1948 - Il "MOCAMBO" di Udine
di Giovanni Masciolini
Quand'ero bambino, o poco
più, mi fecero molta impressione queste poche parole di Omero tratte
dall'Iliade: "Cantami o Diva del Pelide Achille l'ira funesta che infiniti
lutti addusse agli Achei …". Omero chiedeva alla "Diva" di raccontargli del
perché Achille si ritirò, solo per un certo periodo, dalla guerra di Troia.
Anch'io, come tutti bambini, chiedevo a mio padre alcune cose: soprattutto
quale fosse il motivo per il quale lui si era "ritirato", o meglio "allontanato", dal
mondo che io chiamo, ma anche lui chiamava, il mondo dello "pseudo jazz"!
Avevo
12, 13 anni e interrogavo ancora mio padre, Aldo Masciolini, con queste parole: «papà, tu che sei
stato uno dei primi a portare o meglio, interpretare, questa musica in Italia, cos'è il jazz? ».
«Caro Vannino
- questo è il diminutivo che dava al mio vero
nome di Giovanni - il jazz è una cosa seria, è una cosa per pochi, ma anche per
molti: il jazz è un "Dio" particolare, strano, eccentrico, come tutti gli "Dei"
ama circondarsi solo di grandi, pretende rispetto assoluto, fedeltà, vuole, per
tutto ciò, anche le vite di questi grandi, pensa a King Oliver, pensa a
Armstrong, pensa a Charlie Parker, a Chet Baker, a Coltrane, a Kenny Dorham,
rifletti sulla vita di tutti questi artisti, vite che molti hanno considerato
sprecate, distrutte da alcool e droga. No caro Vannino queste non sono
state vite vendute, queste sono le vite di uomini, sì Vannino, di uomini che
vivono oggi, non so dove, o in quale dimensione, accanto al "Dio del Jazz"!»
Molti sono i locali che
portano, o che hanno portato, questo nome: "Mocambo"! Era un nome per sale
da ballo, bar, balere, ma in nessuno di tutti questi è successo quello che
avenne nel 1948
al Mocambo di Udine. Sì, certo, anche negli altri Mocambo c'erano
personaggi strani: uomini più o meno soli, donne più o meno sole, pseudo latin
lover, signore e signorine allegre, indubbiamente una "fauna" molto variegata. Nel Mocambo di Udine però, nel 1948, si suonava il "Be bop" importato
dall'America, "dall'America, Grande Madre del Jazz".
Per quei tempi il
Mocambo di Udine era un locale d'avanguardia, d'estrema avanguardia, sì perché,
alla fine degli anni '40, forse per la prima volta in Italia, oltre ai valzer,
alle mazurche, ai balli da mattonella, allo swing e al dixi, si suonava,
naturalmente a tarda ora, e completamente gratis, il be bop!
Questo il
quintetto: Umberto Cesari – pianoforte,
Miro Graziani – batteria,
Riccardo
Laudenzi – trombone e contrabbasso, Aldo Masciolini – clarinetto e sax tenore,
Walter Notari – voce e violino. Quanti di voi sapevano tutto ciò? Penso pochi, pochissimi, perché? Il perché è semplice: l'Italia non ha mai
apprezzato questi suoi figli poiché erano tropo "avanti" rispetto a quei tempi!
L'Italia apprezzava molto di più, e pagava molto di più, il complesso di Renato Carosone, che faceva un bel
miscuglio tra jazz, swing e arie napoletane componendo anche delle canzoncine
tipo: "Il Rosso quando vede la Rossa fa la mossa".
