L'evoluzione nella musica è un segno di buona salute. Se poi questa insofferenza
alle ragnatele si manifesta in ambienti accademici non possiamo che gioirne. Persino
nei tanti vituperati conservatori comincia a farsi largo una nuova generazione di
musicisti aperti, coraggiosi e al tempo stesso connotati da umile dedizione allo
studio e alla ricerca. Fulvio Falleri rientra a pieno titolo nella categoria
"artisti a 360 gradi", avendo intrapreso, sostenuto da una robusta maturazione tecnica
e teorica, un personale percorso di speculazione sugli stili, le possibilità espressive
e timbriche e sulla realizzazione di concreti strumenti didattici. Il presente
volume sarà un prezioso aiuto per quanti, Saxofonisti e non solo, vorranno esplorare
e approfondire le caratteristiche fraseologiche e le loro implicazioni modali e
armoniche nel linguaggio Jazz più aggiornato.
Buon lavoro!
Bruno Tommaso
Nota dell'autore
Il Jazz è la manifestazione di una espressione artistico-musicale
collegata alle antiche confluenze etnotribali di popolazioni nero-africane con altre
americane di derivazione culturale europea.
Fin dalle sue origini ha subito e sopportato repentine e talvolta notevoli
mutazioni dovuti all'estro e alla fantasia di grandi personaggi che spesso ad istinto
o per intuizioni, con espedienti personali (una sorta di artigianato artistico-musicale),
intraprendevano strade bizzarre che sorprendevano e talvolta destabilizzavano tutto
ciò che fino a poco tempo prima sembrava essere regola ormai conquistata ed assodata
o comunque costituire buona norma di riferimento.
Nel corso di una pur breve storia evolutiva ci sono state molte piccole
e grandi rivoluzioni (dal "Dixieland" alla "Swing era" al "Bebop" al "Cool Jazz"
all'"Hard bop" al "Jazz modale" al "Free Jazz" al "Jazz- rock" all'"Etno-jazz" etc…)
non tutte completamente capite, approfondite, sviluppate.
L'evoluzione pratica di questo genere musicale è partita da un'approccio
quasi istintivo del musicista-esecutore-compositore estemporaneo, sostenuto dall'eredità
formata sul campo da musicisti più anziani che tramandavano accorgimenti, modi ed
usi, in maniera più o meno esplicita, ortodossa o codificabile.
Con il crescere dell'importanza socio-culturale di questa forma d'arte
musicale si è reso necessario dare un ordine, delle regole, formare della teoria
che permettesse a questo crescente fenomeno di diventare un linguaggio musicale
universale, elevandolo ad una dignità sempre più prossima a quella colta accademico-europea.
Tutte le varie forme di teorizzazione che hanno orbitato e gravano tutt'ora
attorno al Jazz non hanno avuto una divulgazione facile e veloce ma, ai giorni nostri,
l'ormai enorme proliferazione di stili musicali riconducibili al Jazz, ha fornito
una grande quantità di grandi personaggi; siano essi musicisti, compositori, arrangiatori,
storici, etnomusicologi, teorici etc…
Questo ha portato all'offerta di un gran numero di testi utili all'approccio
a questo tipo di esperienza musicale, proponendo un quadro il più completo possibile
per una conoscenza storica, teorica, armonica, esecutiva. Oggi è facile procurare
buoni testi, per chi è desideroso di conoscere meglio questa espressione d'arte
musicale. Certamente in mezzo a questa notevole offerta esistono testi più o meno
riusciti, facili, chiari, ma questo è il rovescio della medaglia! Non è sempre facile
trovare un testo o una qualsiasi forma di sussidio che risolva completamente un
problema o risponda in maniera esaustiva alle aspettative riguardo aspetti di questo
argomento. Questo testo si propone di aiutare i Saxofonisti a familiarizzare con
la dialettica e il linguaggio jazzistico attualmente in uso.
E' sicuramente difficile delineare una direzione univoca ed assoluta parlando
di linguaggio jazzistico data la molteplicità di sfaccettature che compongono la
sua caleidoscopica forma attuale, anzi sarebbe oltremodo negativo cercare di limitare
questa multiforme varietà espressiva che lo ha da sempre contraddistinto.
Questa raccolta di patterns è una sorta di "Workbook in progress", un
"Diario di viaggio" o anche un "Lavori in corso" che è stato elaborato, arricchito,
sperimentato, ampliato per un lungo periodo fino ad assumere la sua forma attuale.
In questi patterns per Saxofono, da me creati, sono realizzati concetti e principi
elaborati e teorizzati dal musicista-compositore-arrangiatore Bruno Tommaso
autentico Maestro del Jazz. In linea di massima il principio che è alla base della
costruzione di questi patterns sfrutta l'inserimento di note apparentemente estranee
rispetto ad una determinata situazione cordale attraverso l'utilizzo di: accostamenti
cromatici, semplici e doppi, risoluzioni ritardate, enclosure [1] ed interposizioni
varie. Questo consente di familiarizzare con un linguaggio estremamente vario, sinuoso,
libero e fantasioso, generatore di originali situazioni armoniche ed armolodiche
[2].
