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Tindiglia, Sheppard, Kamaguchi, Rabbia
Sounds From The Harbor
OldMill (2015)
1. Aura
2. Il canto delle nebbie
3. After dinner
4. Collisions
5. Il pescatore
6. Voices
7. Asken
8. Genesi
9. Bart
10. Sirene
11. Biri
Marco Tindiglia - chitarra Andy Sheppard - sax tenore e soprano Masa Kamaguchi - contrabbasso Michele Rabbia - percussioni elettronica
Marco Tindiglia
è un musicista genovese noto, oltre che per la sua attività artistica, anche per
essere l'organizzatore di Gezmataz, il festival del jazz in svolgimento a luglio
nella città della lanterna. Proprio con i maestri degli workshop, che si effettuano
negli stessi giorni della rassegna, è inciso questo album, sicuramente il migliore
pubblicato dal chitarrista ligure, a fronte di una ormai lunga carriera. Il suo
primo disco "Tindi & altro" risale, infatti, al 1997.
Il cd contiene una musica equilibrata, portata avanti con discrezione, ma anche
con calore. Nelle undici tracce si respira un'aria pensosa, incantata, con guizzi
circoscritti, in grado, però, di movimentare le acque come una nave da crociera
all'attracco nel porto, l'"harbor" del titolo, per l'appunto….
Spicca in modo particolare una magistrale versione in controtendenza de "Il pescatore"
di De Andrè. Solitamente questa canzone viene eseguita accentuandone gli aspetti
ritmici e danzanti, da ballo popolare di matrice folk. Tindiglia, invece, nasconde
il tema per più di metà del brano (che dura dieci minuti), dirigendo altrove la
rotta del suo quartetto, riempendo gli spazi di suoni sospesi, di frasi esitanti
che preannunciano l'epifania di un motivo che tarda a materializzarsi. Quando finalmente
la chitarra manifesta l'incipit del pezzo su tempo lento, molto distante dall'originale,
non avviene l'atteso cambio di marcia. Il gruppo, cioè, non spinge subito dopo sull'acceleratore.
Tutto rimane racchiuso, invece, in questo clima incerto e irreale. Le aspettative
di chi ascolta rimangono deluse, in un certo senso, ma è questo il fascino della
rilettura ingegnosa del brano di De Andrè compresa in questo disco.
Pure le composizioni originali, tutte a firma del leader della formazione, si distinguono
per misura e coesione. Fa eccezione, ancor più in positivo, "Collisions", dove i
suoni lunghi e distorti della chitarra si avvicendano all'intervento in chiave free-bop
degli altri tre protagonisti, creando un incontro-scontro sorprendente e piuttosto
ingegnoso.
Resta ancora da sottolineare la capacità di stare dietro alle indicazioni di Tindiglia
e di prendersi allo stesso modo, alcune libertà concordate a priori, da parte dei
qualificati partners.
Andy Sheppard
è semplicemente perfetto nel ruolo di alter ego del chitarrista e svetta con il
timbro incisivo ed elegante di sax soprano e tenore. Masa Kamaguchi negli
assoli è discorsivo e penetrante. Nell'accompagnamento il giapponese è altrettanto
preciso ed efficace. Michele Rabbia è un grande inventore istantaneo sulle percussioni. Non si
sa mai dove intenda piazzare i suoi colpi, ma in ogni situazione trova soluzioni
geniali e imprevedibili.
"Sounds from the harbor", in conclusione, è un'opera matura e personale realizzata
da un musicista che dimostra di avere idee buone e la capacità di coinvolgere nei
suoi progetti strumentisti di assoluto valore.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/09/2016
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