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Michele Di Toro Trio
Play
Abeat (2014)
1. Lutetia (Di Toro)
2. Ninna Nanna (Di Toro)
3. Daunted Dance (Goloubev)
4. Corale (Di Toro)
5. Distances (Zanoli)
6. Remembering Chopin (Di Toro)
7. Joni… (Goloubev)
8. Change of Scene(ry) (Goloubev)
9. Touch Her Soft Lips and Part (Walton)
10. Chorale VIII - Ascension (Goloubev
Michele Di Toro - pianoforte Yuri Goloubev - contrabbasso Marco Zanoli - batteria
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Un trio dalle radici prevalentemente classiche, considerando la provenienza di
Goloubev dall'orchestra da camera dei Solisti di Mosca, e gli studi parigini
di Michele Di
Toro, con il solo Zanoli jazzista sin dagli esordi. Da qui, la sovrapposizione
della tradizione romantica con il jazz contemporaneo di matrice europea, che converge
in un album dalle atmosfere raffinate e lo spiccato lirismo, e nel quale il pianoforte
ricopre il ruolo principale. Non un classico bebop come ci si potrebbe aspettare
da un trio di pianoforte, contrabbasso, e batteria, bensì una sontuosa architettura
sonora che spazia lungo due secoli di storia della musica.
Goloubev arricchisce l'album con contributi compositivi che rimandano a Rubinstein
e Vlad, accompagnando l'ascoltatore attraverso avvolgenti partiture di pianoforte,
contributi fra i quali spicca per originalità Change of Scene(ry), che come
da titolo si snoda lungo repentini cambi d'atmosfera, quasi un vortice cromatico
di gusto preraffaellita che evoca oscurità shakespeariane. Parimenti suggestiva
la suite Chorale VIII - Ascension, alla quale il contrabbasso suonato
con l'archetto dona una chiesastica, crepuscolare solennità, quasi fosse una tela
caravaggesca.
Di Toro, invece, italiano per nascita e formazione, guarda alla musica da camera
del Seicento con i suoi chiaroscuri, ai quali affianca però calde atmosfere di gusto
romantico. Lutetia è una raffinata suite che rievoca una notturna Parigi
d'altri tempi, con il pianoforte che suggerisce il placido scorrere della Senna
al chiaro di luna, un'atmosfera che l'entrata del contrabbasso rende ancora più
oscura, quasi si trasponesse in musica una pagina di Villon. Daunted dance
è, a dispetto del titolo, una briosa composizione di soft jazz, alla quale le percussioni
di Zanoli apportano un ritmo vivace, e dove il pianoforte lascia cadere qua e là,
come per caso, brevi passaggi latineggianti.
Zanoli, jazzista puro, si cala agevolmente nelle atmosfere di Play, e vi
contribuisce con la delicata Distances, garbato minuetto che sottolinea l'affiatamento
degli strumenti.
Play è un album di jazz colto, denso di richiami estetici e musicali raffinati,
che privilegia ritmi sommessi, intimi e pensosi, giocato sul fil rouge dell'incontro
con la musica classica. Jazz da camera, lo si potrebbe definire, di gusto italiano
seicentesco. Un album intenso, impegnativo, che richiede ascoltatori adeguatamente
preparati.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/02/2016
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