Santa Cecilia It's Wonderful
Auditorium – Sala Santa Cecilia - Roma, 15 marzo 2006
Richard Galliano New York Trio
Special Guest
Gary Burton
di Dario Gentili
Richard Galliano: fisarmonica e bandoneon
James Genus: contrabbasso
Clarence Penn: batteria
Gary Burton: vibrafono
Dopo aver incrociato lungo la sua strada Astor Piazzolla in una
storica serata al Festival di Montreux del 1986,
aveva dichiarato che non avrebbe più suonato con nessun altro fisarmonicista. Vent'anni
dopo, Gary Burton accetta di suonare insieme al New York Trio di
Richard Galliano.
Forse non bisognerebbe lasciarsi andare ad affermazioni così impegnative oppure,
forse, il concerto di stasera all'Auditorium di Roma non contraddice poi troppo
quella dichiarazione. Infatti, nonostante l'evidente filiazione di
Galliano
dal maestro Piazzolla, l'esibizione romana non è stata – e non poteva esserlo –
una replica del concerto di Montreux, che resta unico e irripetibile.
Ormai Galliano ha raggiunto una maturità e autonomia espressiva tale da
potersi smarcare dall'ingombrante eredità del maestro argentino. Certo, non è mancata
l'esecuzione di una manciata di tanghi di Piazzolla, ma al giorno d'oggi le sonorità
di
Galliano
sono sempre più francesi e mediterranee. L'estrema varietà della scaletta
di stasera mostra la volontà di
Galliano
di attraversare stili diversi della più
nobile musica popolare, dove rientra sì il tango, ma insieme anche agli standard
jazz, alla bossanova, al valzer e alla canzone. Il tutto ben amalgamato in quel
paradossale genere musicale, tipicamente francese, che è la musette. La stessa
formazione in trio, con cui
Galliano
ha registrato i suoi cd più recenti – tuttavia, con James Genus al posto
di Larry Grenadier –, oltre a segnalare una scelta più jazzistica, indica
anche la ricerca di uno stile il più possibile personale.
E dunque l'omaggio obbligato a Piazzolla da parte del Trio +
Burton consiste in Milonga
del Angel, Romance del
Diablo e nel bis conclusivo
Triunfal; non a caso, se
non fosse stata abbastanza esplicita la scaletta del concerto, tutti brani di Piazzolla
non inclusi nel live di Montreux. E veniamo allora alla scaletta, finalmente. Un
buon numero di brani di
Galliano
ne dimostrano il talento compositivo:
Laurita,
Evita e l'ancora inedita
Pour Jobim. Anche la
bossanova, dunque, arricchisce lo spettro di riferimento di
Galliano,
tanto ampio ormai da includere Bach, Edith Piaf (Hymne
à l'amour) e Bill Evans, la cui Waltz
For Debby diventa davvero un valzer, che con la sua grazia e leggerezza
stempera la drammaticità intrinseca nel tango. La selezione dei brani, comunque,
evidenzia la ricerca della melodia come caratteristica del concerto.
Per venire, infine, ai musicisti: ovviamente l'attenzione era tutta concentrata
sui due solisti ed effettivamente Penn e Genus sono sembrati alquanto
sacrificati, Genus in particolare, aggiunto in ultimo al Trio. Cosa dire
invece di
Galliano e Burton che non sembri scontato. Nessuno è in grado
come Galliano
di tirar fuori dalla fisarmonica una tale varietà di colori pur mantenendo quel
rigore necessario perché l'accostare Bach a Edith Piaf non suoni kitsch.
E, nonostante sia dovuto passare qualche brano prima che il suono del suo vibrafono
abbia ottenuto il giusto risalto, Burton conferma ancora una volta, oltre
la rinomata versatilità, la sua capacità di conciliare uno straordinario virtuosismo
con la massima immediatezza comunicativa. Che il concerto fosse soprattutto l'esibizione
di due grandi solisti lo dimostrano inoltre i due solo ritagliati al suo interno,
con Galliano
che soddisfa l'attesa del pubblico che ha riempito la sala Santa Cecilia di ascoltare
quella Libertango che,
nonostante raramente manchi nelle sue esibizioni, suona ogni volta diversa.
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 01/05/2006
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