"If I had to be called something, it should have been
a folk singer, because there was more folk and blue
than jazz in my playing"
"E' un personaggio sui generis, ma se proprio dovessimo etichettarla, la definiremmo
una "freedom singer". Ecco cosa scrive Dave Marsh pochi giorni dopo la
morte di Nina Simone, nella prefazione dell'autobiografia dell'artista "I
Put a Spell on You".
Il suo vero nome è Eunice Kathleen Waymon e nasce a Tryon, nel
North Carolina nel 1933, sesta di otto figli.
Sua madre è una Metodista della chiesa Battista, suo padre alterna una serie di
lavori, barbiere camionista, cuoco, ma la crisi economica del
1929, farà sentire le sue conseguenze anche nella
famiglia Waymon, soprattutto perché la cittadina Tryon, dove Nina vive la sua infanzia,
è una località per buona parte basata su una economia turistica.
Nonostante
la povertà in una famiglia così numerosa, i primi ricordi familiari di Nina sono
piacevoli e legati al cibo e alla musica: "Il mio primo ricordo, è di mia madre
che canta. Quand'era in casa cantava sempre con una voce alta, squillante. Erano
le canzoni degli incontri della chiesa Metodista e divennero la colonna sonora della
mia infanzia. "I'll fly Away" e "If You Pray Right" oppure "Heaven Belongs to Me".
Mentre cucinava mi faceve sedere sul piano di lavoro e mi dava un barattolo vuoto
per dare la forma ai biscotti nell'impasto. E intanto cantava."
Nina comincia a suonare il piano il piano prestissimo, anche perché la
musica in famiglia è parte della vita di tutti i giorni: suo padre suona la chitarra
e l'armonica e dirige un coro in chiesa, sua madre suona il piano e canta, i fratelli
e le sorelle sono più o meno tutti impegnati in cori di gospel o blues.
E' grazie a questo suo talento precoce,che diventa pianista ufficiale
della sua parrocchia a soli sei anni. E' la musica sacra che le insegna il ritmo,
un elemento essenziale che segnerà la sua carriera.
"La Chiesa mi ha insegnato il ritmo, e da allora è stata una parte vitale
della mia musica. Mi piaceva soprattutto la sacralità di quella musica. Gli incontri
di preghiera erano momenti di grande commozione, con la gente che cantava e urlava
tutta la notte. La musica che veniva fuori aveva un ritmo incredibile, sembrava
come se venisse direttamente dall'Africa [...] Qualche volta le donne dovevano essere
portate all'ospedale, tanto erano sconvolte."
Sarà la famiglia dove la madre di Nina lavora come donna di servizio,
che si rende conto dello speciale talento musicale della bambina e decide di pagarle
lezioni di piano per un anno.
L'insegnante che seguirà la piccola Nina è "Mizz Mazzy", il cui
vero nome è Muriel Massinovitch. E' una signora inglese sulla cinquantina
che si è trasferita a Tryon, dopo il matrimonio con un pittore russo. La casa, i
quadri la musica classica, il profumo dei fiori hanno subito un effetto magico sulla
bambina, che scopre una realtà nuova rispetto a quella a lei familiare. L'impatto
con Bach è all'inizio traumatico, così complicato e differente da tutto ciò
che ha fatto fino a quel momento, ma è con Bach che prenderà coscienza del suo progetto
musicale:
"Ogni nota che suoni è legata alla successiva,ed ogni nota deve essere eseguita
perfettamente o si perde l'effetto d'insieme. Una volta che capii la musica di Bach,
non volli pensare ad altro, se non diventare una concertista; Bach mi ha
portato a dedicare la mia vita alla musica, e fu Mrs Massinovitch che mi fece conoscere
questo mondo. Avevo cominciato un viaggio che diventava più bello ed eccitante ogni
giorno".
Ad undici anni, durante un recital nel comune della sua città, Nina è
costretta ad assistere ad una scena che la turberà profondamente. Mentre si sta
preparando per l'esibizione, i suoi genitori che siedono in platea, sono costretti
ad alzarsi e cedere il posto ad una famiglia di bianchi. E' il suo primo atto di
protesta pubblica: se vogliono che cominci a suonare, i genitori devono essere di
fronte a lei. Così, tra l'imbarazzo generale, essi ritornano sedersi.
Come
ultimo anno della scuola superiore frequenta la Juillard School, in preparazione
al concorso per poter frequentare il Curtis Institute of Music di Philadelphia.
