Variazioni sul tema dell'emozione
di Massimiliano cerreto
Ogni volta che si ascolta "Blue
and green", l'ultimo disco del pianista napoletano
Fausto Ferraiuolo,
verrebbe voglia premere il tasto "repeat all", e riascoltare tutto dall'inizio alla
fine. Sarà per la sua rara abilità nel catturare l'attenzione dell'ascoltatore.
Oppure perchè usa un linguaggio che non è soltanto quello del jazz, ma appartiene
al mondo delle emozioni.
Fausto
Ferraiuolo, del resto, ha dichiarato più volte di non sentirsi esclusivamente
un jazzista, ma di amare raccontare il suo mondo e ciò che lo circonda attraverso
la musica. Se la forma delle sue composizioni (in "Blue and green", sono tutte originali,
ad eccezione degli ultimi due brani) è, infatti, quella jazzistica, il senso della
sua musica va ben oltre.
Come molti sanno, una delle esperienze più intense (e ancora attuale) della carriera
artistica del musicista partenopeo, è quella di compositore di colonne sonore per
il cinema e per il teatro. Ciò permette di comprendere una delle qualità più grandi
di "Blue and green": la capacità di evocare immagini.
(Il disco) "Blue and green è un disco che significa molto per me. Anche se
mi sono trasferito da molto tempo a Genova, ho voluto continuare a mantenere i legami
con la mia città, Napoli. E, soprattutto, ho voluto che non si sciogliesse il trio
che avevo fondato nel 1989, quello con
Aldo Vigorito
al basso e Ivo Parlati alla batteria. Questo disco è, quindi, un atto d'amore
nei confronti di ciò che farà sempre parte di me, ovunque andrò".
(Sound of night)
"Chi, come me, vive nel centro storico di Genova lo sa. E' impossibile comporre
musica di giorno. C'è troppo rumore. Quasi tutte le composizioni di "Blue and green"
sono state pensate di notte. Da qui, il titolo del primo brano". Già dalle prime
note di "Sound of night" emerge lo stile pianistico e compositivo di
Fausto Ferraiuolo:
un profondo legame con la tradizione classica, una grandissima melodicità e la volontà
di dare molto spazio ai musicisti che suonano con lui. Lo testimonia, ad esempio,
il solo di contrabbasso di
Aldo Vigorito
e il ruolo quasi contrappuntistico che assume la batteria di Ivo Parlati.
(Emma) "Questo
brano è dedicato a mia madre. Ho voluto ricreare un'atmosfera affine a quella del
live, in cui la struttura del brano fosse creata e pensata sulla base dell'emozione
che nasce dal suonare insieme". Particolarmente interessante la parte finale
del brano, ove la batteria prende il sopravvento sugli altri strumenti, pur mantenendosi
all'interno di un discorso melodico di grande intensità
(From f to g)
"E' una storia d'amore che si articola in tre momenti diversi, seppure riconducibili
ad unità. Qui, come anche in "A pria", mi sono avvalso della collaborazione del
violoncellista Giovanni Ricciardi". La presenza di un violoncellista fa comprendere,
già da sola, l'impronta classicheggiante del brano. Però, l'armonizzazione modale
di cui fa spesso uso
Fausto Ferraiuolo,
rimanda anche a delle atmosfere alla Miles Davis. E ciò lo si avverte, soprattutto,
nella seconda parte.
(In a good mood)
"Ovvero, di buon umore. Volevo un brano allegro, quasi a stemperare l'intensità
emotiva dei brani precedenti. Ho scelto, allora, di suonare un latin jazz. Tutto
qui". Inevitabile il paragone ad alcune composizioni di Michel Camilo,
ma l'originalità rimane tutta. Da ascoltare, il solo di contrabbasso di
Aldo Vigorito
e il finale, in cui Ivo Parlati da una bella prova della sua creatività.
(Hands in the sand)
"Il titolo di questo brano non l'ho scelto io, ma una persona a me molto cara.
In questo caso, non vorrei aggiungere altro!". Si tratta di una ballad
con un intro minimalista ed essenziale. Chi conosce la musica di
Fausto Ferraiuolo,
non potrà non trovare dei richiami, più o meno impliciti, ad un suo precedente lavoro
discografico (Guajon), che era interamente dedicato alla canzone classica
napoletana.
(Blue and green)
"Si tratta della composizione che da il titolo all'album ed esprime il mio modo
di vedere la musica. Il blue e il verde come momenti di una sola realtà, come la
melodia e il contrappunto, il modale e il tonale, la notte e il giorno". Un
hard bop molto interessante, anche per chi non ama il genere grazie ad una notevole
cura dell'aspetto melodico. Presenti anche delle piacevoli aperture al free jazz.
(A pria) "Il titolo
prende spunto dal dialetto ligure: significa la pietra. Ho dedicato questo brano
alla città dove vivevo prima, che era Pietra Ligure, e l'avevo pensato, originariamente,
per uno spettacolo teatrale". Tra i brani in cui emerge maggiormente la forza
immaginifica della musica di
Fausto Ferraiuolo.
(Interlude Norvegian Wood
e I love you Porgy)
"La musica dei Beatles e quella di Gershwin sono stati due grandi punti di riferimenti.
Riarrangiare a modo mio le loro composizioni è stata una sfida. Anzi, una grande
avventura!". Se l'interpretazione di "I love you Porgy" può essere riconducibile
ai canoni di un jazz tradizionale (seppure il contrabbasso assuma un ruolo insolitamente
primario), l'arrangiamento di "Interlude norvegian wood" appare fedele solo
all'unicità dello stile di
Fausto Ferraiuolo.
Infine, rimane soltanto una cosa da aggiungere: nessuna parola potrà restituirvi
il senso di "Blue and green", bisogna semplicemente ascoltarlo (preferibilmente
ad occhi chiusi).