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Parliamo di Bruno
Intervista di Eva Simontacchi a Franca De Filippi
Milano, primavera 2010


2006 - come papà Augusto

1990 - con FrancaCi troviamo a casa di Franca, figlia di Bruno DeFilippi, per ricordare Bruno in un' intervista che vuole uscire per la data del suo ottantesimo compleanno. Chiediamo a Franca:

cosa significa essere figlia di Bruno DeFilippi? Cosa hai ricevuto da Bruno come musicista, uomo e padre?

Hai citato molte dimensioni: musicista, uomo e padre; sono ruoli diversi. Vorrei esplorarli singolarmente.

La prima: cosa significa essere figlia di Bruno musicista. Significa essere giudicata musicale già da bebè perché, nello strimpellare la chitarra, sospesi di canticchiare in quanto "sentii" che mi serviva cambiare accordo: avevo avvertito che il Mi sesta delle corde vuote non si addiceva più al proseguire della melodia! Significa essere svezzati al jazz, quindi imparare a battere in levare ancor prima di imparare a scrivere. Significa crescere a pane e Brasile, alla scuola della bossa-nova e del samba di qualità (Jobim, De Moraes e Toquinho, per intenderci): ancora oggi è il genere musicale che più mi prende l'anima. In altre parole, gli accordi di settima più mi danno sempre i brividi...Significa essere scolaretta e incontrare a casa, per una spaghettata improvvisata, persone che pensi essere solo "amici di papà" e che poi scopri chiamarsi Jim Hall piuttosto che Barney Kessel. Significa che da ragazzina partecipi affascinata alle tournée in cui suona papà: a furia di repliche, impari a memoria la scaletta delle serate e ogni singolo arrangiamento. Mina, Dorelli, Jannacci, Vanoni, Milva, Branduardi: sei quasi sempre dietro le quinte, luogo dove avviene il "vero spettacolo", perché lì senti i commenti e le emozioni dei cantanti, dei musicisti, dei coristi che stanno per entrare in scena. E poi diventi amica di tutti loro e delle loro famiglie, spesso viaggi con loro, li frequenti a cena. Ovviamente significa anche fare musica con papà, perché, grazie alla musicalità di cui sopra, ti sprona a imparare gli accordi sulla chitarra, a cantare in pubblico e per i jingles della pubblicità, a frequentare le sale d'incisione, a costituire un coro di giovani per alcune trasmissioni RAI del sabato sera e persino a scrivere testi di qualche sua composizione. Buffo è che mi sono spesso sentita chiedere dai suoi amici: "Ma perché, Franca, hai scelto di studiare chimica ?!?" Che altro? Ma certo...significa partecipare con l'orgoglio di figlia a una standing ovation da brividi, verso metà degli anni '90 nella sala Verdi del Conservatorio, in cui seduta in prima fila ti giri e, alzando gli occhi, vedi a perdita d'occhio centinaia di persone di ogni età applaudire commosse quell'omino modesto che, un po' curvo sulla sua armonica, ne trae note di una purezza non comune. E poi chissà quante altre cose … Eva, non ce la facciamo in una sola intervista!

1964 - Franca vince concorso canoroPer quanto riguarda invece Bruno come uomo, lo ringrazio per avermi trasmesso la sua incapacità di provare invidia, la sua serenità e disponibilità nei confronti della gente. Ciò non si traduce in faciloneria o nel non farsi rispettare, ma significa voler scoprire sempre nelle persone la loro parte migliore e godere di ciò. Grande regola di vita. Credo si pensi che nell'ambiente della musica, fatta per divertire, intrattenere e far sognare, non ci sia spazio per l'invidia e la presunzione. Invece può esserci anche della cattiveria, da parte di qualcuno un po' meno dotato o fortunato. Al contrario, papà ha sempre dimostrato – e forse chi l'ha conosciuto lo confermerà - che si può andare d'accordo con tutti e che e' bello godere delle virtù altrui. Ti trasmetteva con naturalezza il pensiero che sei fortunato se hai attorno qualcuno più dotato di te, che ti trascina, che ti insegna, che ti stimola a migliorare.

