|  | Jano 4tet Distante
 
 
  VIA VENETO JAZZ 2012
 VVJ 079
 
 1. Distante
  2. Marching Of Thousand People
 3. Patagonia
 4. Affinity – Michka
 5. Speedy
 6. Yelizaveta
 7. The World Is Changing Hertz
 8. Viola
  9. Sopra le nuvole
 10. Frantic
 
 
 Gianluca Caporale - sassofoni, clarinettoEmiliano D'Auria - pianoforte, elettronica
 Amin Zarrinchang - contrabbasso
 Alex Paolini - batteria, elettronica
 
 Ospite:
 Luca Aquino - tromba, elettronica
 
 
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 Non si scopre niente di nuovo, se non che il jazz è un fiume in piena che è esondato 
ricoprendo altre sponde, sempre nel rispetto dei solchi che la tradizione ha tracciato. 
Ciò al fine di sgomberare il campo da equivoci e, soprattutto, di quelle voci un 
po' troppo raffinate che dicono che certa musica è imparentata alla lontana con 
il jazz. Niente di più falso, perché gli Jano Quartet hanno una marcia in 
più rispetto a dei semplici – quanto imbarazzanti – paragoni con altri, magari, 
più celebri combo. Emiliano D'Auria e soci non sono gli epigoni di nessuno, 
semmai garantiscono alcuni tropi, ma con un'originalità e una personalità più che 
marcata. Il quartetto nasce nel 2008 e, nonostante la prolificità d'idee, vara il 
secondo album (il primo è Naked Things, autoprodotto nel 2010), perché nessuno dei 
quattro ha fretta.  Il navigatore di Distante mantiene la rotta tracciata, garantendo quella 
fresca percezione che si può avere solo quando si ascolta musica ricca di valore 
e novità. Un gradevole soffio in più arriva dall'apporto di Luca Aquino, 
musicista tanto poliedrico quanto tecnicamente ineccepibile, la cui concezione del 
suono si apparenta perfettamente con il sentire del quartetto.  Emiliano D'Auria, pianista di vaglia, fa la parte da leone dal punto di vista 
compositivo, licenziando sette dei dieci brani con la sua unica firma. Ciò non fa 
di lui il leader, ma un primus inter pares al fianco di Caporale,
Zarrinchang e Paolini. Un collettivo che si muove per bene nelle maglie 
elettroniche manovrate un po' da tutti e che rendono più grintoso un lavoro di per 
sé già parecchio roccioso. Il brano eponimo infiocchetta il soprano di Caporale 
in una sostenuta marcia di Paolini, dipinta alla stregua di un bolero e liquefatta 
nelle alchimie elettroniche che restituiscono il melodioso refrain. Il groove ostinato 
di Zarrinchang schiude le porte alle sciabolate di Aquino in "Marching Of Thousand 
People", brano dalla metrica sussultante e swingante. Di matrice filmica sono 
le note di "Patagonia", una colonna sonora sbilenca che accarezza l'ordine 
ritmico e sonoro degli anni Sessanta stampati su di un velo di drum ‘n' bass. Ogni 
stratificazione sonora è qui bandita, perché le note hanno un corpo unico e robusto, 
innestate su spazi sempre piacevolmente ondeggianti, come in "Affinity-Michka", 
dove D'Auria pesa gli accordi con particolare tatto, o nella funky "Speedy", 
con Caporale capace di creare tensioni del tutto naturali sulle sfumature elettroniche 
e l'incalzare di Paolini che sostiene anche un assolo vivo, dinamico ed efficacissimo 
di Zarrinchang. Atmosfere diverse, brune in "Yelizaveta", autografata da 
Zarrinchang con Aquino e Caporale, en plen air, che vivificano ogni immagine 
su un godibile slow. "The World Is Changing Hertz" è di Paolini, e l'universo 
sonoro si sposta sui suoi tamburi e su protocolli elettroacustici. Viola 
lascia emergere tutto il senso della melodia, tipicamente mediterraneo, che D'Auria 
tiene in serbo. La sua cantabilità è sottolineata dalle mezze tinte e nelle ricche 
armonizzazioni echeggiate anche da Aquino con un soffiato di particolare pregio. 
Il trombettista campano sigilla "Sopra le nuvole", che si apre nelle 
corde sapientemente scolpite da Zarrinchang che contrappunta la tromba prima, e 
il sassofono dopo, in un onirico disegno. Le gentili note, rese più aspre dagli 
effetti, di "Frantic" tengono in allerta fino allo schiudersi delle divagazioni 
di D'Auria, per tornare sulla melodia principale, mercé il clarinetto di Caporale 
che dipinge acquerelli limpidi.  Gli Jano Quartet mostrano nuovamente la loro dimensione, lasciando ben vedere 
quanto siano cresciuti e si siano amalgamati nelle idee, ben chiare e senza emulare 
nessuno. Distante tiene a mente l'essenza italiana con l'occhio rivolto a 
tutto ciò che di nuovo e bello c'è in circolazione. 
 Alceste Ayroldi per Jazzitalia
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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| Questa pagina è stata visitata 1.552 volte Data pubblicazione: 30/12/2012
   
 
 
 
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