La didattica musicale ai tempi del Covid-19 Intervista a Stefano Mastruzzi (Saint Louis Music College) A cura di Alceste Ayroldi maggio 2020
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Stefano, tu sei il direttore del Saint Louis College
di Roma. Quali effetti hanno provocato le restrizioni in conseguenza del Covid-19
sull'attività dell'istituzione da te diretta?
In realtà le conseguenze sono state molto molto contenute. Avendo quasi 200 studenti
internazionali provenienti da tutto il mondo, avevamo da tempo già avviato una sperimentazione
della didattica on-line, sia per gli esami di ammissione sia per le lezioni. Pertanto,
al verificarsi del lockdown, in 48 ore abbiamo trasferito tutta la didattica on-line,
senza perdere un solo giorno di lezione: di circa 2.200 lezioni settimanali 2.040
sono state trasferite on-line. Sono rimaste escluse le grandi orchestre e poco altro
che verrà recuperato nel mese di settembre.
Durante la quarantena, quali attività sono state svolte
al fine di proseguire la didattica?
Tutta l'attività didattica è proseguita senza grandi difficoltà, oltretutto abbiamo
piacevolmente scoperto che molte "materie" quali l'armonia jazz, l'arrangiamento,
la produzione musicale, la scrittura per combo e orchestra e molte altre, ben si
prestano a questa modalità di insegnamento. E in effetti, spesso negli anni trascorsi
abbiamo approfittato della disponibilità del M° Richard De Rosa collegato
in videoconferenza dall'Università del North Texas, condividendo spartiti, idee
e arrangiamenti. Inoltre, grazie all'iniziativa di alcuni docenti, come Luca
Bulgarelli, Rosario Giuliani,
Antonio Solimene
e molti altri, sono stati ripensati, trasformati e attualizzati gli ensemble di
jazz, trasformandoli in vere e proprie sessioni di registrazione, ciascuno da casa
propria. Ne sono nati videoclip straordinari visibili nel canale youtube
Saint Louis
Mov. Si sono pertanto sviluppate da parte degli allievi grandi competenze
nel gestire il proprio home studio, persino da parte di chi non aveva mai avuto
grande affinità con la tecnologia, delineando una alternativa molto attuale per
realizzare dischi e produzioni, ciascuno da un capo all'altro del mondo.
Quali sono le prospettive future
e come vi state organizzando al fine di tutelare gli allievi e i docenti nel momento
in cui ci sarà la ripresa delle attività?
La ripresa sarà dedicata alla pratica delle orchestre e dei Jazz ensemble, concentrandoli
nel periodo settembre-ottobre a ridosso del nuovo anno. Dal momento che l'avvio
del nuovo anno sarà probabilmente all'insegna di una fase, ci auguriamo finale,
del rientro dall'emergenza, concentreremo tale attività in periodi dedicati, così
da evitare l'affluenza settimanale al Saint Louis di oltre 1800 studenti. Naturalmente
le quattro sedi del Saint Louis, tutte nel cuore di Roma, saranno provviste delle
dovute precauzioni igieniche richieste
Il Saint Louis organizza anche numerose attività concertistiche
sia in Italia che all'estero. Hai già in mente qualche progetto futuro, tenendo
in conto tutte le misure poste a detrimento della diffusione della malattia?
In questi mesi sono state realizzate in via sperimentale numerose registrazioni
audio-video dei vari Ensemble. Il progetto si evolverà, includendo in queste registrazioni
ospiti da tutto il mondo. Inoltre, abbiamo allestito una area concerti per trasmettere
concerti in altissima risoluzione audio dalle sedi del Saint Louis, da vivere preferibilmente
in cuffia per godere appieno della profondità del suono immersivo. Tutto ciò, però,
rappresenta solo un aspetto contemporaneo ma non esaustivo della musica jazz, non
si può prescindere dalle prove di gruppo, dal contatto personale, dal condividere
un palco vero. Appena consentito, riprenderemo le attività concertistiche ma moltiplicandole
per 3, sia per recuperare ciò che non si è fatto dal vivo sinora, sia per rendere
manifesto il fatto che suonare sul palco rappresenti un'esigenza unica per chi suona
e per chi ascolta, ben oltre le potenzialità espressive e comunicative di uno schermo
lcd.
Il mondo dello spettacolo è letteralmente in ginocchio.
A tuo avviso, quali interventi ritieni siano auspicabili per cercare di rimettere
in sesto il settore?
Credo che oltre agli ovvi, auspicabili e congrui interventi diretti e mirati al
sostegno dei musicisti e dei tecnici operanti nel mondo dello spettacolo, sia importante
sostenere enti, associazioni, manager, promoter, jazz club e festival ossia tutto
il mondo datoriale, poiché quando sarà il momento di riaprire i palchi, se non si
sarà fornito sostegno a questa categoria, i musicisti si ritroveranno senza un palco
su cui esibirsi. Credo sia l'occasione giusta per portare l'aliquota iva sui dischi
e sui concerti al 4% come per i libri. Se la ratio della norma che ha ridotto
l'iva sui libri è il sostegno alla diffusione della cultura, non vedo differenze
fra un disco di Bill Evans, un concerto di
Enzo
Pietropaoli, un libro di storia o un racconto di Sepulveda. E
poi la Siae, piuttosto che pensare in piena emergenza a tassare i concerti on-line
dando una orribile immagine di sé, dovrebbe piuttosto ridurre le aliquote sui biglietti
dei concerti, soprattutto sui concerti di jazz, dove la tutela del diritto d'autore
è veramente limitato al 15% di ciò che ascoltiamo, ben consapevoli che una gig di
jazz si realizza appieno invece nell'improvvisazione e nell'interplay fra la band
e i solisti.