Jazzitalia - Andrea Rossi Andrea Ground Plane Antenna : A Cuàntas Paradas De Aqui’?
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Andrea Rossi Andrea - electric basses, MIDI electric bass, ambient sound, electric noise, voice
Daniele Cavallanti - tenor sax
Stefano Deagatone - tenor sax
Stefano Pastor - violin
Tiziano Tononi - drums

Ground plane antenna onde stazionarie mobile studio: videos
Emilio Fantin - videos


Andrea Rossi Andrea si aggira nervosamente in una galleria d'arte. Sulle pareti sono appesi suoi quadri. Sembra un leone in gabbia alla ricerca di una via d'uscita. Anche in un momento per lui all'apparenza celebrativo, o almeno dimostrativo, non cambia atteggiamento, né sembra trovare il modo di interrompere la sua ricerca di un qualcosa d'altro. E' un'immagine di qualche anno fa, presente in una traccia del dvd, ma il personaggio non ha cambiato abitudini o stili di vita. E' rimasta intatta l'inquietudine, la voglia di non fermarsi al dato di fatto per l'urgenza di andare oltre, superare quanto appena conseguito per avvicinarsi ad altre esperienze, percorrendo strade sempre inconsuete e sghembe. Si potrebbe riassumere in una denominazione astraente questa concezione artistica: la "poetica dell'altrove". Il musicista e "multimediofilo" in "a cuantas…" si nutre di contatti, di incontri con altri jazzisti ed estrapola da queste esperienze un distillato di immagini e musica che così assemblate sconvolgono o modificano il significato stesso di quelle performances. Il senso è trasferito lontano, in una dimensione diversa, estremamente soggettiva e suggestiva, omologata dalla partecipazione del bassista che la rende concettuale e personale allo stesso tempo. E lo spettatore non può che rimanere sorpreso di fronte ai tanti passaggi imprevedibili fra un titolo e l'altro. Non si può supporre dove, di volta in volta, ci porterà l'"antennifero". Il sinonimo si riferisce, inevitabilmente, al logo, al punto di riferimento costante del mondo espressivo di Andrea Rossi Andrea: la ground plane.

Così da un assolo in odore di free funk con un uso sapiente del midi e un titolo assolutamente non convenzionale, registrato in una libreria specializzata, si passa ad una sequenza volutamente incompleta di un concerto in trio con Cavallanti e Tononi. Qui si ascolta il suono tipico dell'avanguardia italiana derivata dalla new thing americana. E il basso si inserisce con un brulichio sottostante o attraverso un tappeto di accordi con sonorità organistiche che producono un elemento apparentemente alieno, ma in realtà abbastanza conforme al dialogo fra sax e batteria. Quando entra in scena Stefano Pastor, in un altro brano, è Rossi Andrea a prendere l'iniziativa. Improvvisa ritmi funky, armeggia sul suo strumento creando frasi ripetute e ripetitive, un sottofondo decisamente stimolante.Il violinista collabora con note lunghe, articolando assoli non virtuosistici. Sembra che intenda riprendere il modo di suonare lo strumento ad arco da Ornette Coleman, ponendosi come un naif di ritorno. La ricerca di un suono primitivo, ancestrale, privo di tecnica o non pulito fanno parte, infatti, del modo di intendere il jazz in senso lato da parte del musicista genovese. Come ci ha rivelato in una recente intervista il violinista " Non mi interessa il suono bello e immacolato, come insegnano al conservatorio. Io cerco il suono sporco, la nota non necessariamente eseguita secondo le regole…"Nel suo incedere si intravedono reminiscenze monkiane e un debito latente alla lezione di Ornette. Ad un certo punto il bassista lascia la scena a Pastor che la occupa ancora con un solo indubbiamente collegato al free, quello afro-americano degli anni sessanta.

E' curioso, poi, l'inserimento di un breve estratto da "Jazz fuori tema" l'intrigante rassegna tortonese, attualmente in stand-by, palestra feconda nelle varie edizioni di incontri desueti e di importanti collaborazioni. Rossi Andrea è sul palco, su una tela compare uno schizzo incompleto. Ad un segnale convenuto si alza dalla platea il sassofonista mainstream "enfant du pays" Stefano Deagatone. Nasce un dialogo di sapore meno "avant garde" dei precedenti segmenti. Il basso si adegua ad un linguaggio boppistico più avanzato, accompagnando con misura il sax tenore e limitando il furore espressivo che caratterizza gli altri episodi del dvd.

Curioso e datato è, ancora, l'estratto di un'esibizione multimediale di quattordici anni fa, che riprende l'artista quando suona, mentre sono proiettate alle sue spalle foto o macchie di colore in movimento. E' l'inizio ancora un po' ingenuo di un percorso, che avrebbe registrato un'evoluzione intellettualmente rilevante negli anni successivi.

Il livello delle riprese è di tipo quasi amatoriale, come ha giustamente notato Alberto Bazzurro in una intervista al bassista, pubblicata da "All About Jazz Italia". E' un'opzione precisa: la scelta delle riprese lo-fi-internet. "L'uso metalinguistico di un certo lo-fi è un elemento leggibile all'interno delle ragioni dell'opera. Didascalizzarlo, per me, sarebbe inutile, anzi: dannoso. Almeno qui, adesso" Così ha risposto un po' cripticamente il musicista vicentino a questo appunto. Sulla sua consapevolezza nell'agire non si possono nutrire dubbi. Niente, come si vede, è lasciato al caso.
Questo dvd, a conti fatti, certifica l'idea che il performer veneto licenzi dischi o cd ogni volta per fare il punto sul suo cammino di artista, ripensando ai tanti passi compiuti in precedenza. Ogni volta ritorna indietro e mescola il passato con il presente e le premesse di un futuro almeno ipotizzato. In questo caso non gli è stato sufficiente selezionare spezzoni da suoi concerti degli ultimi anni. Ha dovuto compiere diversi salti più indietro per collegare le sue ricerche in un discorso unitario con una struttura e una logica chiara principalmente a chi l'ha ideata. "A cuantas…." è un collage affascinante e sorprendente, dove si ascolta ottima musica contemporanea nei contesti più diversi con nessi insidiosi fra una traccia e l'altra. Pure l'aspetto visivo piuttosto semplice e privo di artifici convince perché è funzionale al significato di quest'opera.

Non sono molti, infine, gli artisti italiani, al momento, in grado di meravigliare il pubblico con invenzioni sempre nuove e ogni volta valorose. Andrea Rossi Andrea può vantarsi, a tutti gli effetti, di far parte di questa poco numerosa conventicola.

Gianni B.Montano per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 26/02/2011

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