono l'Altoadige il luogo ideale per svolgere questo fondamentale servizio..." (Vincenzo Fugaldi) |
27/06/2010 | Presentazione del libro di Adriano Mazzoletti "Il Jazz in Italia vol. 2: dallo swing agli anni sessanta": "...due tomi di circa 2500 pagine, 2000 nomi citati e circa 300 pagine di discografia, un'autentica Bibbia del jazz. Gli amanti del jazz come Adriano Mazzoletti sono più unici che rari nel nostro panorama musicale. Un artista, anche più che giornalista, dedito per tutta la sua vita a collezionare, archiviare, studiare, accumulare una quantità impressionante di produzioni musicali, documenti, testimonianze, aneddoti sul jazz italiano dal momento in cui le blue notes hanno cominciato a diffondersi nella penisola al tramonto della seconda guerra mondiale" (F. Ciccarelli e A. Valiante) |
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Data pubblicazione: 27/08/2010
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