Quinton Q-0402-2 / distrib.
Egea Records |
Muthspiel, Johnson, Blade
Air, Love & Vitamins
1.
Air, Love & Vitamins (Harry Pepl) 2.
Panis Angelicus (Vince Mendoza) 3. Kind Of In Between (Wolfgang Muthspiel) 4.
After 6 (Wolfgang Muthspiel) 5.
Floater (Carla Bley) 6. New Song (Aydin Esen) 7. Nydia (Wolfgang Muthspiel) 8. Snare – Tourists (Wolfgang Muthspiel)
Wolfgang Muthspiel
guitar
Marc Johnson
bass
Brian Blade
drums |
Del titolo di questo album Air, Love & Vitamins, è sicuramente il primo elemento, l'aria, a permeare di sé le varie eteree ed aeree atmosfere di quasi tutti i titoli in scaletta. Protagonisti tre musicisti di gran livello: il contrabbassista Marc Johnson, linea ritmomelodica del trio di Bill Evans, gli impressionistici accenti batteristici di Brian Blade, ai quali si allinea il giovane chitarrista Wolfgang Muthspiel, considerato fra le più interessanti nuove leve del panorama jazz e classico-contemporaneo (non dimentichiamo infatti che ha scritto composizioni per l'ensemble viennese "Klangforum" e si è esibito in concerti solistici tanto alla Queen Elizabeth Hall di Londra che alla State Opera House di Vienna). Del resto, tornando al jazz, Wolfgang ha già avuto dei trascorsi tanto con
Johnson (Perspective, 1996 e Work in progress, 1999) che con
Blade (Daily Mirror, 2000), sia separatamente che in un precedente disco in trio (Real Book Stories, 2001). Senza contare che, oltre ad aver collaborato con Gary Burton, Dave Liebman, Paul Motian e Patricia Barber per registrazioni a loro nome, nei suoi dischi figurano jazzisti quali Bob Berg, Peter Erskine, John Patitucci, Tom Harrell, George Garzone, Joe Lovano, Gary Peacock. Il che la dice lunga sullo spessore artistico della sua "giovane" carriera.
Il presente lavoro discografico si consacra a sonorità prevalentemente acustiche, tratteggiate già in apertura dal timbro vellutato e penetrante del contrabbasso di Johnson sulle filamentose e sottili tessiture ritmiche di Blade, scenario rispetto al quale, nel brano iniziale di Harry Pepl, Air, Love & Vitamins, l'interruttore serve solo ad amplificare le note schiette ed altrimenti afone dell'elettrica di Muthspiel. Ne discende una elegante intimità sonora, dove si incastona perfettamente lo spigliato e pulito fraseggio di quest'ultimo, con vaga impronta "scofieldiana". Incredibile la versione di quest'aria della tradizione religiosa cristiana, Panis aneglicus, in un arrangiamento scritto dall'eclettico ed inesauribile Vince Mendoza. L'intimismo della preghiera è qui conferito dai toni sommessi, ma anche dalla semplicità dell'articolazione solistica del chitarrista. Un bell'esempio di quanto sorprendente ancora e sempre il jazz riesca ad essere nelle sue singolari realizzazioni. Particolare appeal suscita in Kind of in between l'intreccio contrappuntistico fra le dieci corde di chitarra e contrabbasso, tanto nella parte riservata alla prima quanto in quella appannaggio del secondo, denotando non solo una mirabile sintonia acustica, ma anche un impasto sonoro in cui nessuno degli elementi funge necessariamente da supporto all'altro, tutti restando complici ed artefici dell'effetto complessivo. Sobrio il walking bass per After 6, staccato da
Johnson dopo la breve intro della chitarra ed inframmezzato da accentazioni sulle frazioni deboli che ne rendono intricante ed inestricabile – in apparenza – la misura invece elementare. Solo di contrabbasso, elastico ed elegante, ricco di colori, corposo ma delicato nel tocco, deciso e dinamico nel fraseggio: un affresco di leggerezza, intenzionalmente "corrotto", in coda, dall'impiego pur molto moderato della distorsione sullo strumento di
Muthspiel, per un crescendo energico e turbinoso.
Completamente ridotta alla complessa elementarità strutturale del trio – e di questo in particolare – la fluttuante Floater, composizione di Carla Bley ab origine incisa dal piano-trio di Paul Bley nel '63 (Footloose, Savoy) e poi dallo stesso riproposta nei primi anni '90 con omologa formazione, ove figurava già il contrabbasso di
Johnson (Plays Carla Bley, Steeplechase). Nella versione di Muthspiel/Johnson/Blade, tutta intrisa di una vaga sospensione melodica, di indeterminazione armonica tonale, e ricondotta in forma impalpabilmente blues solo dalle cadenze e dagli accenni ritmici di
Blade, sembra quasi improntata a quella ricerca di risposte sonore nel silenzio di cui Miles Davis fu maestro ed antesignano. Sulle spazzole di
Blade, una vibrante ballad lenta di
Aydin Esen, New Song, permette di tornare ad una dimensione più lirica nell'avvicendamento degli accordi – svolti comunque attraverso sovra-incisioni della chitarra – le cui tensioni melodico-armoniche, caratteristica cifra del trio e delle sue interpretazioni, vengono risolte dalle tonali pennate del chitarrista austriaco. Ed in tal senso si prodiga anche
Blade, con uso di varie percussioni d'ambiente.
Meno contigua, più spezzata la voce della chitarra in Nydia, rotta dalla mancanza della sovrapposizione utilizzata in precedenza, con maggiore interscambio ed intersecazione fra le corde di
Muthspiel e quelle di
Blade: il risultato ne è una interpretazione diretta e più veritiera, in cui svolgono il loro pregevole ruolo i guizzi di scale, raramente sporchi o imprecisi. Intermezzo "acquatico" dai tamburi in qualche modo ovattati di
Blade, cui contrastano gli argentei sprizzi dei suoi piatti, per Snare, quindi, dopo un blando accompagnamento musicale, in continuità Tourists, arpeggio di sesta/nona dispiegato dalla chitarra lungo tutto il brano, mentre il tema è affrontato con una tagliente effettistica riconducibile alle filtrate corde di
Johnson, vibrate dall'archetto.
Considerato che, ove non diversamente specificato, le composizioni sono opera dello stesso
Muthspiel, la risultante complessiva è quella di un disco interessante dal punto di vista delle suggestioni, alla varietà delle proposte – tradizione, ballad, tensioni, distensioni,
originals – corrisponde l'unicità dell'intesa fra i protagonisti e la fluida corposità della voce principale, ma non assoluta né primaria, della chitarra.
Ultimo cenno merita infine la qualità della veste grafica, con studiati giochi fotografici, e case cartonato – ma solido – che rende la confezione un vero e proprio mini-book di foto da sfogliare.
Antonio Terzo per Jazzitalia