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Max De Aloe Quartet
Björk On The Moon
Abeat ABJZ 105 (2012)
1. Björk On The Moon
2. I've Seen It All
3. Hyper Ballad
4. Cosmogony
5. Overture
6. Come To Me
7. Joga
8. Askja
9. II bosco che chiamano respiro
10. Bachelorette
11. Gloomy Sunday
12. Aurora
Max De Aloe
- armonica cromatica
Roberto Otzer - pianoforte, piano elettrico
Marco Mistrangelo - contrabbasso
Nicola Stranieri - batteria
Marilise Goidanich - violoncello
Via Pasubio, 6 21058 Solbiate Olona
(VA) tel/fax +39 0331 376380
Di Björk ce ne è, ma c'è soprattutto tanto
Max De Aloe
in questo album di "quasi omaggio" alla poliedrica artista islandese. I brani sono
divisi a metà, o quasi, con le composizioni originali dell'armonicista lombardo;
ma questo è solo un metro a cottimo per misurare ciò che è dell'uno e quanto è dell'altro,
perché De Aloe rilegge alcuni brani di Björk – già di per sé belli e complessi –
cospargendo il suo seme artistico che, oramai, lo attesta tra i più convincenti
musicisti del panorama musicale internazionale. Insomma, si uniscono, seppur virtualmente,
due cervelli che hanno una marcata identità artistica e l'uno fa luccicare l'altra,
e viceversa.
La main title è il miglior biglietto da visita, quello che afferma come De
Aloe sia vicino alla cantante di Reykjavík riscaldando, però, l'ambiente siderale
a lei caro, grazie alle note calde delle corde di Marilise Goidanich e quelle che
sgorgano dall'armonica del leader, che firma il brano. E' il preludio che materializza
le composizioni di Björk, e De Aloe lascia intatta e ben udibile la melodia, come
nella marcetta liquida di "I've Seen It All", sostenuta dal timing perfetto
di Nicola Stranieri che tiene sul filo le incursioni dell'armonicista e del
fender rhodes, calzante a pennello, di Roberto Otzer. Il gruppo traccia con eleganza
e sicuro interplay le variabili della musica di Björk, come in "Hyper Ballad"
che vede in proscenio tutto il talento di Otzer, dal tocco classico e dall'improvvisazione
cool.
De Aloe è splendidamente swingante, sempre e con ogni tempo. Sottolinea le note
ed entra in sintonia con tutti i suoi sodali, viaggiando all'unisono con la Goidanich
in "Overture" e danzando intorno alla pastosa e rotonda cadenza del contrabbasso
di Marco Mistrangelo in "Come To Me".
De Aloe sventaglia tutta la gamma di intensità del suo strumento, che fluttua e
incide solchi in "Joga"; ronza intorno alla classica passeggiando mano a mano
con il violoncello, contrappuntandolo con accuratezza in "Askja". Porta sul
registro delle ballads un evergreen cupo, dark che ha emozionato parecchi
musicisti: "Gloomy Sunday" di László Jávor e musicata da Rezső Seress, che
recita il suicidio.
Non è un album "piacione", di quelli che si fanno per fare cassetta e tirare a campare.
Max De Aloe
sa il fatto suo, è in stato di grazia da ogni punto di vista e meriterebbe qualche
finestra in più nel panorama jazzistico italiano, perché di questi tempi saper suonare,
saper comporre e arrangiare è merce rara.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 10/03/2013
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