Jazzitalia - Daniela D'Ercole: The Peacocks
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YVP 2008
Daniela D'Ercole
The Peacocks


1. I'll close my eyes
2. A taste of honey
3. Broadway
4. Caravan
5. The peacocks
6. Sailing
7. Recordame
8. Where or when
9. Nature Boy
10. Empty faces
11. Nicole's lullaby

Daniela D'ercole - voce
Ettore Carucci - piano
Giuseppe Bassi - contrabbasso
Marcello Nisi - batteria

Special Guest

Jed Levy - sax tenore e flauto
 





P
ersonalità, potenza di voce, espressività senza alcun ricorso a certi sterili virtuosismi di tante aspiranti cloni di Ella Fitzgerald e della Vaughan. Queste le carte che Daniela d'Ercole gioca nel suo disco d' esordio, pubblicato dalla label tedesca YVP MUSIC e già presentato negli USA. Stella polare della giovane cantante pugliese sembra essere piuttosto la Dinah Washington degli ultimi anni, quando la vocalist dell'Alabama aveva messo la sua sapienza di interprete blues al servizio di una musica pop raffinatissima. Il primo brano di questo disco "I'll close my eyes" è un omaggio esplicito a Dinah, quasi il tributo da pagare a tanto nume. Nei brani successivi la D'Ercole è decisamente più personale e, sorretta da un gruppo di musicisti assolutamente perfetto per il suo mondo espressivo, mette in luce tutte le doti di cui si diceva all' inizio.

Ovviamente ci sono luci ed ombre. Queste ultime nascono da un lettura a volte un po' scolastica di certi standard come Caravan o Speak Low e dall'eccesso di leziosità di brani, invero molto poco jazzistici, come Sailing. Le luci, vivide, vengono da brani come Peacok (forse non a caso scelto anche come titolo del disco) nei quali la giovane interprete riesce ad evocare brume e tristezze giocando sulle sfumature, sui soffi, sui chiaroscuri, con una tecnica quasi strumentale (Nelle note di copertina confessa, infatti, di essere stata ammaliata da una rilettura di Wynton Marsalis di "Where or When" e di aver studiato approfonditamene la grande storia jazzistica dei fiati). In questi momenti, specialmente quando dialoga con il sax di Jed Levy, viene da pensare che il territorio che ha scelto di abitare, una frontiera mobile fra pop e jazz è forse un po' limitante. In altre parole la D'Ercole dovrebbe forse osare di più. Ha tecnica, grinta e carica emotiva per farlo. Questi rilievi (incoraggiamenti) non devono comunque far dimenticare che siamo davanti ad un ottimo disco d' esordio.

Marco Buttafuoco per Jazzitalia
 







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Data pubblicazione: 06/06/2009

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