Sostiene l'esame, ma non lo supera. "Quando fui rifiutata dal Curtis Institute
fu come se tutte le promesse fatte da Dio, dalla mia famiglia, dalla mia comunità,
fossero infrante, ero stata ingannata su tutto."
Comincia allora a dare lezioni private, con le quali riesce a mantenersi,
ma quando viene a sapere che un suo allievo fa delle serate in un locale ad Atlantic
City e guadagna molto più di lei, decide di provare anche lei. Prende i primi contatti
con il Midtown bar di Atlantic City e si prepara ad affrontare questa nuova esperienza
musicale.
Immaginando la disapprovazione materna per una scelta assolutamente in
contrasto con l'esperienza religiosa così tanto radicata nella famiglia Waymon,
Nina si preoccupa subito di crearsi un nome d'arte, con il quale nascondere, almeno
per un po' la sua vera identità.
"Avevo avuto una volta un ragazzo ispanico che mi aveva soprannominata Nina,
che in spagnolo significa "piccolina". Chico mi aveva chiamata così allora, e mi
piaceva veramente il suono di quel nome. E mi piaceva anche il nome Simone, da quando
avevo visto Simone Signoret in quei film francesi."
Al Midtown bar comincia nel 1954.
Al primo ingaggio deve suonare dalle 9 di sera alle 4 di mattina, con un break di
15 minuti ogni ora. E' molto emozionata soprattutto per il repertorio. Decide di
mettere insieme pezzi classici e pezzi popolari, improvvisando su ognuno.
"Così la prima sera chiusi gli occhi e suonai"
Alla fine della serata il gestore del bar le chiede perché non ha cantato
e alla risposta di Nina "Sono solo una pianista", le viene risposto freddamente
qualcosa come "o canti, o te ne vai". E' l'inizio della sua carriera come
cantante.
Un pubblico sempre più numeroso affolla il Midtown bar per ascoltare
Nina Simone.
Comincia intanto a suonare anche in altri clubs, nei dintorni di Philadelphia,
fino ad approdare infine al Greenwich Village di New York.
Nel 1957 pubblica il suo primo album
"Little Girl Blue", ma è con "I
Loves You Porgy" di Gershwin, che entra ufficialmente a far parte del
mondo della musica. Si allontana il suo sogno di diventare concertista, ma comincia
da essere riconosciuta per strada.
Nel 1960 si sposa con Andy Stroud,
un ex poliziotto che decide di diventare il suo manager. Nel
1962 nasce la loro figlia Lisa Celeste.
Durante gli anni sessanta prende parte ai movimenti per diritti civili
e più tardi a quelli che inneggiano al potere nero. Il Village di New York è la
"jazz scene" del momento. L'atmosfera culturale ed i suoi protagonisti, è così brevemente
descritta: "C'era il jazz, con tipi come
John Coltrane,
Art Pepper, George Adams e molti altri che bazzicavano lì, cercando
da divertirsi e un posto dove suonare, che poteva essere un club se erano pagati,
o qualche casa, se volevano solo suonare. Attorno a loro, gravitando intorno alla
musica, c'erano gli scrittori, i poeti e i pittori, persone importanti che sarebbero
diventati miei amici. Langston Hughes, Jimmy Baldwin, Leroi Jones
- era conosciuto con il nome di Amiri Baraka allora - Lorraine Hansberry,
Godfrey Cambridge, Dick Gregory..."
Il
pezzo "Mississipi Goddam" nasce di getto, dopo
che Nina Simone viene a sapere dell'attentato bomba del
1963 in una chiesa battista dell'Alabama, che
causa la morte di quattro bambine. La canzone non viene trasmessa in radio spesso,
ma Nina Simone la proporrà in tutte le sue esibizioni dal vivo.
E' in onore della morte prematura di Lorraine Hansberry, la drammaturga
afroamericana con la quale ha condiviso gli ideali per diritti civili e l'orgoglio
di essere nera, che scrive la canzone "To Be Young,Gifted
and Black", dall'omonimo lavoro teatrale di Lorraine Hansberry.
Essere giovani, avere talento ed essere neri,
oh che sogno meraviglioso
essere giovani, avere talento ed essere neri,
ascolta bene ciò che dico
Sai, in tutto il mondo
Ci sono miliardi di ragazzi e ragazze
Che sono giovani, hanno talento e sono neri
Non puoi negarlo
Con "Four Women", Nina Simone
presenta invece un ritratto della femminilità nera, nei suoi diversi personaggi
(Aunt Sarah, Saffronia, Sweet Thing e Peaches) e la canzone diventa presto un inno
del movimento femminista afroamericano.