Germania nel 1952 al night
club "Tarantella" di Amburgo. |
Loro invece, quelli del Mocambo, guadagnando
quattro lire, suonavano, poiché ne erano
capaci, il be bop ... La gente però apprezzava, e pagava, molto di
più "'O sarracino". Purtroppo, di mio padre e dei suoi compagni di viaggio, non
esistono registrazioni, documenti televisivi, mentre invece di Carosone sono
tuttora reperibili moltissime registrazioni sia video che audio. Peccato, perchè
sarebbe stato interessante riascoltarli oggi, col senno di poi ... Tuttavia, come ho già detto, il "Dio" del jazz pretende, vuole, vuole
solo i veri artisti: di Walter Notari, grandissimo violinista, un uomo che ha suonato
per decine d'anni non esiste nessuna registrazione, esiste solo nella memoria
di chi lo ha ascoltato, beati loro. Notari però riposa accanto al "Dio" del jazz, altri invece, caro Renzo
Arbore, sono esattamente come te: macchine per fare soldi alle spalle degli
sprovveduti. Tu sei il loro "Dio in Terra", sei il Presidente di Umbria
Jazz, un Presidente che ripropone oggi alla TV, ma non solo, una "specie di
swing" stucchevole: cibo solo per gli stolti…!
Loro no, i cinque del Mocambo
nel '48 facevano be bop! Naturalmente né Carosone, per altro ottimo pianista,
né Arbore, ottimo intrattenitore, hanno colpe specifiche: loro hanno raccolto, o
raccolgono, quello che "altri" hanno creato, "altri" dai volti spesso
ignoti, "altri" che si sono autodenominati "critici musicali", "grandi
conoscitori del jazz", "organizzatori di festival più o meno importanti",
"politici", sì "politici". Pensiamo agli anni '70, durante i quali hanno fatto "spacciare",
con l'ausilio del loro potere, dei veri Bidoni Musicali per grandi artisti o che
hanno fatto, e lo fanno tutt'ora, suonare, intervenire, alle varie trasmissioni
televisive, e non solo, sempre "i soliti noti": non occorre fare i nomi, tutti
noi gli conosciamo…!
Sì caro Marcello Rosa, caro
Guido Pistocchi, e troppi altri con voi, suonano sempre
gli stessi: la gloria, i soldi, gli applausi, sono sempre per i "soliti noti",
la storia si ripete, purtroppo si ripeterà per sempre, per voi però, esiste ed
esisterà quel famoso "Dio del Jazz"! Naturalmente anche voi non siete esenti da
colpe, le stesse colpe che ebbero mio padre,
Cesàri, Notari e con loro molti
altri! Qual è la vostra colpa? Semplice: avete sempre pensato che per essere
apprezzati bastava suonare bene, non è vero, non è sufficiente, anzi non è la
cosa principale, per ottenere il successo occorre "sapersi vendere molto bene",
purtroppo per voi, gli altri, di questa loro "vendita", ne hanno fatto "un
Arte"! In fin dei conti siete dei Novelli Don Chichotte che combattono una
moltitudine di molini a vento ...: a me però piacete così, siete voi i veri
musicisti!
Analizziamo
ora i cinque jazzisti del Mocambo: per Umberto Cesàri è sufficiente una sola parola, un genio del
pianoforte! Per Miro Graziani,
Riccardo
Laudenzi, Aldo Masciolini, vi
rimanderei ai tre articoli pubblicati su questo stesso sito; di Walter Notari
del quale non esiste nessuna registrazione, mi atterrei a
queste poche parole di Oscar Toson. Oscar era un pianista, recentemente scomparso,
il quale ad una mia domanda su Walter mi rispose in questo modo:
«Notari era
uno di quegli uomini al quale la natura aveva donato un talento musicale
straordinario. Era stata molto generosa con lui, con il violino poteva fare
quello che voleva: poteva interpretare sia la musica classica che il jazz, la
musica leggera, tutto! Per lui suonare per strada o in un concerto era
esattamente la stessa cosa, faceva parte di quegli uomini diciamo "non
globalizzati", uomini oggi forse scomparsi definitivamente, fortunatamente
però, ora accanto al famoso "Dio del Jazz"!».
Torniamo al Mocambo nel 1948: i
cinque ragazzi dell'epoca ascoltavano i primi dischi del Parker, di Gillespie,
trascrivevano pazientemente, molto pazientemente, nota per nota tutti i brani,
poi dopo le due di notte, qualche volta anche prima, soprattutto se erano
presenti in sala degli "intenditori", suonavano, dico suonavano, il be bop! Ma
non solo, sapevano interpretare bene anche lo swing, il cool, altra novità
jazzistica per quei tempi: nessun critico musicale, o presunto tale, conosce
queste cose! Lo so, il sax di Aldo Masciolini non è il sax di Parker, il piano
di Cesàri non è quello di Powell, qui però si potrebbe aprire un interessante
dibattito, il trombone di Laudenzi non è quello di J.J. Johnson, la batteria di
Graziani non è quella di Roach, il violino di Notari non è quello di Grappelli,
no forse quello di Notari era superiore! In ogni caso loro suonavano, in Italia, il be bop
nel 1948!
