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Musica Jazz e Arti Visive
di Giovanni Masciolini

Si ringrazia la galleria "Polvere di Stelle" di Ivana Ruzickova per la gentile collaborazione fornita.
(Via Savonarola 78, Padova - Tel. 049/8710886-347/2515434, emal: ruzickova@libero.it; web: www.polveredistelle.biz)

Mi sono sempre chiesto se sia possibile ricollegare la musica jazz con le varie espressioni della pittura del '900. Indubbiamente non è un'impresa facile: il jazz è musica molto ritmica, vibrazioni, note più o meno veloci, personaggi, vite di uomini vissute, molte volte, in maniera tragica, raccontate, descritte, con l'ausilio di vari strumenti; il tutto però non avverrebbe se il musicista non attingesse, o non avesse attinto, alla parte più profonda di sé: quell'"entità" che molti chiamano anima, ma anche in parecchi altri modi!

E la pittura? In pittura, scultura, si utilizzano supporti diversi, colori, pennelli, tele, terrecotte, bronzi, marmi etc., ma anche questi artisti attingono alla stessa "entità" chiamata anima che è nel profondo "pozzo" di loro stessi. Certamente il modo di rappresentazione fra il jazz e la pittura è completamente diverso: lì si usano i clarinetti, i sax, le chitarre, i contrabbassi, etc., qui i colori, le prospettive, materiali diversi, il risultato finale però è il medesimo, sia il pittore che il musicista ricercano lo stesso obiettivo, la strada verso l'assoluto, il risultato finale poi sarà più o meno ottimale a seconda dei talenti di ognuno di essi.

Ora pensate ad alcune vite disperate di qualche jazzista: Parker, Coltrane, Baker, naturalmente il numero potrebbe essere lunghissimo, ma anche i pittori non mancano, Van Gògh, Modigliani, Schiele, etc., perché questi uomini, pur essendo dei geni, hanno distrutto, buttato via la loro vita? Perché? Erano uomini che indubbiamente anticipavano i tempi, il futuro, non potevano essere capiti, più avanti sì, erano troppo soli, incompresi, forse non sapevano affrontare la loro solitudine, ma pensiamo a che cosa ci hanno regalato, quali grandi squarci di futuro, di eternità, addirittura hanno donato la loro stessa vita, sì la loro stessa vita, poiché lasciare per gli altri la loro arte era più importante della stessa esistenza.


Charlie Parker
Egon Schiele - 1950
Egon Schiele - 1950

John Coltrane

Cerchiamo ora di paragonare alcuni stili pittorici con stili jazzistici. Prendiamo ad esempio il dixi con il suo grande interprete quale Armstrong. Se confronto questa musica così allegra, frizzante, con l'impressionismo, Monet in particolare, con la sua pittura fatta di luce e colori, vi sembra poi così azzardato il paragone? E l'espressionismo tedesco di Mache, Mark, Otto Dix, questa pittura così interiorizzata, estrema, non assomiglia forse al sax di Coleman Hawkins, o a quello di Lester Young, e lo swing di Goodman, di Basie, se vogliamo anche di Ellington, le grandi orchestre jazz, non fanno certo un'arte, come concettualità, molto dissimile dalla grande pittura figurativa del post-impressionismo. Prendiamo il cool jazz di Baker, di Davis, di Mulligan, quelle atmosfere così irreali, fumose, le troviamo certamente nei dipinti di De Chirico, di Magritte, quindi nella pittura metafisica e surrealista; è forse un delitto ascoltare un brano quale "My Funny Valentine" ed immaginare di stare ad osservare una piazza d'Italia di De Chirico?

Coleman Hawkins
Coleman Hawkins

Gerry Mulligan

Chet Baker

Che dire poi del be bop di Gillespie, Parker, Stitt, il loro jazz non è forse paragonabile all'astrattismo di Kandinsky, di Kupka: lì note veloci, vorticose, improvvisazione assoluta, qui i pensieri, i concetti, trasportati su una tela, non più figure, ma immagini mentali, l'inconscio che parla.
A
scoltate il brano "My Favorite Things" e contemporaneamente, se vi è possibile, osservate un quadro di Burri, l'utilizzo dei sacchi bruciati, delle plastiche, il greto, concettualmente non vedo molta differenza, anzi! E il "Taglio" di Fontana, la lacerazione della tela, la rottura con la tradizione con tutti gli schemi, non è forse simile al free jazz di Ayler così ossessivo, quasi proveniente da un altro mondo, un'apertura: un "passaggio", come quello di Fontana, forse in dimensioni diverse! Alcuni critici hanno chiamato poi il jazz di Kenny Garrett un jazz "spaziale", anche in pittura esiste una corrente spazialista, vedi lo stesso Fontana, corrente nata tra Milano e Venezia, con il suo ultimo rappresentante Ennio Finzi.

Ma esiste oggi un qualcosa nel jazz o in pittura che va oltre lo spazialismo? Sì, esiste una corrente di pittura chiamata "dell'energia", una pittura che penetra dentro il taglio di Fontana, che vuole "vedere" altri mondi e altre dimensioni, una pittura dove si utilizza per la prima volta la fibra di carbonio, materiale indistruttibile, che non ha bisogno di supporti di telaio o di cornice, materiale nero, quasi a rappresentare il colore dello spazio.


Kenny Garrett


Antonio Baccarin - Concetto d'Energia


Mi viene ora alla memoria il brano "Body and Soul" (Corpo e anima), quei due concetti ai quali pittori e jazzisti molto si sono ispirati, forse cercavano l'unione delle due cose, forse l'incontro fra il femminile ed il maschile, quasi una ricerca alchimica del lato conosciuto e del lato oscuro che in tutti noi "alberga", che in tutti noi vive ed esiste e del quale ne abbiamo una grande paura, loro invece a questa ricerca, in molti casi, hanno dato la loro stessa esistenza! Grazie allora alla Luna Nera, al lato oscuro di tutti questi geni, grazie a quello che gli alchimisti chiamano "profondo nero", grazie a tutto quell'"universo femminile" che così importante è stato per l'ispirazione e la creazione delle opere di moltissimi artisti, siano essi pittori, scultori, musicisti e forse anche uomini qualunque.
Giovanni Masciolini



A lato, copertina del libro I King ovvero Il libro dei mutamenti

Si ringrazia la galleria "Polvere di Stelle" di Ivana Ruzickova per la gentile collaborazione fornita.
(Via Savonarola 78, Padova - Tel. 049/8710886-347/2515434, emal: ruzickova@libero.it; web: www.polveredistelle.biz)







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Data pubblicazione: 29/08/2002

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