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Claudio Cojaniz
Shadows Of Colours
Caligola Records - distr. IRD (2011)
1. Green
2. Red
3. White
4. Brown
5. Black
6. Yellow
7. Blue
8. Indigo
9. Perfect Day (Encore)
Claudio Cojaniz - organo a canne
Un disco per solo organo a canne e subito viene alla memoria "Hymn Spheres",
licenziato da
Keith
Jarrett nel 1977 e inciso all'abbazia
di Ottobeuren in Germania l'anno precedente. Qui il protagonista è Claudio Cojaniz
e la basilica è quella dei Frari a Venezia. Il tastierista friulano, specializzato
in un jazz di ricerca solitamente in compagnia di corregionali altrettanto direzionati,
si concede una vacanza, o meglio accetta una sfida con un mezzo inconsueto per proporre
una sua particolare proposta. Il filo conduttore del cd sono le varie tonalità di
colore, intese nel loro significato simbolico. Aggrappandosi a questa suggestione
iniziale, il musicista di Palmanova elabora un continuum sonoro in cui sono rintracciabili
alcuni elementi caratterizzanti. Innanzitutto si può notare un'attenzione precisa
per l'aspetto timbrico attraverso il dispiegamento di tutte le potenzialità dello
strumento a sua disposizione. Prevale il tono solenne, pieno e ridondante, ma non
mancano intermezzi a mezza voce o le parti di raccordo più magre e raccolte. La
cura delle dinamiche è, infatti, un punto fermo all'interno delle composizioni-improvvisazioni.
Si passa, poi, da tempi lenti da "liturgia" ad accelerazioni improvvise, anche all'interno
dello stesso brano, con grovigli di note ben distinte ad esprimere una subitanea
concitazione nel procedere dell'organista. Si colgono cambiamenti ritmici repentini
e una percussività patente o trattenuta, marchio di fabbrica del titolare dell'impresa,
in diverse tracce. Ci sono echi di danza, vagamente riscontrabili o accenti arabeggianti
manifesti, ad esempio in "Black". Il finale, con un omaggio a Lou Reed per
mezzo di "Perfect day", si sposta in ambito pop sinfonico, ma con tutta semplicità,
senza ambizioni particolari.
Insomma Cojaniz ha voluto confrontarsi con un ambiente (la chiesa veneta) e con
uno strumento carichi di storia. Grazie al suo entusiasmo e alla sua esperienza,
alla buona abitudine di creare sempre situazioni inedite, il tastierista riesce
ad essere convincente pure in questo contesto e a regalare un'ora di musica difficile
da ascrivere a qualsiasi genere, ma appassionata e appagante.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/03/2013
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