Terzo album da leader per il trentaquattrenne Giuseppe Bassi. Un album che segna un'importante tappa nella carriera del contrabbassista barese perchè contiene molti elementi da cui trapela una maturità artistica oramai evidente. Ad accompagnarlo alla batteria, Mimmo Campanale,
un consolidato ed esperto partner della cosiddetta sezione ritmica. Nel front
end, due giovani: Fabrizio Scarafile e Nicola Andrioli. Essi sono talmente colmi di talento al punto da non farsi intimidire mai, capaci di interpretare la musica con notevole pertinenza di linguaggio. Peculiarità, questa, fondamentale per il jazz scelto e composto dal leader.
L'album contiene alcuni standard per nulla scontati, che Bassi ha scelto accuratamente dai ricordi personali. La title track, My Love and I, colonna sonora del film
Apache e cavallo di battaglia di Coleman Hawkins è qui eseguita con grande intensità. Sugar, del troppo poco considerato Stanley Turrentine, uno shuffle irresistibile dove emerge il contrabbassismo possente, nero, quello della cavata poderosa. Portrait, di Pat Martino, un brano che trasmette solarità, allegria e che vede la felice incursione di Guido Di Leone alla chitarra. Never Let me go, di Raymond Evans, undici minuti di raffinata bossa, Blues on the Closet, omaggio al grande Oscar Pettiford eseguito insieme ad un altro contrabbasso suonato da Dado Moroni, sostituito al piano da Ettore Carucci. Un duello-duetto a tratti spettacolare. Love for Sale, in una versione bossa molto ben cantata da Paola Arnesano e con Dado Moroni questa volta al piano.
Sebbene già la scelta degli standard sia sufficientemente emblematica riguardo il gusto musicale di Giuseppe Bassi, le composizioni originali rivelano anche l'aspetto più intimo, la sua sensibilità artistica e, forse per questo, riescono a trasmettere qualcosa in più.
Gli elementi che emergono appartengono a pieno titolo alla tradizione come il blues che è in Big Eyes e Sweet King Kong, una lezione di stile che esalta le peculiarità di
Bassi e che ogni contrabbassista dovrebbe mostrare di possedere. Lo swing
deciso, attuale, di Jazz in Love con il cambio latin nel tema. La ballad di classe di Your Double Smile, forse uno dei momenti più alti dell'intero album. Il brano è dedicato ad una bambina lontana, meno fortunata di noi, ma capace di avere un sorriso doppio, più intenso e contagioso del nostro. L'anima tra il blues, il soul, a tratti gospel, di God Bless The Dog, in cui il fedele Pietro diviene cantante per la chiusura di un lavoro dove la classe di Mimmo Campanale e l'incredibile talento di Nicola Andrioli e Fabrizio Scarafile esaltano questo più che brillante momento artistico di Giuseppe Bassi.
Marco Losavio per Jazzitalia