Silta Records
email: info@siltarecords.it
web: http://www.siltarecords.it
Per la prodromica importanza, affrontiamo subito gli aspetti agiografici:
Lacy
e Waldron registrarono questo live nel 1993,
in occasione del loro primo tour inglese. Diedero ai posteri questa perla rara grazie
alla Slam Productions. A distanza di oltre tre lustri, la fervida indie Silta sdogana
in Italia – in edizione limitata per novecentonovantanove copie – il leggendario
concerto tenutosi all'Oxford Playhouse Jazz Festival. Era il 16 maggio
1993.
Lacy,
in vita, si è sposato due volte per vero amore: il primo indissolubile connubio
è con il suo sax soprano (tanto per sua affermazione), il secondo (aggiungo io)
con Mal Waldron ed il suo pianoforte. Certo, entrambi hanno avuto esperienze
epifaniche:
Lacy con Cecil Taylor (che gli ha fatto scoprire anche la musica
di Monk), con
Sonny Rollins en plein air sul ponte Williamsburg, Gil Evans (sempre
per respirare il verbo di Monk). Mal Waldron con
Charles Mingus
(con il quale ha condiviso alcune perle leggendarie come Pithecanthropus Erectus),
con Billie Holiday: è stato l'ultimo ad accompagnare al pianoforte Lady Day. Il
palma res di entrambi potrebbe a lungo continuare, ma è storia ben nota. Lacy e
Waldron, in comune e per parte, hanno pasteggiato di Monk e di Ellington. Masticandoli,
deglutendoli ed impastando le loro sonorità, anche distruggendole.
Questo live testimonia la forza della loro actio sinergica, la loro empatica
simbiosi interpretativa e un'inossidabile capacità improvvisativa, quasi irraggiungibile.
La cura del suono, attraverso l'eliminazione dei pulviscoli temporali, conferisce
maggiore importanza al lavoro di remake posto in essere dalla Silta records.
E tanto ci restituisce con pienezza la capacità espressiva di
Lacy,
il suo saper sfruttare – fino alla violenza fisica – tutti i registri del soprano,
passando dall'acuto più sostenuto alle rotondità più mature nei gravi (In
A Sentimental Mood, Snake Out). Da
buon fotografo che era (agli inizi degli anni '50 vendeva i ritratti dei jazzisti
da lui ripresi durante i concerti) immortala paesaggi, come nella splendida
Blues For Aida, poema musicale tinto di hogaku,
dedicato ad Akira Aida, mentore giapponese del sopranista, morta nel
1978 a soli trentotto anni.
Mal Waldron tesse trame su trame, indefatigabile, e pone in luce le sue
influenze, il suo vissuto, senza apparire assimilabile a qualcuno. E' Waldron e
basta. Il suo stile è profondamente personale, riesce ad introiettare Monk senza
emularlo, come nell'intro di Evidence, con quel
senso del ragtime ed il periodare epilettiforme che apre alle limpide giaculatorie
di Lacy.
Dopo l'ascolto, a ciglio asciutto, non può non dirsi che Let's Call
This … Esteem è un disco bello e prezioso.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/06/2009
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