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Claudio Fasoli Samadhi 5tet
Haiku Time
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Abeat (2017)
1. Fit
2. Dim
3. Far
4. Wet
5. Low
6. Bag
7. She
8. Try
9. Bow
10. Day
11. Fog
Claudio Fasoli - sassofoni soprano e tenore Michael Gassmann - tromba e flicorno Michelangelo Decorato - pianoforte Andrea Lamacchia - contrabbasso Marco Zanoli - batteria
 Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Formula matematica o principio alchemico, o viatico esoterico?
La formula del tre: tre lettere per ogni parola di ogni singolo titolo è già di
per sé un affascinante biglietto da visita. Tutto nasce dagli Haiku, i poemi giapponesi
di ventisette sillabe che sono il trait d'union di questo organico lavoro, dove
le cellule melodiche conducono verso spazi infiniti. La sintesi è una delle grandi
– e indubbie – capacità di Fasoli, sempre in credito verso il grande pubblico
per notorietà: forse paga il "dazio" d'essere un musicista riservato, serio e professionale,
doti non sempre apprezzate nel nostro paese.
Qui si ascoltano undici piccoli poemi, in cui Fasoli e i suoi
giovani sodali declinano un vocabolario che tiene in conto tutta la tradizione jazzistica
coniugandola con un linguaggio personale e forbito, fatto di cambi di volume e di
ritmi: a partire da "Fit" che si apre con un gustoso assolo di Gassmann dai
densi armonici, per passare il testimone alle nitide e rotonde sonorità dal gusto
asprigno di Fasoli. I tempi slow s'acconciano con quelli medi, vergati da stratificazioni
sono solo apparentemente complesse, sempre limpide e dalla naturale matrice narrativa,
come nella preziosa ballad "Far", che rimarca tutte le abilità di Fasoli
nel far scorrere i registri del sassofono tenore. La sezione ritmica è magistrale
nel seguire, passo dopo passo, le composizioni architettate da Fasoli, contribuendo
a dare un corpo sonoro mai banale. "Wet" si muove su più livelli ritmico-armonici
e il dialogo tra i due fiati è intenso e ben tratteggiato dalla vigorosa batteria
di Zanoli. Un unione che non è solo impressa nel nome del quintetto, ma di fatto
anche nelle maglie più aperte e ondivaghe di "Bag", dove confluiscono, con
gioiosa permanenza, due linguaggi jazzistici del tutto differenti. E la crasi –
perfettamente riuscita – tra lingua contemporanea e mainstream s'ascolta anche in
"Try" e nella sua costruzione dal forte impatto emotivo e dalle dense tessiture
poliritmiche.
La creatività di
Claudio Fasoli è servita. Ed è fatta di parole sincere, colte e naturalmente
dotate di una freschezza espositiva che pochi, almeno oggi, possono vantare.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 26/08/2018
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