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BANN (Blake, Anderson, Noy, Nussbaum)
As You Like
Jazz eyes (2010)
1. All the things you are
2. Played Twice
3. Guinnevere
4. Will Call
5. Days Of Old
6. As You Like
7. At Sundown
8. Minor Shuffle
9. Isotope
Seamus Blake - sassofono
Jay Anderson - contrabbasso
Oz Noy - chitarra
Adam Nussbaum - batteria
Siculiana srl via Ammiraglio Rizzo, 39 90142 Palermo email:
pressoffice@musiceyes.com
web: www.musiceyes.com
Prosegue con reciproca soddisfazione la combine tra l'americano Seamus
Blake e la label siciliana Jazz Eyes, etichetta che procede con piede
fermo nel suo cammino e ben attenta nel muoversi nell'odierno mare magnum
discografico. BANN è l'acrostico del polposo – sicuramente sulla carta – quartetto
formato da Seamus Blake ai sassofoni, Jay Anderson al contrabbasso,
Oz Noy alla chitarra e Adam Nussbaum alla batteria. 5/9 del lavoro
è su temi originali, i restanti quattro brani attingono ad un repertorio variopinto:
da Jerome Kern, con la gettonatissima All the things you are
che staglia un mainstream manipolato, up tempo, dove si inserisce la chitarra psichedelica
di Oz Noy, ricca di ritardi e anticipi, ma poco convincente nell'economia del tessuto
sonoro imbastito, a Played Twice di Monk, passando per Guinnnevere
di David Crosby (anno di grazia 1969), dal riuscitissimo e convincente arrangiamento,
ed approda ad Isotope di Joe Henderson, che finalmente libera tutto
il sound newyorkese, quello più underground. Le composizioni originali toccano diversi
lidi sonori, in un ampio raggio d'azione ben noto. Il muscolare duello tra Seamus
Blake e le corde del chitarrista israeliano (che ha trovato fortuna nella cosmopolita
New York), in antitesi con le definizioni armoniche disegnate da Jay Anderson in
Will Call, sono la risposta alla suadente ballad a firma della famiglia Nussbaum
– Adam e Maia – Days Of Old, dalla melodia ben conosciuta e caratterizzata
da un lunga intro solitaria di Jay Anderson. As You Like è piaciona,
colorita di funk e smooth –jazz, mentre viene a galla il particolare senso del blues
di Oz Noy in At Sundown.
Un lavoro nel complesso gradevole, però senza sussulti e grida di giubilo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 06/03/2011
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