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Bud Powell, Thelonious Monk e lo "Split Brain"
testo e disegni di Brunella Marinelli

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Di Powell e Monk si è sempre sottolineato quanto innovativi e geniali siano stati nella storia del jazz, ma per entrambi la malattia mentale, ha purtroppo costituito un elemento di disturbo nelle due eccezionali personalità artistiche.

La maggior parte degli studiosi è concorde nell'affermare che la qualità musicale di Powell risentì maggiormente dei disturbi psicologici, rispetto a quanto accadde invece a Monk.

Un punto di vista sul diverso panismo dei due musicisti è quello che scaturisce dallo studio sullo "split brain", cioè i due emisferi del cervello e le funzioni ad esso correlate.

Powell comincia a suonare gli accordi con la sinistra, fornendo così l'armonia alla mano destra che invece improvvisa. Questo spostamento alla mano destra può essere significativo perché esso è connesso alla parte sinistra del cervello (e viceversa per Monk che invece usa di più la mano sinistra).

Considerando le diverse funzioni emisferiche cerebrali è possibile identificare quali zone siano coinvolte nella percezione e produzione musicale. Sebbene si è spesso ritenuto che la parte più coinvolta sia quella dell'emisfero destro, alcuni studiosi hanno invece sostenuto l'idea del coinvolgimento "biemisferico", nel senso che l'emisfero destro presiede le funzioni spaziali (quindi una comprensione più globale e sintetica della composizione musicale), mentre l'emisfero sinistro ha più a che fare con l'ordine sequenziale delle note individuali (diremmo quindi una funzione più analitica).

Powell, secondo questa analisi che riguarda lo stile cognitivo e la creazione musicale, è più "emisfericamente sinistro". Anche il fatto che usa la mano destra nell'improvvisazione, potrebbe esserne una conferma. In lui è evidente la capacità straordinaria di suonare una cascata di note in ampie estensioni musicali, con un'abilità unica. Con un po' di approssimazione potremmo dire che chi preferisce Powell a Monk, rientra nella tipologia dell'emisfero sinistro, nel senso che è più razionale, analitico, lineare e sente il pianismo di Powell più appagante.

I monkiani saranno invece più globali, più intuitivi e sintetici. Monk infatti è legato ad uno stile cognitivo più emisfericamente destro, più irrazionale, globale, sintetico. La sua influenza è stata forse minore rispetto a Powell, in quanto la sua intima peculiarità artistica ne ha reso inimitabile lo stile.

Monk e le gomitateMonk dà maggiore enfasi alla mano sinistra, le sue frasi sono caratterizzate da note apparentemente sbagliate, fuori di mezzo tono e talvolta portate ad una tensione che viene poi lasciata irrisolta. Spesso suona due tasti vicini contemporaneamente ottenendo un effetto di dissonanza. Percuote i tasti con le dita piatte e non arcuate, ed in momenti di particolare gioia scuote la tastiera con energiche gomitate. Quando suona dei pezzi non suoi li destruttura e poi li reinterpreta stravolgendoli con cambi d'accento, anticipi, ritardi, silenzi e swing.

Si può parlare per Monk di "primitivismo" e "infantilismo" musicale. Sono definizioni solo apparentemente riduttive in quanto riflettono come la sua musica abbia qualcosa di originale, nel senso di primordiale, legato all'origine e spesso assomiglia alle cantilene dei bambini durante il gioco per il loro carattere reiterato e libero.

Sul concetto di profondità intellettuale e libertà musicale, ecco cosa dice John Coltrane a proposito di Monk:-"Tu non sai mai cosa può succedere. Dal punto di vista ritmico, per esempio, Monk sa creare una tale tensione da costringere chi suona strumenti a fiato a "pensare" invece che a cadere nei soliti clichè. Egli può cominciare una frase da un punto che tu non ti aspetti, e tu devi sapere bene cosa fare: E dal punto di vista armonico, egli segue delle strade diverse da quelle che tu puoi avere previsto. Una cosa soprattutto Monk mi ha insegnato: a non avere paura di fare ciò che sento veramente."

