Nel lontano 1962
le strade dei quattro ragazzotti
Assisani si
erano già da tempo divise: Battistelli
lavorava a Roma come chimico, Laudenzi,
anche lui a Roma, come dirigente dell'ENEL, Graziani gestiva un ristorante
"Il Paradiso" ad Assisi: posto d'incontro fra parecchi musicisti fra
i quali Armando Trovajoli, mio padre Aldo Masciolini faceva a Padova
l'insegnante di scuola guida…
Naturalmente la sera, fino a tarda notte, tutti suonavano chi a
Roma e chi a Padova!
D'estate si ritrovavano nella
natìa Assisi: parlavano un po' di
tutto ma soprattutto di musica, finalmente nell'agosto del '62 decisero di fare
una Jam Session fra di loro, una piccola rimpatriata!
I tempi di allora, per i quattro jazzisti, non erano certamente
quelli dei moderni musicisti: oggi grandi platee, ottimi strumenti, sale di
registrazione con tutti i più sofisticati meccanismi, ieri molto più
semplicemente uno scantinato della basilica di Santa Maria degli Angeli in Assisi,
molto vino, quattro gatti ad ascoltarli, un piccolo registratore
della "Geloso" con relativo microfonino, un pianoforte (pensate che
razza di pianoforte...) gentilmente prestato loro dai frati della basilica,
altri strumenti rimediati qui e lì…
C'era però la
passione, la gioia di suonare, il desiderio di reincontrarsi, ma soprattutto la bravura di questi musicisti.
Durante l'ascolto del CD si sentono le voci di tutti e quattro i
ragazzotti: quella di Battistelli, recentemente scomparso, è sempre presente,
in ogni caso inconfondibile…
La diversa qualità dell'esecuzione musicale dei brani dipende
dal tasso alcolico dei quattro ragazzotti: sempre più alto, massimo alla fine!
ERAVAMO AGLI INIZI DEGLI ANNI '60: FORTUNATAMENTE LA POLITICA
CON I RELATIVI "GALOPPINI" NON ERA ANCORA ENTRATA NELLA MUSICA JAZZ,
POI, DOPO …
DA QUEL MOMENTO IN POI ALCUNI MUSICISTI NON SONO PIU' STATI
"ARTISTI LIBERI": SE LO VOLEVANO ESSERE SONO STATI E SONO TUTT'ORA
(SPESSE VOLTE I MIGLIORI), QUASI DEGLI "EMARGINATI", O ANCOR PEGGIO
"EMIGRATI"…!!!
Ritornando ai brani della Jam Session indubbiamente alcuni sono
buoni altri meno…
In ogni caso personalmente considero "HOW
HIGH THE
MOON" (Quanto è
alta la luna)
(), molto buono: è un misto di
Swing, di Cool, di animo musicale italiano trasportato in Jazz!
Pensate che Battistelli, riguardo a questa Jamm Session, mi
diceva: "Giovanni altre volte abbiamo suonato molto meglio". Io gli
rispondevo: "Caro Sergio, per me è sufficiente ascoltarvi in questa, siete
grandi!"
BRAVI RAGAZZI, GRAZIE RAGAZZI: POCHE MONETE DALLA VOSTRA MUSICA, MA
TANTA LIBERTA'!
E ANCOR PIU' GIOIA DA TUTTI VOI PER TUTTI NOI.
Con grande riconoscenza
Giovanni Masciolini
Roma 1947, locale
"Alessandra Club" di
via Veneto
Franco Chiari – fisarmonica
Carlo Loffredo – contrabbasso
Aldo Masciolini
– sax tenore
Enrico Wertmuller – piano (fratello della regista Lina Wertmuller)
Luciano Messina - batteria
Recensione
di Antongiulio Zimarino
pubblicata su JazzConvention
Ci troviamo di nuovo a parlare di "storia del jazz italiano" attraverso un altro cd propostoci da
Giovanni Mascolini che sta pazientemente recuperando una "storia" jazzistica italiana attraverso le incisioni in suo possesso. Il Cd è
autoprodotto, ma credo che sia un prezioso documento per capire origini e spirito della "storia": si tratta di una "jam session" tenutasi nell'agosto del 1962 nello scantinato della Basilica di S.Maria degli Angeli in Assisi. Storicamente, un documento importante che rende giustizia e riscrive interi capitoli della vicenda del jazz in Italia; musicalmente ci lasci intravvedere competenza, preparazione, aggiornamento dei musicisti italiani di allora, sia pur entro un linguaggio esemplato direttamente dai maestri nordamericani, ma posseduto e partecipato nello spirito e nella qualità. "Jazz" è un modo di essere...
La registrazione è quella che è qualitativamente parlando, ma il documento è interessantissimo e pone molteplici questioni:
Esistono ancora queste cose?