1992 - con Mimi - Natale a Key West FLCon questo pensiero mi collego ora alla terza dimensione, quella di padre. Tra noi c'è sempre stata armonia, non gli ho mai visto il broncio. Aveva un carattere molto forte, ma con me non è mai stato impositivo: evidentemente non ce ne è stato bisogno ! (sorride, ndr) Insieme abbiamo vissuto molti momenti soddisfacenti ed emozionanti con la musica. Forse ti incuriosirà sapere che, nonostante il Bruno armonicista sia diventato quello più noto e apprezzato nei cinque continenti, per me "il mio papà" era ed è rimasto il chitarrista, quello che si siede sullo sgabello vicino al divano, ti chiede che pezzo vuoi imparare, con precisione e amore prova la tonalità più idonea alla tua voce mentre, per accompagnarti al meglio, esplora dei rivolti di accordi non banali che fanno vibrare l'anima. Non mi è facile accettare che questo non potrà più accadere. Scusami le lacrime. Ricordo con rammarico le sue lunghe assenze nei miei primi vent'anni, dovute al fatto di aver suonato prima nei night clubs, poi nelle tournée all'estero. Però e' sempre stato presente nei momenti critici: è come se avesse "le antenne". In particolare ora lo ringrazio per aver preso tempestivamente le redini in un momento speciale della mia adolescenza e per avere sempre colmato con il coinvolgimento nella musica i non pochi momenti di solitudine sentimentale dei miei trent'anni. E' stato un ottimo padre anche perché l'ho sempre visto amorevole con la mamma. Si amavano davvero tanto. Sì, anche i miei genitori litigavano, ma per delle sciocchezze; in particolare sono sempre stati d'accordo su come educarmi. Ciò mi ha aiutato a scegliere liberamente il mio cammino. E poi... con papà e mamma, quando potevamo stare insieme, mi sono sempre divertita molto. Anche in età matura, eravamo un vero trio, dominato da sintonia, complicità e ironia in ogni situazione. Che funzionasse a tre non è poi così scontato. Il trio si è sciolto quando tredici anni fa lei ci è stata portata via. La sola cosa che ora mi rasserena è il pensiero che siano di nuovo insieme.

Se tu dovessi scegliere tre aggettivi per descrivere Bruno quali sceglieresti?

Il primo è umile. Il secondo è discreto. Il terzo è... disordinato! Dovendo ora necessariamente visionare i suoi documenti, ho trovato di tutto e in ordine sparso. Quando lo criticavo, mi diceva: "No, vedi, io sono uno ordinato!" E mi dimostrava che preparava un mare di cartelline, una con scritto Banca, una con scritto Automobile, una con scritto Luce e Gas, ecc. Però tali cartelline erano tipicamente vuote, magari contenevano un solo documento appropriato, mentre tutti gli altri erano sparsi in un cassetto insieme a pentagrammi, numeri di telefono, pennarelli, fotografie, etichette, gomme per cancellare, elenchi di pezzi da eseguire nelle serate, biglietti da visita ricevuti in giro per il mondo. Vorrei aggiungere ora un aspetto importante, essenzialmente la sintesi delle tre dimensioni di musicista, uomo e padre. E' il Bruno globale, il wolrdwide networker. Grazie al suo grande amore per i viaggi ho avuto l'opportunità di vivere ambienti molto diversi, sperimentare diverse culture. Per i tre De Filippi non c'era mai niente di ripetitivo; il tempo libero era sempre improvisation. Quand'ero ragazza frequentavamo la Costa Azzurra per non perdere l'appuntamento con la "Grande Parade du Jazz" di Nizza. Che già da sola implicava tanti contatti con persone di vari paesi. Ho preso molti aerei sin da piccola. Era quindi normale trovarsi a cena con qualcuno alternando l'inglese, il francese o capendosi a gesti con un giapponese. Sono così diventata con naturalezza una persona e poi una professionista internazionale. L'attitudine a "pensare ampio" mi ha consentito di accettare con positività trasferimenti in vari luoghi e ha certamente accelerato la carriera nel mio settore, le multinazionali chimiche e farmaceutiche. E questo, come dicono gli americani, è un vero asset, un grande valore. E' una cosa che non si compra, non si studia sui libri, non si impara all'Università, ma si riceve dalla vita che ti fanno vivere, dal modo in cui ti fanno vivere quella vita.

2008 - con Alice e un gatto di LillySentiamo cosa ha da dirci Alice De Filippi, nipotina di Bruno. Alice ha ora nove anni e mezzo, è giovanissima ma ci pare abbia le idee molto chiare. Ci parli di qualche ricordo che hai di nonno Bruno?

Una delle tante cose che ricordo del nonno è la sua festa dei 75 anni. C'era un'enorme torta e alla fine abbiamo soffiato tutti quanti sulle 75 candeline. Mi è rimasto impresso. Poi mi ricordo quando gli avevo chiesto di insegnarmi degli accordi della chitarra, per poter suonare una piccola canzone, e lui mi insegnò come tenere le mani, come si pizzicavano le corde. Un altro ricordo bellissimo è stato quando dovevo imparare un piccolo valzer per la scuola l'anno scorso, e lui mi ha insegnato come si faceva il Do e mi ha accompagnato con la chitarra mentre io suonavo il flauto.

