"Strange Energies" è un lavoro complesso e piuttosto
articolato, sul piano degli arrangiamenti come su quello stilistico, dove la formazione
tipica del trio si accosta al gusto avanguardistico dei suoi componenti, che amano
giocare con le dinamiche e con le improvvise sottrazioni all'organico. La principale
spinta in questo senso è dovuta alla presenza nel disco del pianista Charles
Blenzig, musicista brillante purtroppo ancora non molto conosciuto in Italia.
Lo stile di Blenzig, assolutamente peculiare e ben distinguibile, è infatti
legato ad una tecnica costituita da alternanze di mettere e togliere, di suono e
silenzio, apprezzabili nello specifico quando accompagna, e che rende la sua performance
sempre molto vitale e la preserva dal diventare ridondante. A questo si aggiunge
poi la sua straordinaria inventiva che, prima ancora che negli assoli, si rintraccia
anche nei momenti più "di margine". Ed è sempre in Blenzig che il batterista
Pierluigi
Villani, ben più famoso in patria e di fatto colui che più degli
altri ha controllato le redini di questa registrazione, ha trovato un compagno ideale
e terreno fertile per sviluppare le proprie idee.
Esecuzioni sensibili che spesso raccolgono spunti dal free, ma anche da
esempi più recenti (vengono in mente i nomi di Smith, Mayer, Gatto). Senza nulla
togliere alla presenza di
Gianluca Renzi
al contrabbasso, che qui riveste un ruolo importantissimo e lo risolve con grande
estro, bisogna ammettere che è proprio grazie coppia Renzig-Villani
che "Strange Energies" guadagna la rilevanza
e la forza che presenta al pubblico. L'esecuzione di
Renzi
è buona e convincente, ma in fondo piuttosto standardizzata, nonostante alcune soluzioni
per rendere le sonorità più ampie (ad esempio l'uso dell'archetto) ed una certa
bravura nei momenti solistici, in particolare nel penultimo brano, "Anna
& Sevy"; di contro invece gli altri due musicisti fanno letteralmente
scintille e non perdono un colpo.
Più in generale, comunque, il trio Blenzig,
Renzi
e Villani
piace e funziona bene perchè, senza troppa retorica, regala subito un ottimo esempio
di jazz moderno di alta qualità. Lungo tutta la sua durata e fin dai primi minuti
di ascolto si gode un incedere ritmico fatto di rotture, richiami, pause, accenti.
Si resta ammaliati dal vigore ma anche dalla dolcezza di questo pianista e praticamente
ogni suo assolo merita diversi ascolti. L'ultimo brano, "5/16"
è scritto di suo pugno ed è quello dove troviamo le sue migliori idee, così come
il più entusiasmante assolo di
Villani.
In definitiva questo lavoro è un'ottima produzione: si fa apprezzare catturando
l'attenzione in modo molto efficace, ed il tempo durante l'ascolto vola. Gli ascolti
successivi sono quasi d'obbligo, per ritrovare i passaggi più sottili ed efficaci
e i brani migliori, che sono, oltre all'ultimo, il già citato "Anna
& Sevy", e "For Herbie". Un disco
altamente consigliato.
Achille Zoni per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 02/11/2008
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