Ed. Abeat For Jazz 2005
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Antonio Zambrini
Musica
1. Esperanto
2. L'elastico
3. Africa (a Dollar Brand)
4. Sogno N.5
5. Herzog
6. Un Italiano a Parigi
7. Passiflora
8. Cohen
9. Andalusa
10. Comencini
Antonio Zambrini - pianoforte e flauto Fausto Beccalossi - fisarmonica Tito Mangialajo Rantzer - contrabbasso Giulio Martino - sassofoni tenore e soprano Ferdinando Faraò - batteria
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Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Linguaggi assorbenti che s'intrecciano in un unico telaio.
Musica, l'ultimo lavoro
di Antonio
Zambrini ha dei colori variegati e ben visibili. Attraversa le sonorità
mediterranee, come in Esperanto dove le alchimie più estreme si incastrano in una
scacchiera ritmica avvolgente ed il suono del flauto traverso aggiunge profumi esotici.
Tutti i brani sono composizioni originali e
Zambrini
sa bene come mutare i colori, addolcire i sapori più aspri.
L'Elastico ne è la prova.
La fisarmonica di Fausto Beccalossi ha una fresca cantabilità sostenuta dalla
voce dello stesso musicista. L'orchestralità la fa da padrone e le note travolgenti
del pianista milanese si liberano in
Africa (a Dollar Brand),
brano dedicato ad Abdullah Ibrahim, che assume nel walkin' di Tito Mangialajo
Rantzer e nel percussivo insistere di
Ferdinando
Faraò inquietanti itinerari. Il poderoso incedere della ritmica
sostiene le incursioni di Giulio Martino, il cui tenore lega l'alternarsi
delle incursioni pianistiche con i passaggi della fisarmonica.
Zambrini,
da liceale non studiava moltissimo (per sua stessa ammissione) ed ascoltava musica,
tanta e d'ogni genere. Ciò è confermato da
Sogno n.5 che si ispira
ai Nightmares numerati di Bob Dylan. Le elucubrazioni oniriche vengono alla
luce ed estirpano l'ascoltatore dalle armonie fino ad ora disegnate.
I passi riprendono il loro solco con
Herzog, lì dove i fraseggi
del sax creano atmosfere metropolitane e caldi ambienti notturni.
Achille Gajo abitava a Parigi. Era un musicista amico dei musicisti e
che spesso ha fatto da tutore e guida. Era un sostegno morale e materiale per chi,
tra i musicisti italiani, si recava nella capitale francese.
Zambrini
gli dedica un brano emozionante e forte. E Beccalossi intona, a suo fare,
sonorità francofone colme di mestizia sulle strutture ariose ed asistoliche di
Faraò,
ma sempre ben determinate.
L'evoluzione compositiva e, in questo caso, legata agli arrangiamenti,
si sostanzia in Passiflora,
brano ripreso dal leader e mutuato da Atonia (suo primo disco). La fibra
evolutiva è nell'averlo posto in un quintetto, rispetto al precedente trio. Una
scelta accorta di timbri e suoni assegna una maggiore corposità alla liberalità
delle forme musicali decise.
L'inquietudine emerge in
Cohen, con tutte le sue
tensioni ritmiche sorrette dalle cavate di Mangialajo Rantzer che consolida
tutta la sua abilità e l'ampia maturità raggiunta.
Il lirismo di
Zambrini
e la sua naturalezza di espressione emergono in
Andalusia. Brano che profuma
di Flamenco, dai toni accelerati ed è brullo come la terra iberica. La forza ritmica
ed i suoni librati dai solisti creano un unisono movente e ricco di teatralità.
Un lavoro ricco di dediche: Gianni Comencini ha fondato e diretto
per quaranta anni la Cineteca Italiana di Milano. Il pianista lombardo gli dedica
uno scorcio musicale, breve ma intenso, degno di una colonna sonora.
Antonio
Zambrini consolida la sua maturità compositiva ed esecutiva. I suoi
compagni di viaggio lo hanno ben seguito sia attraverso le note più dolci e sia
nella musica tesa ed inquieta. Beccalossi, Mangialajo,
Faraò
e Martino hanno condiviso, da musicisti fluidi e più che convincenti, un
linguaggio comune: il linguaggio della Musica.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 24/05/2006
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