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Silta Records 2009
Steve Lacy – Mal Waldron
Let's Call This…. Esteem


1. Intro / Let's call this....
2. Monk a dream
3. In a sentimental mood
4. Snake out
5. Blues for Aida
6. Johnny come lately
7. What is it
8. Evidence
9. Epistrophy
10. Esteem

Steve Lacy - sax soprano
Mal Waldron - pianoforte




Silta Records
email: info@siltarecords.it
web: http://www.siltarecords.it

 


Per la prodromica importanza, affrontiamo subito gli aspetti agiografici: Lacy e Waldron registrarono questo live nel 1993, in occasione del loro primo tour inglese. Diedero ai posteri questa perla rara grazie alla Slam Productions. A distanza di oltre tre lustri, la fervida indie Silta sdogana in Italia – in edizione limitata per novecentonovantanove copie – il leggendario concerto tenutosi all'Oxford Playhouse Jazz Festival. Era il 16 maggio 1993.



Lacy, in vita, si è sposato due volte per vero amore: il primo indissolubile connubio è con il suo sax soprano (tanto per sua affermazione), il secondo (aggiungo io) con Mal Waldron ed il suo pianoforte. Certo, entrambi hanno avuto esperienze epifaniche: Lacy con Cecil Taylor (che gli ha fatto scoprire anche la musica di Monk), con Sonny Rollins en plein air sul ponte Williamsburg, Gil Evans (sempre per respirare il verbo di Monk). Mal Waldron con Charles Mingus (con il quale ha condiviso alcune perle leggendarie come Pithecanthropus Erectus), con Billie Holiday: è stato l'ultimo ad accompagnare al pianoforte Lady Day. Il palma res di entrambi potrebbe a lungo continuare, ma è storia ben nota. Lacy e Waldron, in comune e per parte, hanno pasteggiato di Monk e di Ellington. Masticandoli, deglutendoli ed impastando le loro sonorità, anche distruggendole.

Questo live testimonia la forza della loro actio sinergica, la loro empatica simbiosi interpretativa e un'inossidabile capacità improvvisativa, quasi irraggiungibile.
La cura del suono, attraverso l'eliminazione dei pulviscoli temporali, conferisce maggiore importanza al lavoro di remake posto in essere dalla Silta records. E tanto ci restituisce con pienezza la capacità espressiva di Lacy, il suo saper sfruttare – fino alla violenza fisica – tutti i registri del soprano, passando dall'acuto più sostenuto alle rotondità più mature nei gravi (In A Sentimental Mood, Snake Out). Da buon fotografo che era (agli inizi degli anni '50 vendeva i ritratti dei jazzisti da lui ripresi durante i concerti) immortala paesaggi, come nella splendida Blues For Aida, poema musicale tinto di hogaku, dedicato ad Akira Aida, mentore giapponese del sopranista, morta nel 1978 a soli trentotto anni.

Mal Waldron tesse trame su trame, indefatigabile, e pone in luce le sue influenze, il suo vissuto, senza apparire assimilabile a qualcuno. E' Waldron e basta. Il suo stile è profondamente personale, riesce ad introiettare Monk senza emularlo, come nell'intro di Evidence, con quel senso del ragtime ed il periodare epilettiforme che apre alle limpide giaculatorie di Lacy.

Dopo l'ascolto, a ciglio asciutto, non può non dirsi che Let's Call This … Esteem è un disco bello e prezioso.

Alceste Ayroldi per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 17/06/2009

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