I
dissidi con le case discografiche, il razzismo imperante e i problemi con il fisco,
inducono Nina Simone a lasciare l'America. Prima soggiorna alle Barbados,
poi si trasferirà in Liberia "Mother Africa", anche in seguito ai consigli della
sua amica collega Miriam Makeba. Ha conosciuto la grande cantante africana
nel '62, dopo un concerto della Makeba negli
States:
"Andai nel camerino per salutarla, e dopo pochi minuti sembrava che ci conoscessimo
da sempre. Miriam mi disse che aveva ascoltato dei miei dischi alla radio in Sud
Africa alla fine degli anni cinquanta- cosa che stupì molto- e da quella volta voleva
conoscermi. Mi piacque la sua musica da subito e lei anche di più. [...] era così
diretta nelle cose che diceva e pensava, e allo stesso tempo così rilassata, così
africana."
A
Monrovia, dove si trasferisce con la figlia Lisa, è accolta come una star. Entra
presto a far parte dei circoli più in vista della città. In Africa si sente a casa,
abbandonando alle spalle tutti i problemi legati alla vita privata e al lavoro.
Ecco come esprime la ritrovata gioia di vivere "In Liberia era come essere a
casa e mi piaceva tutto di quel paese. Mi piaceva percorrere tre miglia in due ore
per andare in città, durante la stagione delle piogge, quando la strada per la spiaggia
diventava fango e la pioggia batteva cosi forte sul vetro della macchina che non
si vedeva niente [...] E mi piacevano le feste, il divertimento, il vino di palma.
La Liberia era la libertà; dopo essere stata moglie, madre, attivista e star allo
stesso tempo per tutti quegli anni, ora ero solo una madre con sua figlia felice
a scuola e nessuno a controllarmi e dire che cosa dovevo fare."
Dopo due anni anche il soggiorno africano si interrompe per un nuovo spostamento.
Il motivo ufficiale è una istruzione adeguata per la figlia Lisa. Decide di trasferirsi
con lei in Svizzera, per iscriverla ad un collegio. Nonostante la calda accoglienza
dei fans europei che la riconoscono per strada, una profonda solitudine e nostalgia
per l'Africa, l'assalgono.
"Dopo la Liberia, comunque, dovevo abituarmi alle facce bianche, e mi ci volle
anche di più a smettere di affrontare le cose e le persone come se fossi in Africa.
Dovevo ricordarmi di essere ritornata in Europa, dove le persone sono represse e
riservate...."
Il primo tentativo di rientrare nel giro musicale, si dimostrerà disastroso;
si affida ad una persona sbagliata che prima le promette una brillante carriera
sotto la sua guida poi, dopo averla derubata e picchiata, la abbandonerà tramortita
in un albergo di Londra.
Il tentato suicidio è il momento più disperato della sua vita, ma Nina
Simone riesce a riprendere le redini della sua carriera, e lentamente, con ritrovata
fiducia comincia una serie di tournées in Europa.
Uno spot di Chanel con la musica di "My Baby
just Cares for Me" fa il giro di tutto il mondo e diventa un grande successo
in pochissimo tempo.
La Francia diventa il paese di adozione di Nina Simone, dopo una
vita intensa ed irrequieta come la sua. L'ultimo periodo lo trascorre nella sua
casa A Carry-sur-le-Rouet vicino a Marsiglia, dove si spegne all'età di 70 anni,
il 21 aprile del 2003.
"Non abbiamo altro scopo, per quanto mi riguarda, che riflettere il nostro
tempo, le situazioni intorno a noi e le cose che sappiamo dire con la nostra arte,
le cose che milioni di persone non sanno dire. Penso che questa sia la funzione
dell'artista e, naturalmente, chi di noi è così fortunato, lascia un'eredità che
sopravvivrà quando non ci saremo più". (N. Simone)
E Nina Simone, l'ha fatto, a modo suo.
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COMMENTI | Inserito il 10/6/2008 alle 20.05.39 da "big.br" Commento: da fan della grande NINA mi auspico di vedere al piu' presto una sua recensione cinematografica sperando che qualcuno si adoperi x cio'.Sarebbe un giusto omaggio alla sua carriera e ai suoi messaggi.. mf | |
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Data pubblicazione: 15/10/2006
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