Se consideriamo di nuovo gli emisferi del cervello e le patologie ad essi correlate, è possibile ancora riconoscere nelle due tipologie, i disturbi mentali che afflissero i due musicisti.

A detta di Paudras, il grafico francese che si prese cura di Powell durante il soggiorno parigino e in parte anche dopo, Powell fu vittima della sua schizofrenia: una parte di lui lo incitava ad affrontare i problemi, ma ci riusciva solo quando era tra persone con i suoi stessi interessi, che lo comprendevano. L'altra parte era quella autodistruttiva, senza difese. Questo si riflesse naturalmente nella sua musica. Nelle migliori condizioni esprimeva al massimo il suo talento tecnico ed espressivo, ma nei periodi di acutizzazione della malattia, le sue prestazioni musicali potevano risultare molto scadenti.

La follia di Monk era molto più blanda, nel senso che non aveva gli scatti di irascibilità che affliggevano il suo amico, ma nella sua mitezza le stranezze di Monk furono molte.

La sua personalità bipolare lo portò a momenti di estrema energia, e lo manifestava durante i concerti quando si alzava e cominciava a ballare con la sua imponente figura e mentre gli altri improvvisavano lui faceva strane piroette sul palco e poi riprendeva a suonare il pezzo, dal punto esatto in cui l'aveva lasciato. Diceva che gli serviva per capire se il pezzo funzionava.

Al contrario c'erano anche i periodi di inattività, in cui rimaneva a letto per giorni interi "laying dead", chiuso nel suo mutismo, in uno stato di catatonia. "E' sempre notte; se non fosse così non sentiremmo tanto il bisogno della luce" era il suo aforisma preferito.

Entrambi Powell Monk furono ricoverati in ospedale psichiatrico, ma Monk solo in osservazione per alcuni giorni: l'avevano visto aggirarsi a tarda sera con fare incerto nell'atrio dell'aeroporto di Boston e quando gli avevano chiesto spiegazioni, aveva opposto il suo ostinato silenzio. I medici che lo esaminarono, conclusero che avevano a che fare con un paranoico e lo dimisero.

Per Powell i ricoveri furono ripetuti e più lunghi. Egli fu più in balìa degli eventi e delle persone a causa della sua estrema fragilità psicologica.

Monk, invece, dimostrò avere un'assoluta indifferenza rispetto a quanto lo circondava. Anche quando arrivò il successo in America e in Europa, la sua vita non cambiò più di tanto. Mantenne infatti un modesto tenore di vita nella sua casa nel quartiere di San Juan Hill a New York dove visse a lungo (a parte l'ultimo periodo in cui si trasferì a casa della Baronessa Nica).

Powell e Monk si conobbero giovanissimi, quando Powell aveva appena 17 anni e Monk 24.

Monk aveva già intuito che il suo amico non era capito né come musicista, né come persona. Lui invece lo capiva in entrambe le cose. Lo portò al Minton's e divenne il suo mentore.

Per ricordare l'intesa profonda che intercorreva tra i due, ecco un estratto da "Dance of The Infidels", la biografia di Powell scritta da Francis Paudras.

L'autore rievoca un incontro tra i due pianisti, ormai artisti affermati, avvenuto dopo un lungo periodo di lontananza, poco dopo il ritorno di Powell a New York, da Parigi. Bud e Paudras si recano a casa di Monk nelle prime ore del pomeriggio:

"Suonai il campanello, aspettammo un po' stavamo per andarcene, quando la porta si aprì e ci trovammo di fronte Thelonious in persona, una montagna, in silenzio. Mi feci indietro e loro si trovarono faccia a faccia, i loro visi quasi si toccavano. Rimasero così, come ipnotizzati. Mi sembrò un'eternità, senza una parola o un movimento. Niente nei loro visi tradiva la minima emozione. Proprio mentre cominciavo a pensare che nessuno si sarebbe mosso, Thelonious prese Bud per le spalle e lo spinse dentro casa, pronunciando le enigmatiche parole, «Dai, vieni, ti faccio l'aeroplano!»

