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Anthony Braxton Quartet
Mestre 2008
Caligola (2012)
1. Composition 367c - 64:19
2. Encore (Mestre) - 3:04
Anthony
Braxton - sax soprano, sopranino, contralto, clarinetto
contrabbasso, elettronica
Taylor Ho Bynum - cornetta, flicorno, tromba piccola e basso,
trombone a pistoni
Mary Halvorson - chitarra elettrica
Katherine Young - fagotto
Esce per la Caligola record questo lavoro registrato a Mestre nel 2008. E' bene
subito precisare che la maggior parte delle incisioni del compositore afroamericano
negli ultimi anni sono riprese dal vivo. Non è per la novità che si segnala il disco,
né per l'inserimento di qualche ospite nel suo gruppo abituale. Troviamo, infatti,
Braxton alla testa del "Diamond Curtain Wall", un quartetto che rappresenta una
formazione più condensata del suo consolidato ottetto. Sono musicisti, cioè, con
cui la collaborazione è piuttosto consueta.
Perché ha avuto senso, in sintesi, divulgare questa registrazione? Prima di tutto
per la qualità sonora delle varie tracce. Avvezzi ad ascoltare dischi live della
Leo Records importanti come documenti, ma sovente non impeccabili come qualità di
incisione, si rimane meravigliati, in positivo, per la pulizia, il nitore, la differenziazione
netta fra i vari timbri che si evidenzia sentendo questo disco. Poi, come ogni improvvisatore
che si rispetti, il polistrumentista non replica mai il suo programma. Anche in
questo caso la composition 375 c non è stata più riproposta. Questa è, perciò, una
testimonianza importante del percorso artistico dell'ideatore della "ghost trance
music".
Nella città del Veneto sono con lui quattro musicisti di grande personalità che
con il sassofonista riescono a instaurare uno scambio, un'interazione sempre pulsante
e viva in grado di attuare il suono tipico delle band di Braxton. La riconoscibilità
appartiene ai grandi del jazz e si può affermare tranquillamente che la cifra stilistica
del musicista chicagoano lo distingua indiscutibilmente da tutti gli altri.
Il modo di scrivere di Braxton lascia parecchio spazio ai solisti. Prevede delle
strutture aperte su cui i musicisti improvvisano in modo compositivo. I ruoli non
sono definiti una volta per tutte. Ogni strumentista può prendere iniziative o seguire
la strada tracciata dai partner. Come scrive Luigi Onori nelle note di copertina
del cd, in questa maniera si effettua una specie di "democrazia sonora". Qui, ad
esempio, la base è, spesso costruita con impalcature robuste prodotte dal live
electronics.
Il fagotto di Katherine Young, da parte sua, opera da strumento basso costituendo
una peculiarità timbrica sfiziosa.
Mary Halvorson è protagonista assoluta in ogni frangente con il fraseggio asciutto
della sua chitarra, i suoi arpeggi concordanti o discordanti, a volte dolci, altre
volte acidi, con strappate forti e maestose o punteggiature, piccoli arabeschi,
piazzati lì a commentare con proprietà l'elaborazione dei solisti.
Braxton imperversa con tutti i suoi strumenti. Accompagna e suggerisce. Si lancia
in vorticose sequenze di note staccate o trascinate. Riprende un'idea, un motivo,
lo spolpa, lo ripete per un lungo lasso di tempo, lo lascia e lo riacchiappa, lo
porta fino al parossismo.
Taylor Ho Bynum, di converso, suona la tromba con e senza sordina e si trova a meraviglia
nel ruolo di alter ego delle ance, producendosi in una continua ricerca di effetti
sonori attinenti alla composizione, spingendosi in alto o ripiegando in basso, facendo
risaltare il soffio, la fatica, la concentrazione assoluta nel dialogare con il
"Maestro".
Dopo fasi concitate e sovraesposte, all'improvviso, in momenti ben marcati, le
acque si placano e pare di essere in presenza di un quartetto da camera, ma di un
camerismo decisamente libero.
Insomma c'è da essere grati alla Caligola Records per averci fatto conoscere
questa tappa sicuramente significativa della mastodontica opera omnia del sassofonista
americano, uno che non si ripete mai e che aggiunge ogni volta qualche elemento
in progressione rispetto a quanto realizzato in precedenza.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 15/07/2012
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