Jazzitalia - Domenico Caliri Violongerìa: Il buio acceso
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caligola 2106
Domenico Caliri Violongerìa
Il buio acceso


1. Nero
2. Berah
3. Rue St. Denis
4. Vita a molla
5. L’essenza della memoria
6. Forward
7. Melosemera
8. Scripta manent
9. Giovannino Mezzotango
10. Sarabande

Erica Scherl - violin
Maria Vicentini - violin
Paolo Botti - viola
Francesco Guerri - cello
Antonio Borghini - double-bass
Cristiano Calcagnile - drums, percussion, glockenspiel
Domenico Caliri - electric guitar, acoustic 12 string guitar, classical guitar, prepared el. guitar, composition.



Album quanto mai variegato, "Il buio acceso" è un esempio maturo ed interessante di musica di ricerca in grado di creare atmosfere curiose ed emozionanti. Già la grafica della copertina del cd, realizzata da Giorgio Finamore, annuncia un mondo musicale "grottesco" fatto di buio e improvvisi sprazzi di luce.



I
l titolo del primo brano "Nero" ne ricorda le atmosfere "noir", inquietanti e losche. L'introduzione vede protagonisti contrabbasso e archi; la chitarra elettrica di Caliri interviene a intermittenza. Dopo un breve momento di suspense il ritmo accelera per poi tornare lento ed introdurre il primo affascinante assolo di Caliri: la sua chitarra simula ora un ruggito, ora il rombo di un motore ed alterna questo "rumore" a melodie suadenti, lasciandosi andare in un fiume di note, creando armonie tortuose. Calcagnile percorre un suo discorso interpretativo, per lo più accompagnando gli altri, scandendo il tempo e spostandolo frequentemente ma concedendosi di tanto in tanto i suoi "sfoghi" rumorosi. È una fase in cui il quartetto d'archi resta in silenzio; spezza poi il ritmo l'introduzione di un'altra gamma di suoni stridenti e rumori prodotti sfregando le corde con l'archetto.

"Berah" è un brano suggestivo e particolarissimo, che riesce a conciliare perfettamente musica jazz e classica in un prodotto originale, caratterizzato prevalentemente dal suono del metallofono. Caliri fa uso qui della chitarra acustica a 12 corde. Interrompendo quell'accenno di melodia e interplay che si stava creando, si apre una fase di rumori "fastidiosi" creati da ciascuno in totale libertà: ad un primo ascolto sembra il regno del caos e dell'atonalità, per un ritorno alla "normalità" che chiude all'unisono. "Rue St. Denis" comincia con un motivetto suggerito da tocchi delicati sulle corde del violino, accompagnato dal contrabbasso. "Tira e molla" è aperta dal suono alterato e ambiguo della chitarra elettrica e dalla batteria, poi finalmente le corde pizzicate a turni e ripetutamente da Caliri vibrano fino a cominciare a produrre una melodia, accompagnata da archi e contrabbasso. Bello e a tratti lirico l'assolo del violino: è un pezzo che entra dentro col suo ritmo e "scuote". In "L'essenza della memoria" Caliri dà prova della sua abilità con la chitarra classica, alternandola a quella elettrica, in un dialogo con se stesso. In "Forward" sono Borghini e Calcagnile a trainare gli altri in un ritmo velocissimo. Il chitarrista si lancia in un'esecuzione strepitosa mentre i violini gli rispondono con brevi interventi corali. "Melosemera" prende il via con il solo suono pulito e fluido della chitarra elettrica e offre a modo suo uno scorcio di romanticismo, mentre "Scripta manent" riprende le atmosfere buie ed i suoni stridenti dell'inizio. In "Giovannino Mezzotango" Caliri riprende la chitarra acustica a 12 corde ed avvicinandosi alle sonorità del tango, private qui del tipico bandoneon, presenta un brano - e con esso una storia - fantasioso e ben costruito, dando l'impressione di un lavoro più finito dei precedenti, forse sottraendo qualcosa alla libertà collettiva che caratterizza gli altri pezzi. Il cd si chiude con "Sarabande" di Zimmermann: esce di scena la sezione ritmica e rimane solo il quartetto d'archi per un momento toccante e con una vena drammatica.

Laura Mancini per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 22/11/2009

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