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Andrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna
A Cuàntas Paradas De Aqui’?
Splasc(H) records
A. Dove Gianni Celati Lesse da un suo Li8ro
B. Nexus
C. "Metodi Scaricabili dal Web per Imparare gli Stili dei Bassisti Elettrici Storici. un Racconto Brutto"
D. Onde Manieriste (Nuovi Studi)
E. "Vita Liquida Funky"
F. Ripetizione Differente con Spam Music
G. Mediocre Vintageshow "Panopticon ed i Draghi Locopei"
H. Citizens' Band Performance About XX Century
I. Errori Ostativi Boomerang
Andrea Rossi Andrea - electric basses,
MIDI electric bass, ambient sound, electric noise, voice
Daniele Cavallanti - tenor sax
Stefano Deagatone - tenor sax
Stefano Pastor
- violin
Tiziano Tononi - drums
Ground plane antenna onde stazionarie mobile studio: videos
Emilio Fantin - videos
Andrea Rossi Andrea si aggira nervosamente in una galleria d'arte. Sulle
pareti sono appesi suoi quadri. Sembra un leone in gabbia alla ricerca di una via
d'uscita. Anche in un momento per lui all'apparenza celebrativo, o almeno dimostrativo,
non cambia atteggiamento, né sembra trovare il modo di interrompere la sua ricerca
di un qualcosa d'altro. E' un'immagine di qualche anno fa, presente in una traccia
del dvd, ma il personaggio non ha cambiato abitudini o stili di vita. E' rimasta
intatta l'inquietudine, la voglia di non fermarsi al dato di fatto per l'urgenza
di andare oltre, superare quanto appena conseguito per avvicinarsi ad altre esperienze,
percorrendo strade sempre inconsuete e sghembe. Si potrebbe riassumere in una denominazione
astraente questa concezione artistica: la "poetica dell'altrove". Il musicista e
"multimediofilo" in "a cuantas…" si nutre di contatti, di incontri con altri jazzisti
ed estrapola da queste esperienze un distillato di immagini e musica che così assemblate
sconvolgono o modificano il significato stesso di quelle performances. Il senso
è trasferito lontano, in una dimensione diversa, estremamente soggettiva e suggestiva,
omologata dalla partecipazione del bassista che la rende concettuale e personale
allo stesso tempo. E lo spettatore non può che rimanere sorpreso di fronte ai tanti
passaggi imprevedibili fra un titolo e l'altro. Non si può supporre dove, di volta
in volta, ci porterà l'"antennifero". Il sinonimo si riferisce, inevitabilmente,
al logo, al punto di riferimento costante del mondo espressivo di Andrea Rossi
Andrea: la ground plane.
Così da un assolo in odore di free funk con un uso sapiente del midi e un titolo
assolutamente non convenzionale, registrato in una libreria specializzata, si passa
ad una sequenza volutamente incompleta di un concerto in trio con Cavallanti
e Tononi. Qui si ascolta il suono tipico dell'avanguardia italiana derivata
dalla new thing americana. E il basso si inserisce con un brulichio sottostante
o attraverso un tappeto di accordi con sonorità organistiche che producono un elemento
apparentemente alieno, ma in realtà abbastanza conforme al dialogo fra sax e batteria.
Quando entra in scena
Stefano Pastor,
in un altro brano, è Rossi Andrea a prendere l'iniziativa. Improvvisa ritmi funky,
armeggia sul suo strumento creando frasi ripetute e ripetitive, un sottofondo decisamente
stimolante.Il violinista collabora con note lunghe, articolando assoli non virtuosistici.
Sembra che intenda riprendere il modo di suonare lo strumento ad arco da
Ornette
Coleman, ponendosi come un naif di ritorno. La ricerca di un suono primitivo,
ancestrale, privo di tecnica o non pulito fanno parte, infatti, del modo di intendere
il jazz in senso lato da parte del musicista genovese. Come ci ha rivelato in una
recente intervista il violinista " Non mi interessa il suono bello e immacolato,
come insegnano al conservatorio. Io cerco il suono sporco, la nota non necessariamente
eseguita secondo le regole…"Nel suo incedere si intravedono reminiscenze monkiane
e un debito latente alla lezione di Ornette. Ad un certo punto il bassista lascia
la scena a Pastor che la occupa ancora con un solo indubbiamente collegato al free,
quello afro-americano degli anni sessanta.
E' curioso, poi, l'inserimento di un breve estratto da "Jazz fuori tema" l'intrigante
rassegna tortonese, attualmente in stand-by, palestra feconda nelle varie edizioni
di incontri desueti e di importanti collaborazioni. Rossi Andrea è sul palco, su
una tela compare uno schizzo incompleto. Ad un segnale convenuto si alza dalla platea
il sassofonista mainstream "enfant du pays" Stefano Deagatone. Nasce un dialogo
di sapore meno "avant garde" dei precedenti segmenti. Il basso si adegua ad un linguaggio
boppistico più avanzato, accompagnando con misura il sax tenore e limitando il furore
espressivo che caratterizza gli altri episodi del dvd.
Curioso e datato è, ancora, l'estratto di un'esibizione multimediale di quattordici
anni fa, che riprende l'artista quando suona, mentre sono proiettate alle sue spalle
foto o macchie di colore in movimento. E' l'inizio ancora un po' ingenuo di un percorso,
che avrebbe registrato un'evoluzione intellettualmente rilevante negli anni successivi.
Il livello delle riprese è di tipo quasi amatoriale, come ha giustamente notato
Alberto Bazzurro in una intervista al bassista, pubblicata da "All About Jazz Italia".
E' un'opzione precisa: la scelta delle riprese lo-fi-internet. "L'uso metalinguistico
di un certo lo-fi è un elemento leggibile all'interno delle ragioni dell'opera.
Didascalizzarlo, per me, sarebbe inutile, anzi: dannoso. Almeno qui, adesso" Così
ha risposto un po' cripticamente il musicista vicentino a questo appunto. Sulla
sua consapevolezza nell'agire non si possono nutrire dubbi. Niente, come si vede,
è lasciato al caso.
Questo dvd, a conti fatti, certifica l'idea che il performer veneto licenzi dischi
o cd ogni volta per fare il punto sul suo cammino di artista, ripensando ai tanti
passi compiuti in precedenza. Ogni volta ritorna indietro e mescola il passato con
il presente e le premesse di un futuro almeno ipotizzato. In questo caso non gli
è stato sufficiente selezionare spezzoni da suoi concerti degli ultimi anni. Ha
dovuto compiere diversi salti più indietro per collegare le sue ricerche in un discorso
unitario con una struttura e una logica chiara principalmente a chi l'ha ideata.
"A cuantas…." è un collage affascinante e sorprendente, dove si ascolta ottima musica
contemporanea nei contesti più diversi con nessi insidiosi fra una traccia e l'altra.
Pure l'aspetto visivo piuttosto semplice e privo di artifici convince perché è funzionale
al significato di quest'opera.
Non sono molti, infine, gli artisti italiani, al momento, in grado di meravigliare
il pubblico con invenzioni sempre nuove e ogni volta valorose. Andrea Rossi Andrea
può vantarsi, a tutti gli effetti, di far parte di questa poco numerosa conventicola.
Gianni B.Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/02/2011
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