Le teorie espresse e realizzate nella costruzione dei patterns contenuti
in questo libro permettono di conciliare più situazioni cordali, anche apparentemente
contrastanti. La caratterizzazione verrà quindi determinata di volta in volta dal
tessuto armonico sottostante che condizionerà e definirà interessanti situazioni
policordali. La coesione ad un approccio scalare-modale riguardo uno o più accordi
od una determinata situazione tonale può inibire l'esecutore ed indurlo ad utilizzare
note limitatamente relazionabili alla scala o modo prescelte per la situazione.
Ciò provoca la evidente limitazione di non potersi invece avvalere di qual si voglia
nota della scala cromatica che può essere utilizzata, inserita e relazionata alle
note della scala relativa alla situazione offrendo colori e sfumature talvolta estremamente
interessanti.
Idealmente questi patterns si propongono di sviluppare e proseguire l'approccio
proposto dai patterns for improvisation di O. Nelson, partendo da costruzioni che
offrono interposizioni in sintonia con il corrente linguaggio ed al derivante modo
di sentire e recepire tali costruzioni. Il seguente esempio mostra le differenze
in un pattern che potrebbe identificarsi come anello di congiunzione fra i due testi
proponendo un pattern di base identico in una medesima situazione armonica.
Modello proposto dai
Patterns for improvisation di Oliver Nelson
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Modello proposto in questo testo
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Nel secondo caso, una enclosure nel terzo quarto accosta la fondamentale
con la b9a e la 7maj. Questo modo di ritardare la risoluzione
aumenta la tensione caricando maggiormente il momento risolutivo della frase musicale.
Alcuni patterns sono proposti in forma evolutiva con mutazione.
Il testo non segue un senso logico evolutivo dal facile al difficile.
Vengono presentati gruppi di patterns monomodali, intervallati da altri
contenenti cicli di V7 o II - V7, con metriche differenti,
patterns riferiti ad una situazione modale ben precisa che propongono, al loro interno,
una sub sequenza di accordi determinando caratterizzanti sfumature.
Il tutto viene organizzato proponendosi la maggiore varietà possibile,
per uno studio più interessante, piacevole e stimolante.
Qui di seguito verranno descritte le varie costruzioni utilizzate per
la realizzazione dei patterns limitandosi a riferire una siglatura di base di riferimento
nel primo modello di ogni serie (anche se il modello stesso potrà funzionare in
più situazioni cordali; vedi pattern N°1). Vista la complessità di certe costruzioni
sarà fatto largo uso di enarmonia.
L'ultimo esercizio mostra come utilizzare nella pratica le teorie espresse
in questo testo elaborando, da una cellula di base pressoché identica e partendo
dalla medesima nota, l'evoluzione di un discorso musicale sulla struttura della
prima A di un chorus di rhythm changes.
Taluni patterns, per riproporsi in modo corretto ed efficace in tutte
le ripetizioni, coinvolgono all'interno della loro stesura, note sovracute che escono
dalla normale tessitura accademicamente accettata e riconosciuta per Saxofono, ma
reputo che al giorno d'oggi non costituisca limitazione o problema vista la notevolissima
evoluzione e preparazione raggiunta dalla maggior parte dei saxofonisti (sarebbe
semmai auspicabile, dove possibile, estendere i patterns verso l'acuto, come d'altronde
previsto nella prima stesura del testo poi rivisto per motivi pratici e didattici,
per poter esercitare maggiormente orecchio interno, digitazione e tecnica strumentale).
Questo testo non è comunque ad approccio di base, non è perciò indirizzato
ad un'utenza di principianti (sia dal punto di vista teorico che strumentale).
Anche per questo motivo non sono inseriti suggerimenti per quello che
riguarda l'esecuzione di particolari passaggi e la loro diteggiatura più consona,
tanto meno le varie possibilità di realizzazione di uno stesso passaggio, ove possibile.
Non vengono neanche trattati ed esposti argomenti teorici dato che l'obiettivo
del testo si focalizza sul potenziamento della pratica strumentale.
Non rimane a questo punto che augurare un buon lavoro con il miglior profitto
possibile!
Fulvio Falleri
1 E' una tecnica che, molto usata dal periodo be bop in avanti,
permette di infittire il fraseggio di un'improvvisazione frapponendo ed inframezzando
a note più o meno melodiche, o comunque facenti parte di una linea musicale ideologica
immaginaria, altre note che accostano dall'alto o dal basso, o associano tutte e
due le direzioni, le precedenti note che invece assolvono una funzione di note guida;
nel caso in cui ci si avvalga del più ricco modo di accostare la nota dall'alto
e dal basso si realizza appunto in pieno (anche in senso figurato) la tecnica dell'"ENCLOSURE"
dall'inglese: to enclose, circondare,cingere, racchiudere (in questo caso, appunto,
la nota).
2 Questo termine si riferisce ai principi armolodici sostenuti da O. Coleman dove
si teorizza un'armonia costituita da più linee melodiche che si sovrappongono generando
interessanti e variopinte situazioni.
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Data pubblicazione: 17/03/2007
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