Ai concerti parigini ci eravamo abituati ai suoi strani giri sul palco, mentre i musicisti improvvisavano. Con la sua andatura traballante si spingeva al limite del palco, proprio sopra alla buca dell'orchestra, tenendo il ritmo della musica, muovendosi a scatti, le braccia tese e aperte come un bambino che imita l'aeroplano. Qualche volta fingeva di cadere dal palco, spaventando gli spettatori della prima fila. "Ti faccio l'aeroplano!" In quel momento, le parole sembravano così fuori luogo, che non ero sicuro di aver sentito bene.

Thelonious fece strada, con Bud dietro. Entrammo in una stanza occupata da un grande piano a coda, che sembrava anche più grande per la mancanza di spazio e più strano per la pila di piatti sopra. La coda del piano era in cucina e la tastiera in sala. Thelonious si sedette per suonare, alzò le mani sopra i tasti, guardò in basso e premette entrambi i pedali. Con un movimento lento e molto studiato, premette forte i tasti e rimase così, la testa giù, piegato, il corpo accovacciato sopra la tastiera, finché il suono non svanì.

Prima il piano emise un rombo sordo ed i piatti cominciarono a scuotersi poi a vibrare per la risonanza delle corde. L'intensità del suono imitava alla perfezione il boato dei bombardieri.

Immediatamente mi fece venire in mente un ricordo preciso. Durante la guerra, quando c'erano i raids aerei, sentivamo i Superfortresses americani che andavano a bombardare le posizioni tedesche. Volando molto in alto per sfuggire al fuoco nemico, producevano un suono lontano, monotono, molto particolare, che chi ha vissuto in quel periodo non potrà mai dimenticare. Era proprio il suono che Thelonious aveva riprodotto. Il boato svanì piano, proprio come degli aeroplani che si allontanano. Thelonious rimase seduto, piegato sulla tastiera, poi si volse leggermente verso Bud, con uno sguardo interrogativo. Prima Bud trattenne un sorriso, ma alla fine scoppiò a ridere fino alle lacrime……"

Bud Powell morirà nel 1966 a New York, a soli 45 anni, mentre Monk, anni dopo nel 1982 a 64 anni, dopo aver trascorso l'ultimo periodo nella lussuosa dimora della baronessa Nica de Koenigswarter, durante il quale rimase quasi sempre a letto in stato catatonico. Forse non aveva più niente da dire. D'altronde aveva una volta dichiarato ad una giornalista inglese."Non parlo molto perché non è possibile dire a tutti ciò che si pensa. Delle volte neppure noi sappiamo che cosa stiamo pensando".


The Thelonious Monk website. "Studies in Madness: The Role of Cognitive Style in the Effects of Mental Illness on the Creative Genius of Jazz Pianists Thelonious Monk and Bud Powell" - Dr Martin Margulis

JAZZ di Arrigo Polillo, ed. Mondadori

Dance of the Infidels- Francis Paudras,(pag.274-275) Da Capo Press (trad. Brunella Marinelli)

JAZZ- Gli uomini gli strumenti gli stili, Fabbri Editori, Thelonious Monk, fascicolo 3 e Bud Powell, fascicolo 8

Video: Thelonious Monk, Straight no Chaser







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COMMENTI
Inserito il 21/3/2010 alle 11.53.27 da "luigi.alberti"
Commento:
molto bello nient'altro da dire...
luigi
 
Inserito il 24/5/2014 alle 16.01.56 da "franco.bonini1956"
Commento:
Ottimo articolo che mi ha colto proprio di sorpresa: avendo appena scritto un libro sulla discografia su vinile di molti jazzisti dal titolo "Monk, Bud o viceversa" con riferimento al fatto se iniziare prima dall'uno o dall'altro pianista,
ho fatto una ricerca digitando il titolo per esaminare le librerie che lo rendevano disponibile ed ho scoperto questa pagina veramente intelligente che mai avrei saputo scoprirer. Complimenti all'autrice.
Franco Bonini
 

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Data pubblicazione: 22/06/2005

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