Auditorium (2009)
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Black Hole Quartet
Black Hole Quartet
1. White Sands
2. Four Plus One
3. Groovin Nine
4. The Black Panther
5. William Parker
6. Fairy Dance
Daniele Cavallanti - sax tenore
Tiziano Tononi - Batteria
Michelangelo
Flammia - Basso elettrico
Walter Donatiello
- Chitarre elettriche
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Musica ruvida, senza sconti, quella che esce da questo disco. Atmosfere anni
‘70, con il sax di Daniele Cavallanti che fa risentire il furore melodico
del miglior Gato Barbieri, con le percussioni scure di Tiziano Tononi,
tanto lontane dal drumming jazzistico tradizionale, con la drammatica ricchezza
sonora della chitarra di
Walter Donatiello
e con il roccioso basso elettrico di
Michelangelo
Flammia.
Un disco che nelle prime tre tracce immerge
in una dimensione quasi rituale. Il rito è quello ancestrale dell'evocazione degli
antenati, chiamati all'inizio con brevissime frasi melodiche che si sviluppano in
ardenti improvvisazioni. Gli antenati rispondono a questo richiamo. E nei vari brani
si muovono le ombre grandi e benedette di Jimi Hendrix, di Trane e di tanti
altri. Sia chiaro: è il loro spirito che si avverte, non una qualche loro imitazione.
Quello spirito inquieto che tenta sempre di spostare l'orizzonte qualche passo più
in là. Le ultime tracce sono più "tradizionali", nel senso che vi si avverte una
maggiore presenza di accenti e impostazioni "bop". Ma la voglia di esprimere qualcosa
di nuovo non viene per questo meno. Dunque un disco prezioso e raro, in questi tempi
illanguiditi e banali.. Che merita di essere ascoltato e approfondito.
Abbiamo pensato di chiedere a
Walter Donatiello
qualche riflessione su questa esperienza discografica, che sta avendo tuttavia un
seguito molto positivo in alcune serate nei club milanesi e che speriamo venga tenuta
presente dai tanti organizzatori di rassegne estive non.
Come nasce questo quartetto, che è innovativo ma anche attendo alla tradizione,
soprattutto quella bop?
Tiziano stava cercando strade nuove e nuovi musicisti e per caso ci siamo
incontrati. Io nel frattempo stavo cercando dei musicisti che rispecchiassero l'essere
musicista a 360°. Stavo uscendo da un progetto che non sarebbe andato da nessuna
parte e mi ero spostato per motivi di studio a Parigi dove avevo conosciuto varie
realtà e approcci diversi alla musica. In effetti studiando a Parigi ho avuto modo
di conoscere Marc Ducret ed altri musicisti come Bruno Chevillon che
seguivano un progetto e una sonorità che cercavo, cercando di avere quell' approccio
alla musica jazz contemporanea che in Italia è purtroppo raro a trovare. Non è che
stessi andando in una direzione precisa. A Parigi ero naufragato più che andato.
Comunque Tiziano ha coinvolto me e Daniele Cavallanti. Loro due hanno una
lunga comunanza sui territori della new thing volevano fare nuove esperienze
sul jazz contemporaneo, che è cosa ben diversa dal free. Come bassista abbiamo scelto
Michelangelo
Flammia, che oltre ad essere giovanissimo è preparato sotto tutti gli
aspetti armonici, melodici e ritmici. Lo abbiamo invitato a lavorare con noi, creando
questo progetto. In due parole abbiamo studiato un progetto di musica afro americana
contemporanea, al di fuori dei vari revival neo bop, ma anche del free propriamente
detto. Un genere, quest' ultimo, che è ben diverso dal mio concetto di musica improvvisata…Certo
senza dimenticare la tradizione, che tutti noi abbiamo praticato ad amato (Io ho
suonato in un'area inizialmente tradizionale per poi spostarmi all'Avant-Garde,
Tiziano con Daniele sono i fondatori di Nexus e dell'Instabile). Abbiamo curato
molto l' aspetto compositivo e dato una rilevanza particolare al nostro sound, oltre
agli aspetti ritmici e melodici. Ci aspettavamo a dire il vero un'accoglienza più
fredda e più qualunquistica. Invece la critica si è occupata molto di noi con giudizi
lusinghieri e il pubblico ci ha sostenuto: lo scopo della nostra proposta, quella
di cercare una strada nel jazz contemporaneo, è stato quindi capito. Abbiamo suonato
più di una volta al
Blue Note ed ogni volta abbiano ottenuto grande successo di pubblico
e di critica. Evidentemente c'è bisogno di questo tipo di ricerca"
E' interessante questa distinzione fra free e musica
contemporanea...
