Intervista a Giovanni Masciolini, direttore artistico di
Assisi Notti Jazz
di
Marco Losavio
M.L.: Tu sei di Padova e l'Umbria (e non solo) è dominata da Umbria Jazz…ma come mai hai scelto questa regione
ed Assisi in particolare?
G.M.: Semplicemente perché il Jazz in Italia non è nato a Perugia, bensì, come risulta da tutti miei articoli presenti sul tuo sito,
è nato ad Assisi con il gruppo storico di Graziani,
Battistelli,
Laudenzi,
Masciolini e Ciammarughi grande pianista
e padre inoltre di Ramberto Ciammarughi anche lui grandissimo pianista jazz attuale. Ti racconto un piccolo aneddoto: durante l'occupazione americana in Italia Ciammarughi
padre e mio padre Aldo Masciolini furono invitati a suonare per le truppe americane in giro per tutto il mondo, Ciammarughi, molto legato alla sua terra rifiutò, immagina la reazione di mio padre, gli corse appresso con la pistola con l'intenzione di ammazzarlo, nonostante tutto Ciammarughi rifiutò e quel famoso tour non si fece mai.
Poi,
diciamo che questo festival è un po' un prosieguo di quanto iniziato oramai 4/5
anni fa quando ho cominciato a raccogliere le testimonianze di vecchi
esponenti del jazz Italia purtroppo dimenticati...o mai conosciuti, come
Cesàri, mio padre,
Battistelli,
Loffredo, Gualdi, e moltissimi altri, quasi non fossero mai esistiti, come se il Jazz Italiano fosse nato dagli anni '60 in poi: no, non è così. Il nostro jazz ha radici molto più profonde antecedenti anche agli anni '40, addirittura agli anni '20
e quando c'erano le famose navi dove i musicisti suonavano nella rotta Genova - New York.
Ringrazio infatti le persone come te e Adriano Mazzoletti
che mi hanno offerto l'opportunità di raccontare tutto ciò. Di Adriano è appena uscita la seconda edizione del Jazz in Italia dalle origini alle grandi orchestre – un capolavoro! Dovrebbe poi uscire il secondo volume dagli anni '40 agli anni '60, il tutto diciamo "per dare giusta sepoltura ai nostri vecchi jazzisti per maggior parte oramai deceduti". Ho
comunque avuto modo di confrontarmi con Pagnotta: è indubbiamente
molto preparato nel campo del Jazz, conosce anche bene la storia del Jazz Italiano,
forse i suoi consiglieri lasciano un po' a desiderare...Ci siamo incontrati il
10 agosto
in occasione della premiazione a Francesco Cafiso (lo definiscono "novello genio del sax"...io
aspetterei ancora un po'...) nell'ambito di Gubbio No Borders Summer Festival –
Italian Jazz Festival, organizzato da cinque anni dal mio amico Ezio Ranaldi.
Abbiamo parlato molto, fino quasi al giorno dopo!! Mi ha chiesto anche di
Guido Pistocchi apprezzandolo molto quale copia di Louis Armstrong. Gli ho risposto che la migliore qualità di
Pistocchi, jazzisticamente parlando,
non è quella di saper fare il dixie, o imitare Armstrong,
bensì hard bop, be bop, un po' tutto...non lo sapeva...
M.L.: Hai incontrato molte difficoltà? Chi invece ti ha aiutato?
G.M.: Sì, ho incontrato difficoltà soprattutto sotto il profilo
economico, alla fine, penso che io e Claudio Russo (co-direttore
artistico) ci rimetteremo diverse migliaia di euro...ma non importa: a
differenza di altri la nostra passione è di gran lunga superiore al lato
economico. In ogni caso ringrazio l'assessore della cultura di Assisi nella
persona di Mario Romagnoli, ringrazio l'associazione di commercianti
d'Assisi, l'associazione albergatori d'Assisi, Radio Suby e il gestore del Bar
Duomo in Piazza San Ruffino di nome Francesco. Grazie alla sua passione si è
sobbarcato costi non indifferenti...Naturalmente il ringraziamento maggiore va
poi a tutti musicisti, in particolare Ezio Ranaldi e Ferdinando
Roselletti. A proposito Ferdinando ha suonato anche con Joe Albany
pianista di Charlie Parker e Teddy Wilson, poi per motivi
familiari (si sposò...) dovette rinunciare al professionismo jazz. E bene loro
due suonano gratis, tutti gli altri per pochi euro, penso che questo sia il vero
spirito del jazz, non Elton John che è andato ad Umbria Jazz per chissà
quante decine di migliaia di euro...
