Album quanto mai variegato, "Il buio acceso"
è un esempio maturo ed interessante di musica di ricerca in grado di creare atmosfere
curiose ed emozionanti. Già la grafica della copertina del cd, realizzata da
Giorgio Finamore, annuncia un mondo musicale "grottesco" fatto di buio e improvvisi
sprazzi di luce.
Il titolo del primo brano "Nero" ne ricorda
le atmosfere "noir", inquietanti e losche. L'introduzione vede protagonisti contrabbasso
e archi; la chitarra elettrica di Caliri interviene a intermittenza. Dopo
un breve momento di suspense il ritmo accelera per poi tornare lento ed introdurre
il primo affascinante assolo di Caliri: la sua chitarra simula ora un ruggito, ora
il rombo di un motore ed alterna questo "rumore" a melodie suadenti, lasciandosi
andare in un fiume di note, creando armonie tortuose. Calcagnile percorre
un suo discorso interpretativo, per lo più accompagnando gli altri, scandendo il
tempo e spostandolo frequentemente ma concedendosi di tanto in tanto i suoi "sfoghi"
rumorosi. È una fase in cui il quartetto d'archi resta in silenzio; spezza poi il
ritmo l'introduzione di un'altra gamma di suoni stridenti e rumori prodotti sfregando
le corde con l'archetto.
"Berah" è un brano suggestivo e particolarissimo, che riesce a conciliare
perfettamente musica jazz e classica in un prodotto originale, caratterizzato prevalentemente
dal suono del metallofono. Caliri fa uso qui della chitarra acustica a 12 corde.
Interrompendo quell'accenno di melodia e interplay che si stava creando, si apre
una fase di rumori "fastidiosi" creati da ciascuno in totale libertà: ad un primo
ascolto sembra il regno del caos e dell'atonalità, per un ritorno alla "normalità"
che chiude all'unisono. "Rue St. Denis" comincia con un motivetto suggerito
da tocchi delicati sulle corde del violino, accompagnato dal contrabbasso. "Tira
e molla" è aperta dal suono alterato e ambiguo della chitarra elettrica e dalla
batteria, poi finalmente le corde pizzicate a turni e ripetutamente da Caliri vibrano
fino a cominciare a produrre una melodia, accompagnata da archi e contrabbasso.
Bello e a tratti lirico l'assolo del violino: è un pezzo che entra dentro col suo
ritmo e "scuote". In "L'essenza della memoria" Caliri dà prova della sua
abilità con la chitarra classica, alternandola a quella elettrica, in un dialogo
con se stesso. In "Forward" sono Borghini e Calcagnile a trainare
gli altri in un ritmo velocissimo. Il chitarrista si lancia in un'esecuzione strepitosa
mentre i violini gli rispondono con brevi interventi corali. "Melosemera"
prende il via con il solo suono pulito e fluido della chitarra elettrica e offre
a modo suo uno scorcio di romanticismo, mentre "Scripta manent" riprende
le atmosfere buie ed i suoni stridenti dell'inizio. In "Giovannino Mezzotango"
Caliri riprende la chitarra acustica a 12 corde ed avvicinandosi alle sonorità
del tango, private qui del tipico bandoneon, presenta un brano - e con esso una
storia - fantasioso e ben costruito, dando l'impressione di un lavoro più finito
dei precedenti, forse sottraendo qualcosa alla libertà collettiva che caratterizza
gli altri pezzi. Il cd si chiude con "Sarabande" di Zimmermann: esce di scena
la sezione ritmica e rimane solo il quartetto d'archi per un momento toccante e
con una vena drammatica.
Laura Mancini per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/11/2009
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