E' bella l'idea di nominare un progetto musicale con l'asse stradale che
collega le città d'origine dei quattro giovani musicisti. A24 è un progetto.
Già questo è un elemento consolatorio in una fase di stagnazione musicale che ha
sclerotizzato la vis creativa di molti. Ciò che appare a chiare lettere è la coralità.
Nessun individualismo, nessuno dei quattro pecca di presunzione. Nessuno è leader,
anzi i leader sono quattro. Ed anche questo è, senza un dubbio, un dato importante,
essenziale per meglio comprendere la costruzione e l'esecuzione degli otto brani
che compongono la loro prima fatica discografica. Il solo Baron non si è
cimentato nella composizione, Gola ne firma una e Diodati e
Delle Monache
fanno la parte da leone.
Le spinte agogiche e le tessiture armoniche
si muovono con sicurezza espressiva,alla ricerca di percorsi difficilmente esplorati.
Una caccia che si sostanzia nelle incursioni dei sassofoni di
Delle Monache
e nelle corde di Diodati. Un costrutto apparentemente omogeneo che, però,
si dispiega in strutture di ampio respiro ben sostenute da Baron e Gola e nei pirotecnici
fraseggi di Diodati, in alcuni casi, border line.
La tradizione è ben rammentata, volutamente ed in alcune battute (Eyes
Wide Open) ma sempre corruscata – opportunamente – da ampi spettri sonori.
La descrittività è sicuramente una delle peculiarità di questo lavoro
e 03/10 ne è la massima espressione, seppur
mutuando alla tradizione. Il tema ne è una perfetta identità anche stilistica.
La ricerca del suono e le strutture compositive molto articolate, liberano
la brillantezza solistica ed il solo di contrabbasso di Gola in
Brace Ardente è il testimone di tale assunto. In
altri casi, però, il quartetto eccede nel percorrere alcune vie che non trovano
un'adeguata uscita lasciando in sospensione alcune frasi. (Miramare).
Mutamento di stile, coreografico sentire della musica.
Rw2 suona in modo originale e suggestivo muovendosi
all'interno del new jazz sound statunitense. Un tema articolato, dal piglio sferzante
che esalta la robusta tecnica e l'acume improvvisativo di Diodati. Lo smalto
del fraseggio di
Delle Monache,
la cui ispirazione spazia da Shorter a Brecker, chiude un "Finale
Aspettato". Invero, inconsueto.
Un lavoro dalla distratta eleganza che colpisce, ma non al primo ascolto.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 23/02/2008
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