Mentre scrivo ascolto "My Favorite Things" in "Live From Stockholma"
del 1961 eseguito da Coltrane con il suo quintetto: un capolavoro assoluto!
Coltrane, secondo me, con questo brano rende omaggio a tutto il jazz, a tutti i
grandi jazzisti, rende una doverosa "offerta" al "GRANDE DIO DEL JAZZ". Ascolto anche
Kenny Dorham, con il suo
quintetto nel 1959 a New York, nei brani "The Prophet" e "Don't Explain": altri
capolavori, altri "magici doni" al "Grande Dio del Jazz"! Forse, caro Kenny, hai
ragione: non si può, non è possibile, molte volte è meglio non spiegare tutto!
Di seguito riporto le parole di Riccardo Laudenzi
riguardo il Mocambo: Laudenzi è l'ultimo dei sopravissuti.
«Ad Udine,
negli anni 49/50, poco distante dalla cinquecentesca Piazza della Libertà
(allora, ricordo, ancora chiamata Piazza Cantarena), per volontà di alcuni
volenterosi operatori (ricordo Meroi, Agosto, Dollinar...) sorse un bel
locale "dal ballo" dall'esotico nome (MOCAMBO) che introdusse, nella
pacifica ed operosa quiete friulana, il...patogeno virus musicale
dell'epoca: il jazz!
L'untore?
Un violinista di Padova, Walter Notari (l'ultimo di una famiglia di
"sciamani" musicali), ottimo tzigano e melodioso cantante, fattosi
convincere - all'uopo - dall'amico Aldo Masciolini (sempre all'epoca
affascinante clarinettista alla Benny Goodman) nel portare, per il mocambo,
una formazione musicale che si incentrava nella figura dell'allora massimo
esponente del jazz italiano: Umberto Cesàri. Alla batteria Miro Graziani e
al trombone, io, Riccardo Laudenzi.
Fu un'esperienza positiva?
Di certo l'introduzione, robusta, della musica jazz in una pur "virilissima"
sala da ballo era un atto di coraggio. Ma alla fine, quella di Udine, fu
un'esperienza positiva e simpaticamente condivisa.
Allora, per di più, ricordo, Udine viveva una concorrenza di immagine con
Trieste e, spesso, appassionati della musica jazz di tale città si portarono
ad Udine per assistere alle jam sessions che, a tarda sera, si effettuavano
su richiesta di particolari appassionati (Dollinar ed altri). Musicalmente,
il momento era quello del passaggio dalla robusta tradizione Chicagoana al
"rinascimento" jazzistico "bebop - cool jazz", allorquando ci si abbeverò
alle grandi introduzioni (anche strumentali) dei vari Gillespie, Parker,
Monk ecc...E per un pianista come Cesàri, emulo a 180° dell'arte pianistica
di Art Tatum) tali storiche evoluzioni erano del tutto congeniali!»
Riccardo Laudenzi - 30 novembre 2002
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Grazie Riccardo, grazie per
queste frasi: il jazz (quello italiano) vi è debitore! Molte cose sono avvenute
da quel lontano 1948: non sarebbe forse il caso di riprendere in mano un po'
tutto questo passato, rianalizzarlo, comprenderlo, ripartire poi in maniera
diversa? Forse è solo un'utopia! In ogni caso il "GRANDE DIO DEL JAZZ" è lì
pronto ad accogliere i "veri jazzisti" più o meno grandi, più o meno bravi,
americani, francesi, italiani etc. Il segreto per stargli accanto? No, non è la
morte per alcool o per droga, lui non è poi così "cattivo": basta essere dei
"veri jazzisti", credetemi non è poco!