Esiste ancora la pratica liberatoria e creativa della "jam"?
O forse essa è superata, è ritenuta un comportamento "archeologico"?
Al di là della qualità tecnica dell'esecuzione (da tener presente, che secondo le testimonianze, erano tutti ubriachi.... e si capisce dalle voci...) resta indelebilmente impresso un segno di
vitalità e di libertà creativa, un senso di ricerca empatica, un desiderio di vivere la musica nella sua prospettiva collettiva e socializzante che oggi non esiste più, forse.
Non voglio fare la solita polemica dei "bei tempi andati" ma stigmatizzare una condizione culturale tipica del jazz in Italia. C'è una grande differenza tra l'insegnamento del jazz negli States e in Italia: gli americani imparano a suonare
"insieme". La musica d'insieme si fa, perché si insegna prima di tutto il rispetto reciproco: non importa suonare o relazionarsi con chi è più o meno "tecnicamente" bravo, importa saper entrare nella logica del contesto, importa provare, consolidarsi, confrontarsi, aprirsi. Nelle scuole di jazz si insegna "musica d'insieme".... Certo, una guida fa bene, ma non si suona musica insieme: si è tutti preoccupati di risolvere quel problema tecnico o sviluppare competenze individuali e capacità, ma il tutto in funzione della gratificazione individuale, dimenticando che l'unica vera grande gratificazione è quella di vedere riconosciute e stimate dagli altri, le proprie capacità creative.
Faccio un esempio locale (area abruzzese) che mi amareggia e mi fa riflettere: esistono talenti notevolissimi, dalle grandi capacità tecniche, creative e interpretative...ebbene, perdono più tempo a dirsi male e a farsi dispetti e ripicche reciproche piuttosto che coordinarsi e mostrare l'enorme potenziale di una autentica "scuola" del jazz italiano. Perché? Egoismi, interessi? Mah, se uno è sicuro delle sue capacità che problema ha nel confrontarsi? E se uno non avesse reali capacità, quanto si potrebbe crescere nel confrontarsi? Ma vi immaginate che immenso potenziale sarebbe se finalmente questi artisti sapessero rispettarsi e lavorare insieme? Ognuno capirebbe i suoi limiti e saprebbe imparare dall'altro, salirebbe il livello tecnico complessivo, la musica diventerebbe una "ricerca continua" nel migliorarsi, si moltiplicherebbero gli interessi sul jazz, attirerebbero attenzioni, quindi possibilità nuove di lavoro, di confronto...ma se questo in regione, pensate un po' nel resto d'Italia, dove tutto è monopolizzato da tre o quattro personaggi: il jazz è nato come
"forma musicale di relazione", perché lo si vuol snaturare?
Ben vengano allora i ritorni a questa memoria, come quelli che ci vengono riproposti da queste incisioni ma questo non è un "andare indietro" ma piuttosto, un ritorno allo spirito essenziale. Ah, se ci vorrebbe, una bella sbronza collettiva che ci faccia dimenticare ripicche ed egoismi e ci facesse tornare uniti a fare finalmente il "viaggio insieme". Credo che quei ragazzi di allora possano moralmente insegnarci tante cose, finanche come uscire dalla trappola di autoreferenzialità nella quale i musicisti, soprattutto in Italia, si sono cacciati.
Per concludere direi che dopo l'ascolto di queste cose, se mai nelle vostre vene, nel cuore e nella mente è passato un po' di Charlie
Parker potete fare una cosa: telefonate ai musicisti che ritenete i migliori, sbronzatevi leggermente, in serena libertà
come questi ragazzi di allora, mettete mano allo strumento e suonate gli standard sbagliando e riprovando, prendendovi in giro o facendovi i complimenti, schiamazzando, sudando, suonando per dire agli altri che siete persone con sentimenti e che di quelli sapete parlare con lo strumento, fatelo anche davanti ad un pubblico, coinvolgendolo nel gioco. Se invece Parker è per voi un ignorante drogato che non sapeva stare nella battuta, lasciate stare questo cd, e mettetevi a studiare il superlocrio, davanti allo specchio dicendovi "… sono il più bravo di tutti
…"
Antongiulio
Zimarino -
JazzConvention |
12/12/2018 | Addio a Carlo Loffredo, tra i padri del Jazz in Italia: "Ho suonato con Louis Armstrong, Dizzy Gillespie, Django Reinhardt, Stephan Grappelli, Teddy Wilson, Oscar Peterson, Bobby Hachett, Jack Teagarden, Earl "father" Hines, Albert Nicholas, Chet Baker, i Four Fresmen, i Mills Brother, e basta qui." |
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Data pubblicazione: 05/09/2001
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