Alexander Hawkins Ensemble
Step Wide, Step Deep
Babel (2015)
1. Step Wide,Step Deep/Space of Time Danced Thru
2. Forgiven Only Words Once
3. MO (-Ittoqqortoormiit)
4. Listen/Glow
5. Advice
6. Assemble/Melancholy
7. Baobab Constellation
Alexander Hawkins - piano/composer
Otto Fischer - guitar
Shabaka Hutchings - clarinet, saxophone
Neil Charles - bass
Dylan Bates - violin
Tom Skinner - drums
Alexander Hawkins è uno dei personaggi più interessanti del jazz inglese più
di tendenza. Partner abituale di Louis Moholo, di Evan Parker, fra gli altri,
è conosciuto in Italia principalmente per la sua partecipazione al disco di Roberto
Ottaviano dedicato a
Steve Lacy
"Forgotten matches", uscito nel 2015. Oltre
a queste illustri collaborazioni, Hawkins è leader di un suo sestetto con cui pubblica
questo "Step wide, step deep", a distanza di due anni da "All there ever out", inciso
sempre per la Babel Label. In realtà del gruppo precedente non è stato confermato
nessuno. Il pianista britannico, infatti, ha riunito attorno a sé stavolta un ensemble
nuovo di zecca dalla conformazione eccentrica, con chitarra, violino e clarinetto
accanto ad una sezione ritmica consueta, nello strumentario almeno. La musica del
compositore di Oxford mantiene costanti i caratteri della sorpresa, dell'imprevedibilità.
I brani iniziano in una certa maniera, ma poi seguono tracciati tortuosi, zigzaganti,
si modificano e si trasformano in corso d'opera, con variazioni di tempo, di ritmo
e di intensità. Nella musica di Hawkins si colgono potenti agganci alla lezione
di Monk, oltre a licenze proprie del camerismo-free, ad elementi post rock, a qualche
richiamo lontano all'etno folk, il tutto frullato insieme e amalgamato secondo una
regia sapiente e inventiva.
Nei sei episodi non sempre sono impiegati contemporaneamente tutti gli strumenti.
Si alternano sequenze collettive ad altre dove si procede in duo o in trio. Gli
assoli si materializzano, così, all'interno di un'esposizione tematica multiforme,
come espansione divergente degli stessi motivi. In un certo modo ai musicisti viene
concessa libertà di azione dentro ad un reticolato a maglie larghe, dove sono stabiliti
a priori punti di incontro, linee di separazione e stadi di ripartenza in comune.
Siamo lontani, cioè, dal clima tipico delle sedute di improvvisazione totale, dove,
spesso, si procede a braccio senza un traguardo preciso da raggiungere. Qui la mano
del leader si avverte chiaramente e guida la band a costruire un jazz caratterizzato
da molti riferimenti, adeguatamente metabolizzati e dotato, comunque, di una fisionomia
definita e di una prepotente originalità.
Con questo album Alexander Hawkins, ben assistito da un sestetto di grande
compattezza, dove brilla in particolare il clarinettista Shabaka Hutchins, si impone
come una personalità fra le più stimolanti e ricercate del jazz europeo attuale.
Gianni Montano per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/04/2017
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