A una prima e superficiale impressione, Concerts dell'affermato duo Michel Portal-Richard Galliano potrebbe sembrare una tipica operazione discografica volta ad approfittare del grande successo che l'accoppiata francese ha conseguito con l'ormai celebre Blow up (Dreyfus 1998). In effetti, con
Blow up, Portal e Galliano hanno imposto nel panorama jazzistico internazionale una formula – fiati e accordion – e un gusto musicale – il tango argentino – che non ha certo faticato molto a trovare seguaci e sostenitori in tutta Europa, non esclusa l'Italia. Certo, non si è trattato di una loro invenzione, basti pensare a Summit dello stesso Piazzolla con Jerry Mulligan, ma è a Galliano e Portal che si deve il ritorno in auge di tale formula. Dicevamo, Concerts potrebbe sembrare un clone di Blow up, con addirittura sette brani su quattordici già compresi in quella registrazione, eppure, ripetiamo, soltanto di un'impressione superficiale si tratta.
Prima di tutto, a dimostrare la non uniformità di Concerts, bisogna notare che si compone di brani registrati non soltanto in tre concerti differenti, ma anche in un arco di tempo relativamente lungo, dal 1998 al 2003, a indicare la costruzione da parte di Portal e Galliano di un vero e proprio percorso musicale, di una collaborazione che in Blow up ha trovato più che altro un punto di partenza. Concerts è allora il racconto del rinnovarsi di un incontro che non dà nulla per scontato e non si acquieta in una formula vincente e che, peraltro, risente anche delle esperienze musicali che intanto entrambi hanno sviluppato. Le brevi note scritte dai due musicisti in occasione della pubblicazione di Concerts vogliono appunto rimarcare l'unicità di questa registrazione: ogni singolo concerto è un'esperienza a sé stante, se guidato esclusivamente dalla libertà dell'improvvisazione jazz.
La maggiore novità di Concerts rispetto a Blow up consiste proprio nella rottura dell'accoppiata fissa fiati-accordion: infatti, mentre Galliano resta fedele al suo accordion, in metà dei brani, Portal suona invece il bandoneon. Per chi conosce le registrazioni più recenti di Portal, non si tratta di una novità, ma di certo il contrappuntarsi di accordion e bandoneon conferisce a molti brani, anche "classici", una dimensione inedita. Basti considerare il celeberrimo e infinitamente interpretato Libertango di Piazzola, che lungamente introdotto dalle improvvisazioni di accordion e bandoneon è reso quasi irriconoscibile: del suo noto tema resta una sorta di motivetto per bambini, che si perde tra le sue diverse variazioni in un virtuosistico gioco d'improvvisazione. Rispetto a Blow up, si percepisce immediatamente che Concerts è più avventuroso, più difficile e complesso. Nonostante i virtuosismi esecutivi, tuttavia, la sintonia tra Portal e Galliano è perfetta: la sonorità che esprimono resta piena e densa e conserva pertanto quella fruibilità che molto ha contribuito al successo di Blow up. Brani come Tango pour Claude e Ivan Ivanovitch Kossiakof, non compresi in Blow up, sono intensi e trascinanti oltre che estremamente accattivanti.
Concerts è ovviamente imperdibile per chi ha amato Blow up, ma non soltanto perché non tradisce le aspettative.
Dario Gentili per Jazzitalia