Come ti è sembrato il nonno come insegnante? Paziente?

Si, paziente ma anche severo. Molto, molto severo. Se sbagliavo una cosa veramente microscopica, lui lo segnalava. Pignolissimo!

E' una cosa bella però, perché in fondo sono così le persone che ti aiutano a migliorare, a lavorare bene, di precisione! Ancora una domanda per Franca: so che stai organizzando un evento, una vera festa di compleanno per il prossimo 8 maggio, data in cui Bruno avrebbe compiuto ottant'anni. Ce ne vuoi parlare?

Te ne accenno molto volentieri, vediamo se stavolta riesco ad essere sintetica! (sorride, ndr)
Bene: papà ha avuto dalla vita molte soddisfazioni, inoltre ha raggiunto e forse superato tutti traguardi professionali che si era prefissato. Però dal 2006, cioè quando la sua malattia ha dato chiare indicazioni di un peggioramento annunciato ed è iniziata la sua dignitosa e silenziosa sofferenza fisica e interiore, ha letteralmente rifiutato di celebrare i suoi compleanni dicendo: "Io miro agli ottanta: solo allora faremo una grande festa". Non ti dico altro, anche perché non mi escono più le parole; il resto lo capisci...

Ciao, Eva; un grazie sincero da parte di Bruno.

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Qui di seguito riportiamo alcuni aneddoti e pensieri di alcuni amici di Bruno

Max De Aloe
Ho conosciuto Bruno una ventina di anni fa, all'inizio della mia meravigliosa avventura con l'armonica. L'avevo contattato telefonicamente per sapere se poteva darmi delle lezioni e lui mi disse: "Troviamoci sabato pomeriggio in piazza del Cannone a Milano prima del sound check del mio concerto con Franco Cerri e quello che so ti dico". E poi aveva aggiunto: "Ma tu suoni già il pianoforte, sei un musicista - ero in realtà uno studente che strimpellava per guadagnarsi qualche soldo - e allora devi darmi del tu perché io do del lei solo in banca". Così mi ritrovai come d'incanto in un radioso pomeriggio di maggio su una panchina a suonare insieme a lui. Alla fine mi disse: "Sei impostato bene e hai musicalità ora devi solo studiare". Poi prese un sacchetto pieno di suoi CD, dischi in vinile, partiture e un disco di Toots e mi disse: "Questo è un omaggio per te. Io le lezioni di musica non le so dare, ma che queste cose ti siano d'aiuto per studiare tutto quello che puoi e ricordati una cosa sola: con l'armonica devi morirci dentro". E a scrivere questi ricordi non è facile trattenere le lacrime. Anzi non le sto trattenendo. Poi aggiunse, come se io fossi il suo più vecchio amico: "Il mese prossimo verrà Toots a suonare al Festival di Torino con Cedar Walton, andiamo insieme a sentirlo?"
Da quel giorno Bruno divenne un grande amico e sono sicuro del reciproco. Un amico che continuò a dimostrarmi generosità ed affetto, permettendomi giovanissimo di esibirmi con lui, portandomi al Capolinea di Milano e in tanti altri posti per farmi conoscere sempre di più il jazz da dentro e i suoi grandi artefici. Potrei scrivere decine e decine di aneddoti e belle storie su di lui.
Solo nei giorni della sua morte, quando tanti mi chiedevano quanti anni avesse avuto, ho realizzato che aveva quasi 40 anni più di me. Strano, perché Bruno ed io in questi vent'anni di amicizia siamo stati così indaffarati dalla musica da fare, dalle cose da raccontarci, dai concerti da vedere insieme e da un'amicizia sincera e spontanea che non ce ne eravamo mai accorti.

Grazie amico mio.


