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Gabriele Mirabassi & Roberto Taufic
Um Brasil Diferente
dodicilune (2014)
1. Jongo de compadres (Guinga, Blanc, Guimarães)
2. O mar nos teus olhos (Taufic)
3. Maxixando (Taufic)
4. As rosas não falam (Cartola)
5. Quem te viu, quem te vȇ (Buarque)
6. Valsinha pra Duda (Taufic)
7. Desalento (Buarque, de Moraes)
8. Violão vadio (Powell, Pinheiro)
9. Tempo feliz (Powell, de Moraes)
10. Desprezado (Pixinguinha)
11. Arrivederci e grazie (Mirabassi)
12. Noite (Ayres)
13. Suburbano coração (Buarque)
Gabriele Mirabassi - clarinetto Roberto Taufic - chitarra classica
Via Ferecide Siro 1/e
73100 LECCE
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email: ufficiostampa@dodicilune.it
web: www.dodicilune.it
Differente. È in quest'aggettivo la chiave di volta dell'album
che vede il cosmopolita Roberto Taufic e l'umbro verace Gabriele Mirabassi, incontrarsi
in terra brasiliana, e raccontare, attraverso tredici brani, un Paese colto e popolare
insieme, solare e crepuscolare, fatalista e ribelle, affascinante nelle sue contraddizioni
così come nella ricchezza di suoni e linguaggi che lo caratterizza. Una ricchezza
ripercorsa con un repertorio di canzoni e pezzi strumentali di epoche diverse, ma
tutte ugualmente rappresentative dell'anima brasiliana, cui si aggiungono quattro
composizioni originali di Taufic e Mirabassi, che si calano con entusiasmo e rispetto
nelle atmosfere locali. Mirabassi non è nuovo alla tradizione musicale brasiliana,
e l'album è un'occasione per aggiunge un ulteriore tassello al suo percorso esplorativo.
Un universo complesso, quella della musica brasiliana, alla quale si possono attribuire
tre anime: quella bianca (europea, soprattutto portoghese), quella africana, e quella
indigena. Dalla tradizione musicale europea (barocca, rinascimentale, ma anche popolare),
la musica brasiliana ha ottenuto la melodia e la ricchezza armonica; dalla tradizione
degli schiavi neri ha attinto il ritmo e gli strumenti, e dalla cultura degli Indios
il temperamento e il carattere. Mirabassi e Taufic si muovono con disinvoltura in
mezzo a questo caleidoscopio di brani romantici e malinconici che si alternano ad
altri più allegri, ma comunque lontani dallo stereotipo samba/bossa nova, e dove,
invece, il clarinetto jazz e classico dialoga con la chitarra brasiliana.
Ad esempio, As rosas não falam è una struggente ballata su un amore perduto,
intrisa di quella saudade che il clarinetto interpreta spargendo note come
fossero lacrime. L'assenza delle parole cantate non pregiudica l'atmosfera e la
verità del brano, che la delicatezza degli strumenti sembra anzi accentuare.
La chitarra di Taufic (che contribuisce con tre brani da lui firmati), scorre leggera
come la penna su una pagina di Antonio Machado, e ci regala un Brasile autentico,
sognatore, allegro e oscuro insieme.
Arrivederci e grazie, di Mirabassi, ha come protagonista il suo dinamico clarinetto,
che costruisce armonie placide come lo scorrere del Rio delle Amazzoni, scavando
nell'anima più profonda e solare del Brasile, salendo e scendendo sulla scala cromatica,
una vivacità che si accosta con naturalezza a Buarque, Cartola, Pinheiro, e in particolare
all'Ayres di Noite, con cui condivide i virtuosismi di clarinetto.
Un jazz atipico, dai connotati fortemente latinoamericani, per intenditori e amanti
del genere.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 03/01/2016
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