M.L.:
Oggi però il jazz è presente su tutto il territorio nazionale grazie ai tanti festival che invece in passato non si facevano. Trovi che vi sia una maggiore cultura jazzistica nel paese Italia?
G.M.: Certamente sì, anche se molti si sono appropriati di un termine che non li appartiene: jazzisti.
Ma qui il discorso è molto lungo e complesso. Devi sapere però che tutto nasce dagli anni '70 in poi e spesso per motivi politici. In ogni caso è sempre
un bene avere parecchi jazz festival, a qualcuno magari si potrebbe cambiare
l'appellativo da "jazz festival" a "pop festival"...ma va bene lo stesso...cosa vuoi, il mondo va così.
M.L.: Recentemente è scomparso
Hengel Gualdi, un altro pezzo di storia del jazz italiano che se ne va. Vuoi ricordarlo?
G.M.: Hengel Gualdi indubbiamente è un altro pezzo del jazz italiano che se ne
è andato. Il mio Festival ad Assisi, l'ho detto anche in conferenza stampa, è interamente dedicato a lui a tutti quelli jazzisti misconosciuti.
Negli articoli del
Corriere d'Umbria e nel
Giornale d'Umbria questo spirito lo si rileva chiaramente.
Il massimo della felicità poi l'ho avuta quando è apparso questo titolo: "A settembre Assisi capitale del Jazz". Sono le famose soddisfazioni che non ti arricchiscono economicamente ma ti danno molto di più: quella cosa che nessuno può toglierti
e cioè la gioia di aver fatto tutto possibile per uomini che indubbiamente meritavano molto di più. A proposito
di Gualdi, ti racconto questo aneddoto. Ero un bambino piccolo quando in Piazza San Marco, negli anni '50, da una parte al Florian suonava mio padre
e dall'altra Gualdi: era una gara a chi suonava meglio, a chi dava di più
agli ascoltatori, immagina le persone correre da una parte all'altra della piazza ed applaudire, da lì
si può dire che è nata in me la passione per il jazz. Naturalmente per tutto ciò mi ritengo fortunato e vorrei che la gente tornasse a compiere i medesimi comportamenti.
M.L.: Tuo padre era un sassofonista molto apprezzato nel panorama jazzistico nazionale. Che eredità ti senti di aver raccolto?
G.M.: Penso che la mia eredità sia la passione per questa splendida musica.
Ci sono sassofonisti in Italia quali Atti, D'Avola, Odorici e molti altri che sono tra i migliori nel panorama jazzistico non solo italiano
e che ancora alimentano questa mia voglia di jazz. Ci sono altri poi che personalmente non capisco, non è che io sia stupido, non li capisco...sanno fare un miliardo di note, musica che solo loro ed alcuni eletti, si fa per dire, intendono, boh, io penso che il jazz è swing, senza swing non c'è jazz! Loro lo swing non sanno nemmeno cosa sia e soprattutto non lo sanno trasmettere come invece facevano, ma non solo loro per fortuna, i nostri vecchi padri.
Buon Jazz a tutti e arrivederci ad
Assisi...Spero
soprattutto che vengano molti musicisti ed appassionati alle jam session...dureranno
anche tutta la notte!!!
12/12/2018 | Addio a Carlo Loffredo, tra i padri del Jazz in Italia: "Ho suonato con Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, Stephan Grappelli, Teddy Wilson, Oscar Peterson, Bobby Hachett, Jack Teagarden, Earl "father" Hines, Albert Nicholas, Chet Baker, i Four Fresmen, i Mills Brother, e basta qui." |
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Data pubblicazione: 02/09/2005
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