Alberto Gottardelli
Caro Bruno, ti ho conosciuto più di trent'anni fa al Capolinea, quando era l'unico locale di Milano dove approdavano le leggende del jazz. Quando hai saputo da un amico che strimpellavo la chitarra, mi hai chiamato sul palco e mi hai chiesto di fare un pezzo. Ricordo ancora che era Nuages... Allora ho capito che eri un uomo semplice e gentile e che il tuo straordinario talento ed il tuo successo avevano lasciato intatte le tue qualità umane. Di noi ricordo le lunghe cene al Blue Note quando mi affascinavi con i racconti e gli aneddoti di tutte le centinaia di jazzmen famosi con i quali avevi suonato, e mi raccontavi di Toots Thielemans e dei momenti che avevate passato insieme, quando nel taxi di qualche città del mondo Toots toglieva l'armonica dal taschino e ti faceva sentire un chorus al volo. Ero molto orgoglioso di essere con te quando ti alzavi dal nostro tavolo perchè Toots ti aveva chiamato sul palco del Blue Note per suonare con lui, ed allora, anche se non sapevi in che tonalità avresti suonato, per incanto ogni tua nota diventava una perla e faceva venire i brividi fino alla standing ovation del pubblico che ti amava. Studio ancora i tuoi soli all'armonica perchè sono elegantissimi, come lo eri tu nell'anima. Grazie per i CD e le armoniche che mi hai lasciato, grazie per essere stato al mio fianco tutte volte che ti ho invitato a suonare con me: la tua presenza ha reso leggendarie e indimenticabili quelle serate. Ma soprattutto grazie per avermi sempre insegnato che con la musica la vita diventa una favola. Mi mancherai moltissimo ma suonerò la tua armonica e ti sentirò vicino.


Gino Mescoli
C'incontrammo per la prima volta ad una serata speciale al Teatro Sociale di Mantova, lui a capo del suo complesso "I Rocky Mountains" io alla direzione di una orchestra d'archi. Da allora è stato un susseguirsi di appuntamenti di lavoro, nelle sale d'incisione e di grande amicizia nella vita. Ricordo i racconti dei suoi viaggi avventurosi, con la sua adorata Mimi, in camper attraverso gli Stati Uniti d'America o all'estremo nord della Norvegia tra fiordi e sole di mezzanotte che suscitavano in me ammirazione e invidia per le scoperte ma anche per il coraggio. Ricordo una splendida serata insieme, all'Arena di Verona con Lilly per una brillante "Traviata" e le tante trascorse in casa mia con la mia famiglia tra leccornie varie e sentire o fare insieme buona musica. Siamo stati anche membri della Commissione per gli esami di ammissione alla Siae per dieci anni a Roma, dove, nei momenti liberi abbiamo potuto visitare musei, frequentare teatri e Jazz Club alla moda, dove immancabilmente Bruno veniva invitato ad esibirsi, e sappiamo sempre con quale consenso. Sono stato spesso presente ai suoi concerti, ad ognuno dei quali il pubblico era incontenibile nel prodigarsi ad applaudirlo. Si era tutti rapiti dalla inventiva e dal dolcissimo inimitabile suono della sua armonica. Veramente "Grande Bruno". L'8 maggio prossimo sarò alla tua festa e tu naturalmente sarai con tutti noi "PRESENTE".

Ciao Bruno.


Giovanni Monteforte
Bruno de Filippi: una sensibilità e uno swing raffinatissimi! Quando il chitarrista francese Patrick Soussois è venuto in Italia e ha potuto suonare con tanti chitarristi italiani, ha infine scelto Bruno come rappresentante italiano per il festival francese che ogni anno è dedicato a Django Reinhardt!


Lorenzo Petrocca
Bruno per me era quasi come un padre...non solo musicalmente. Eravamo stretti amici, ho imparato tanto da lui, musicalmente e umanamente. Grande uomo, grande musicista, sempre gentile e aperto a tutto. Mi manchi, Bruno.


Massimo Minardi
Classe, talento, intelligenza, simpatia, onestà e semplicità, tutte insieme le possiede solo un personaggio immaginario: un supereroe. Io uno vero l'ho conosciuto, con lui vicino sono diventato più coraggioso e tutto mi è parso meno impossibile.


