Caligola Records, Caligola 2096
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Claudio Cojaniz
Intermission Riff
1. A perfect day (Lou Reed)
2. African Flowers (Duke Ellington)
3. Ask me now (Thelonious Monk)
4. Intermission Riff (Stan Kenton)
5. Just a Gigolo (I. Caesar / L. Casucci)
6. The wedding (Abdullah Ibrahim)
7. Round About Midnight (Thelonious Monk)
8. New York Fall, Cut 2 Side B (Anthony Braxton)
9. Worry later (Thelonious Monk)
10. Jackie-ing (Thelonious Monk)
11. Boogie (Claudio Cojaniz)
12. Evidence (Thelonious Monk)
Recorded and mixed on 25th November 2007
at Magister Recording Area, Preganziol (Treviso), Italy, by Andrea Valfrè
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Ha un aspetto da vecchio marinaio, Claudio
Cojaniz. Invece è friulano, e di origini contadine. Suona con una freschezza
invidiabile, ma è nato nel 1952. Inizia il suo
nuovo cd con Lou Reed, ma poi fa rotta su Ellington, Monk, persino Braxton.
Non nuovo a opere per pianoforte solo (ha già pubblicato "Blue Demon"
e "Never Forever"), il pianista di Palmanova ha inciso un ottimo cd, di quelli
che viene voglia di riascoltare. Il suo pianismo è contemporaneo e tradizionale
a un tempo, asciutto, sereno, meditativo, magnetico, ricco di personalissimo blues,
di intramontabili temi monkiani, di una tecnica mai ostentata ma posta al servizio
dell'espressione musicale.
Il disco, che prende il titolo da una composizione di Stan Kenton,
è molto diverso dalla maggior parte dei lavori precedenti del pianista. L'omaggio
alla tradizione del jazz è sorprendentemente rispettoso (Intermission
Riff, che alcuni ricorderanno come sigla del programma TV7, e
Just a Gigolo, uno dei classici prediletti da Monk).
A Thelonious Monk sono poi dedicati ben cinque brani, suonati con il doveroso
ossequio, ma senza ricalcare il modello, cercando piuttosto di riproporne l'anima
più profonda. In alcune scelte, poi, Cojaniz si rivela grande poeta, che
rende omaggio alla nostalgia intesa come emozione umana fra le più intense e preziose.
È il caso di A perfect day, di
African flowers (sicuramente uno dei più bei brani
ellingtoniani) e di The wedding, che compongono
un trittico denso di pathos. Interessante anche la scelta di interpretare un brano
di Braxton, da "New York Fall 1974", uno dei suoi dischi più noti;
bella infine l'unica breve composizione originale, Boogie.
Enzo Fugaldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 02/11/2008
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