La prima cosa che ti incuriosisce quando prendi in mano l'album del trio
Zanoli-Risso-Giachero
è la copertina: poche linee e poco colore abbozzano una porta: chiusa.
Poi guardi in alto a sinistra e leggi: T.R.E.-
Passaggi. Fin qua nulla
di strano se non che, come avviene spesso, non capisci bene cosa significhi il disegno
in questione, allora metti il disco nello stereo e schiacci play: a questo punto,
come in quei gialli in cui alla fine tutti i tasselli tornano al loro posto, il
disco inizia a spiegarsi da sé, partendo proprio dal titolo. Capisci che "passaggi"
può voler dire "passare per", "attraversare" i nove scenari che la batteria di
Zanoli,
il contrabbasso di Riso e il piano di Giachero, disegnano, partendo
proprio dalla prima traccia "Pianure"
che sembra evocare l'andamento oscillante della macchina su un rettilineo interminabile.
Nove immagini, una breve pinacoteca costruita con un abile gioco di squadra, perché
"passare" vuol dire anche cedere qualcosa a qualcuno, vuol dire assecondare una
tattica di gioco per arrivare in fondo e fare gol, senza eccessi o prevaricazioni,
senza cascate di note ingiustificate ma cercando di soppesare il tutto, arrangiare
con saggezza tre soli strumenti che, se nella loro tradizionalità possono apparire
come un vincolo, in questo disco si trasformano in un'enorme potenzialità. Proprio
in questa abilità combinatoria, in questo congiungere tre vettori sonori in un'unica
linea melodica senza l'imposizione di nessuno dei tre, si nasconde il terzo significato
di "passaggi", ovvero la volontà di oltrepassare un ostacolo, di aprire quella porta
chiusa che rappresenta la necessità di coniare nuove soluzioni musicali. Un obiettivo
perseguibile attraverso due possibili strategie: raccontando vecchie storie con
nuove parole, nuove sonorità, strumenti e tecnologie chiamando in causa talora l'elettronica
stessa o, come decide di fare T.R.E., scegliere un'altra chiave dal mazzo
per aprire quella porta, utilizzando vecchie parole, suoni e strumenti, per raccontare
storie nuove, con una nuova sintassi. A tutto ciò T.R.E. da un'ottima risposta,
sceglie la chiave giusta. Un Tri Razional Eccentrico consapevole (come dicono
loro) dell'eccentricità della risposta allo stimolo della musica ma, contemporaneamente,
della razionalità del percorso che la mente compie seguendo una linea melodica.
Consapevolezza che permette loro di scovare, razionalmente, soluzioni armoniche
e melodiche tali da evocare eccentricamente immagini e sensazioni varie nell'ascoltatore.
Un disco, quindi, decisamente ben riuscito.
Filippo Domaneschi per Jazzitalia