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Claudio Fasoli Four
London Tube
Abeat (2014)
1. Fulham Broadway (Fasoli)
2. Holborn (Fasoli)
3. Kew Gardens (Fasoli)
4. Knightsbridge (Fasoli)
5. Parsons Green (Fasoli)
6. Covent Garden (Fasoli)
7. Leytonstone (Fasoli)
8. Chancery Lane (Fasoli)
9. Finchley Road (Fasoli)
10. London Tube (Fasoli)
11. Bow Church (Fasoli)
Claudio Fasoli - sax soprano e sax tenore Michele Calgaro - chitarra elettrica Lorenzo Calgaro - contrabbasso Gianni Bertoncini - batteria, elettronica Michael Gassmann - tromba (tracks #1, 2, 7, 9)
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
I meandri sotterranei della mitica metropolitana londinese, ancora fragrante di
Swinging London, punk, divengono il punto di vista privilegiato per la personalissima
passeggiata a ritmo di jazz che
Claudio Fasoli ha immaginato per London Tube; muoversi
sotto terra, con il pensiero rivolto a quanto ci aspetta in superficie, una volta
salite le scale di uscita della stazione della metro.
Dopo il lavoro su frammenti da Horae Canonicae di W. H. Auden, prosegue il
feeling di Fasoli con la Terra d'Albione, questa volta su toni decisamente
più contemporanei, legati alla dimensione urbana della capitale inglese. Cosciente
delle stratificazioni musicali che animano la Londra dei nostri tempi, Fasoli
guida i suoi colleghi per i meandri di un jazz-rock audace, imprevedibile come un
aprile inglese, e arricchito da fraseggi della scuola free, (per intendersi,
quelli trasmessi dal terzo canale della BBC e che tanto entusiasmarono Rick Wright),
così come da momenti di fusion, e partiture più classiche.
La possente batteria che apre Fulham Broadway è l'architrave di un jazz urbano
animato dalla particolarmente suggestiva chitarra elettrica di Michele Calgaro,
che qua e là si lascia andare a incursioni dal sapore spagnoleggiante, quando non
si muove sui binari di un piacevole rock melodico, nella parte centrale.
Un brano energico, rudemente crepuscolare, che disegna una città vivace e multietnica,
il cui skyline è suggerito dal sax di Fasoli, suonato con pacato entusiasmo
sul registro acuto, e che regala piacevoli virtuosismi.
Aperto da una cimiteriale atmosfera di effetti elettronici, seguiti da una cinetica
linea di contrabbasso, Holborn accompagna l'ascoltatore in una delle zone
più enigmatiche di Londra, a metà fra quartiere malfamato e quartiere residenziale,
attraversato da un viadotto che, soprattutto nelle pagine di Iris Murdoch, è capace
di creare atmosfere struggenti. E struggente è appunto il brano di Fasoli,
punteggiato dei fraseggi di un pensoso sax tenore che sembra accompagnare il tramonto
del sole, o i passi di un vagabondo solitario.
Su corde più profonde, con effetti elettronici che ricreano l'alba che accompagna
l'apertura del tradizionale mercato, Covent Garden, un brano dal sapore di
leggenda e mistero, che rimanda alla Londra di Jack lo Squartatore, della Massoneria,
delle risse tra facchini. La linea del sax tenore è gravida di tristezza, suggerisce
lo scivolare via di giorni e vite umane, non tanto nell'indifferenza generale, quanto
in un cinismo anglosassone che trova nella nebbia la sua naturale giustificazione.
Superba chiusura con Bow Church, aperta da un pigro sax e cadenze elettroniche
che suggeriscono un organo lontano. Una breve incursione nell'anima medievale della
città, quella pia e fatalista dei pellegrini di Chaucer, raccontata appunto attraverso
quella che è una scia temporale e sonora.
La particolarità dell'album sta nella bravura di Fasoli a dare coesione a
un jazz "rarefatto", che lascia sovente ampi spazi fra uno strumento e l'altro.
Un jazz per questo affascinante, dove i quattro (a volte cinque) strumentisti, catturano
l'attenzione dell'ascoltatore con la loro intensità melodica.
London Tube è un sentito e garbato omaggio alla bellezza della capitale inglese,
lontano dagli stereotipi per turisti, e attento, invece, alle zone periferiche o
di passaggio. Ma è anche, ascoltandolo attentamente, un poetico invito a guardare
in modo diverso le nostre città, a perdersi nel loro colorato caos di persone, storie,
suoni, luci e colori.
Niccolò Lucarelli per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 22/02/2016
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