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Wolfgang Muthspiel
Driftwood
ECM 2014, DISTR. DUCALE
1. Joseph
2. Uptown
3. Cambiata
4. Highline
5. Driftwood
6. Lichtzelle
7. Madame Vonn
8. Bossa For Michael Brecker
Wolfgang Muthspiel - chitarra Larry Grenadier - contrabbasso Brian Blade - batteria
Guardarsi intorno fa sempre bene. Il mondo della chitarra jazz è sempre attento
a un manipolo di musicisti che hanno una storia di rilievo alle spalle, ma non sempre
negli ultimi tempi sembrano unti dal Signore. Rimanere ancorati al passato è una
pratica che può nuocere gravemente alla sanità mentale: porta alla sclerosi. Vivaddio,
le direzioni del jazz sono molteplici e quella dell'Ecm è ben nota da qualche decennio
e su questa scia si muove il debutto per la casa di Manfred Eicher di Wolfgang
Muthspiel. Il chitarrista austriaco ha già un bel po' di lavori all'attivo,
da ultimo – anno 2013 – Travel Guide
con Ralph Towner e Slava Grigoryan. Qui gioca di fino e punta alto,
perché la ritmica è da Top Ten: Larry Grenadier e
Brian Blade, che non abbisognano di presentazioni ed elogi.
Suoni apparentemente eterei, giocati sul filo del crepuscolo, su pause e silenzi
di Muthspiel, che preferisce lo staccato al legato, adornano "Joseph". La musica
cambia in "Uptown", irrorata di colori inaspettatamente latini e con accenti
bluesy, sottolineata dalla grande musicalità e orecchio armonico di Grenadier. "Cambiata" sarebbe una ballad vera e propria, se non ci fossero gli sgambetti
melodico-armonici di Muthspiel e il gioco dei piatti di Blade che lasciano respirare
il brano, anziché chiuderlo in rigidi schemi. Il pidgin di Muthspiel è un coacervo
di slang nord-americano e dialetti europei, e anche di classicismi. "Highline"
si avvia onirica per diventare rocciosa nella chitarra del leader e in una ritmica
sussultante. Ciò che colpisce è che i sussulti rimangono sempre nell'angoletto,
perché il volume sonoro non muta, creando un corpo unico sempre fluttuante. "Driftwood"
è l'unico brano che porta la triplice firma (gli altri sono siglati dal solo
Muthspiel), che di spunti ne ha parecchi: gli arpeggi della chitarra sono contrappuntati
dalle corde larghe e chiare di Grenadier, il tutto intessuto dalle soluzioni castigate
di Blade. L'imbrunire meditabondo ricompare con "Lichtzelle", ravvivata da
qualche invenzione di Blade. "Madame Vonn" ci consegna uno swing spezzato,
fatto di sospensioni e pause. Una bossa-non bossa chiude il lavoro ("Bossa For Michael Brecker"), che ci fa alzare da tavola con un certo languorino. L'amalgama
tra i tre è quasi pronta per far decollare delle dinamiche che, raggiunto l'apice,
si spengono inaspettatamente, lasciando l'acquolina in bocca.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 28/09/2014
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