Voglio dire che per molti musicisti italiani degli anni 60 e 70 il free è stato
un approccio casuale alla musica jazz. C'era dentro quell' approccio il rifiuto
totale della tradizione, probabilmente, direi anche per una certa incapacità di
capirla e di confrontarsi con essa. Nella musica d' avanguardia, nel jazz contemporaneo
invece c' è tutta la tradizione jazzistica ma c' è anche qualcosa che va al di là
della dimensione afro americana. C'è Bela Bartok, c'è Stravinskj.
C'è ancora gente che pensa che il jazz sia rimasto fermo agli anni 60 e che non
ha nemmeno capito bene l' importanza ed il senso del jazz modale. Che pensa che
la modalità sia il suonare su un unico accordo. Ci sono carenze culturali gravi.
Molti ignorano l' importanza di Bartok che non solo fu il primo etnomusicologo,
ma stabilì anche nuovi rapporti fra ritmo e melodia. Diciamo che molti in Italia,
hanno fatto avanguardia free, magari anche con grandi nomi americani, e sono rimasti
fermi a quel punto.
Torniamo al disco, che ha qualche sonorità inedite, magari
inusuale per il jazz, la tua chitarra, il drumming di Tononi...
Mi fa molto piacere che qualcuno abbia sentito nella nostra musica lo
spirito di Hendrix, E che quasi tutti quelli che ci hanno sentito non abbiano
scambiato il nostro disco per jazz rock (Qualcuno ha parlato di King Crimsom, ma
lasciamo perdere). Una chitarra distorta, o che crea campi sonori alternativi non
significa rock, come non lo significa l' insolito modo di suonare di Tiziano. Jimi
avrebbe finito per diventare un jazzman. Ne aveva lo spirito perché cercava ed era
capace di trasmettere emozioni forti. Noi cerchiamo. Tutti e quattro cerchiamo qualcosa
di nuovo. Abbiamo un progetto e lo caliamo nella pratica del suonare insieme. Tiziano
è un po' l' anima di questa ricerca. E' coltissimo. Può suonare tutto. Io ero abituato
a batteristi bop che facevano il loro compitino, a gente che suonava cose già successe
da tempo. Ero rinchiuso in una specie di paesello (a parte la mia esperienza con
il compianto Capiozzo). Stavo andando in crisi prima di Black Hole.
E pensare che quando ascoltavo, da giovane, i dischi di Tiziano che ha quindici
anni più di me, non lo capivo. Mi chiedevo cosa mai volesse dire con quella musica
astrusa. E' un musicista vero. Ce ne sono pochi in Italia così. Abbiamo tanti bravi
chitarristi, batteristi, pianisti etc, ma poche persone con una cultura musicale
completa. Che si chiedano da dove veniamo e dove andiamo. Perché il problema è che
oggi su 10 dischi che si ascoltano ci rendiamo conto che in nove si ripetono le
frasi di Parker.
Sei quindi pessimista sul futuro, se parti da queste
premesse...
No, non direi. Il successo che stiamo incontrando (Il
Blue Note
ha sempre il tutto esaurito per le nostre serate) mi fa pensare, come già ho detto
che ci sia voglia di musica buona. Non tanto di jazz, quanto di musica, tout-court.
Senza etichette. Di una musica "dell' anima" che metta in primo piano le emozioni
di chi suona ed ascolta e non le etichette dei generi, che sperimenti. Perche è
da troppo tempo, in Italia, che si fanno sempre le stesse cose, nel jazz come nel
pop.
Completiamo il quadro. Parlaci di Daniele e Michelangelo
Daniele è un ornettiano- coltraniano, intriso di pura energia. Un energia
che riesce a trasmettere in qualsiasi situazione. Anche come quando ha inciso il
disco sbagliando il posizionamento del microfono sulla campana del sax (In effetti
ha un rapporto terribile con la tecnologia). L' ha rivolto all' esterno. Ne è venuto
fuori un suono particolarissimo e coinvolgente. Suona bene e dice qualcosa, quindi,
anche quando sbaglia. Lui e Tiziano sono due colonne dell' avanguardia italiana.
I loro gruppi hanno davvero aperto strade nuove. Michelangelo è giovanissimo (33
anni) ma è tremendamente eclettico. Va dal funk al be-bop. E' totalmente imprevedibile
e spesso obbliga Tiziano a prendere strade nuove, durante l' esecuzione. Hanno un
interplay eccezionale. Quello che mi piace di lui è che si dedica con partecipazione
totale a questo tipo di musica. Il suo talento gli permetterebbe di emergere ovunque,
ma lui crede in quello che fa ed è molto profondo e coerente.
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Data pubblicazione: 11/04/2009
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