Ascoltate Joe Henderson al
sax e Gregory Hutchinson alla batteria nel brano "Take the 'A' Train" registrato nel
1991: un duo che esegue il brano come fosse un'intera orchestra, una grande
interpretazione, eccezionalmente ritmica, moderna, attuale, un'ottima
rielaborazione di un vecchio brano del "Duca". Quando si è grandi non contano
né le mode, né i periodi, si entra di diritto nell'eternità, tutto il resto è
bluff!
Beh, che dire ancora, lascio a voi ogni commento ulteriore: vi
consiglierei solamente di ascoltare questi due brani:
How High The Moon (Real Audio,
MP3
3.8MB) di Umberto Cesàri
Stardust di
Aldo Masciolini - Hotel Biri di Padova, 1948 circa
(Aldo Masciolini tenor sax,
Oscar Toson pianoforte, Luciano Schiccheri batteria, Ennio Carretta contrabbasso)
Certamente non sono
eseguiti con la stessa perfezione di quelli precedenti degli americani, fanno
parte però del vero jazz! Il mio unico dubbio è rivolto verso i giovani: a tutti
quei giovani che si avvicinano al jazz, a questa straordinaria musica, a
quest'arte che ha attraversato oltre cent'anni della storia più recente, a
questa "Diva" (il jazz) che ha parlato, e parlerà, delle ire di "Novelli
Achilli jazzisti", di "Novelli Eroi", pronti però a rientrare nel
proprio campo di battaglia. No, non è un dubbio, i giovani capiscono e
capiranno, sono loro, per lo meno alcuni, che porteranno avanti un discorso
iniziato molti anni fa ...
Giovanni Masciolini
orgoglioso di essere figlio di uno dei cinque jazzisti del Mocambo, amico degli
altri quattro, grande ammiratore di tutti gli altri veri artisti.
P.S. Mi è arrivata oggi una
graditissima e-mail dalla California che parla di Walter Notari: è una breve
e-mail che considero però una grande testimonianza per quanto riguarda Walter
Notari.
Caro Giovanni,
sono Simone Leorin, attualmente risiedo in California, Stati Uniti.
Spero di poterti dare del tu.
Diciamo che mi avvalgo di questa licenza soltanto perchè volevo condividere
la commozione per una persona straordinaria: il maestro Walter Notari.
Io ebbi la grandissima fortuna di studiare solfeggio con lui a Padova.
Mi affascino' dal primo minuto in cui lo incontrai.
E' veramente raro trovare tanta semplicità incastonata in una persona di
così raro talento.
Dalle tue parole ho saputo che è deceduto e dalle stesse ho saputo che non
esiste nessuna registrazione di Notari.
Quello che mi consola, sono le sue note sublimi che ancora risuonano nella mia
testa.
Notari si affezionò particolarmente a me. Mi regalò diverse cose che
custodisco gelosamente, tra cui un piccolo vangelo da lui stesso autografato
e regalatomi un giorno in cui mangiavamo insieme prima della lezione
pomeridiana.
Ricorderò per tutta la vita la performance che fece al saggio finale della
scuola in cui lui era maestro di violino:
ad un certo punto, simulò la rottura di tutti i crini e cominciò a suonare
con la parte lignea dell'archetto. Suonò in modo divino.
Con il legno...Straordinario.
Una volta andai ad ascoltarlo a Venezia. Frizzante e giocoso come sempre.
Il suo sorriso bonario e divertito che spesso mi regalava, mi accompagna
ancora oggi.
Mi e' dispiaciuto molto perdere poi i contatti. E purtroppo ora non posso fare
più niente.
Effettivamente era un artista straordinario. Peccato che niente rimanga a
sigillo di questa convinzione, condivisa soltanto da quelle persone che hanno
avuto la fortuna di incontrarlo e ascoltarlo.
Ti ringrazio della tua attenzione e ti auguro una buona giornata
Simone |
12/12/2018 | Addio a Carlo Loffredo, tra i padri del Jazz in Italia: "Ho suonato con Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, Stephan Grappelli, Teddy Wilson, Oscar Peterson, Bobby Hachett, Jack Teagarden, Earl "father" Hines, Albert Nicholas, Chet Baker, i Four Fresmen, i Mills Brother, e basta qui." |
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Data pubblicazione: 14/02/2003
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