Marco Castiglioni
Il mio ricordo di Bruno è inscindibilmente legato alla sua pluriennale collaborazione con un'altra "fuoriclasse del jazz": Mina (i puristi inorridiscano pure; la definizione è di Bruno, non mia). Prima di incontrarlo, ero convinto che mi sarei trovato davanti a una di quelle presunte star che, per avere visto Mina un paio di volte nella notte dei tempi, sono convinti di averle insegnato a cantare. Invece fui immediatamente colpito – oltre che dalla statura artistica e dalla competenza musicale - dalla sua grande umanità e modestia: da tutta la sua persona (mimica, postura, modo di parlare) traspariva una totale assenza di invidia nei confronti del prossimo e un'autentica curiosità verso gli altri che poche altre volte avrei incontrato di nuovo. In Bruno convivevano armoniosamente l'artista di caratura internazionale e l'uomo autentico, affabile, generoso, un po' svagato e perfino timido. Ritrosia e sobrietà erano tratti fondamentali del suo carattere. Una sera andai ad ascoltarlo con un gruppo di amici. Mentre glieli presentavo, usai parole per lui evidentemente troppo enfatiche su Tintarella di luna. "Beh, dai! Non ho mica scritto la nona di Beethoven…" si schermì subito. Quando mi sposai, ci volle fare un regalo speciale suonando due pezzi con la sua magica armonica. La base era stata preparata artigianalmente dal sottoscritto; a metà del primo pezzo a sorpresa compariva in video Mina. Al termine dell'esibizione, tra gli applausi scoscianti degli invitati entusiasti, ringraziammo Bruno per il suo magnifico dono. Per tutta risposta, fu Bruno a ringraziare noi per avergli dato ancora una volta la possibilità di duettare, seppure virtualmente, con Mina. In questi giorni Mina compie 70 anni; Bruno ne avrebbe compiuti 80 tra poco. Lui è ormai libero da vincoli terreni. Fuori dalla celebre stanza dal soffitto viola, oggi in cielo suona un'armonica: la sua.


Armando Brenna
Quando Bruno compì settant'anni, durante un suo concerto, agli applausi frenetici di un gruppo di giovani fanciulle mormorò: "Ah, se avessi sessant'anni!". Frase ormai diventata un classico e usata anche dal sottoscritto, che ormai ha superato l'età.


Piera Pasotto, Mina Fan Club
Ho conosciuto Bruno negli anni '90. Venendo a conoscere la mia passione per Mina, un giorno mi portò a Lugano negli studi della PDU. Ci accolse con molto calore Massimiliano Pani, che nel vedere Bruno gli chiese subito come facesse a suonare l'armonica. Io guardavo incantata Bruno mentre accarezzava l'armonica e spiegava a Massimiliano come faceva a ricavare le note da quello strumento bellissimo, molto particolare. Ho avuto l'onore di fare molte puntate a Radio Meneghina con lui a proposito di Mina, di cui lui parlava sempre con molto affetto. Noi Fan abbiamo preparato un Cd con le canzoni che Bruno ha suonato con Mina: ben 18!
Una qualità che ho sempre ammirato in Bruno è la modestia. Per me l'armonica di Bruno è... una perla preziosa nell'universo della musica.


Eva Simontacchi
Ricorderò sempre Bruno come uomo per la sua classe, la sua eleganza, la sua discrezione e la sua signorilità, e come musicista per la sua grande disponibilità e per il suono struggente della sua armonica. Rendeva ogni melodia vibrante e viva, ed entrava in contatto con la tua anima.

Grazie Bruno.

 

Il Jazz internazionale rende l'ultimo saluto a Bruno De Filippi


Toots Thielemans e Bruno De Filippi - 11 settembre 2008






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COMMENTI
Inserito il 9/5/2010 alle 1.50.55 da "susyrenzi"
Commento:
Ho conosciuto Bruno De Filippi attraverso la giornalista e amica Maria Grazia Mauriello una sera che cantavo con il mio quartetto in un locale di Milano. Abbiamo duettato insieme quella sera e da lì per qualche anno abbiamo lavorato insieme. Da lì è nata la nostra amicizia musicale ma anche umana, eravamo molto affini nel carattere per mitezza e natura pacifica.
Bruno mi ha dato molto sia dal punto di vista musicale sia nell'aspetto umano, un vero amico che nel tempo, anche se le nostre strade si sono poi separate (così è la vita)ho sempre ricordato con affetto e gratitudine, facendogli qualche telefonata.
Sapevo di che male soffriva ma lui minimizzava sempre come non voler pesare con i suoi problemi, era lui a tranquillizzare me.
Una volta che ci siamo sentiti era in Svizzera e con la sua compagna stava allevando due merli orfani, voleva consigli su come si svezzano gli uccellini. Bruno aveva un grande rispetto per tutti anche per altre forme di vita.
Quando a dicembre l'ho chiamato e non rispondeva ho avuto un brutto presentimento ma poi ho pensato, da ottimista quale sono, che fosse, come sempre, in giro per il mondo a suonare.
Ho saputo che non c'era più la sera prima del funerale.Un duro colpo sapere che un uomo così gentile e grande se n'era andato con discrezione, in silenzio.
Bruno per sempre nel mio cuore con tanta gratitudine e grande affetto.
La tua amica Susy

 


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Data pubblicazione: 11/04/2010

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