AB JZ 016
ABEAT Records
Registrato al Murec studio,
Milano, il 6/6/2001 da Paolo Falascone
Mixaggio supplementare e
masterizzazione effettuati presso Obelix studio, Uboldo (VA) da Mario Cavallaro
e Tarcisio Olgiati. Produced by abeat records (2003,
abjz016), distributed by IRD
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Tarcisio Olgiati Quartet
Hidden colors
1.
Non si può mai dire (T. Olgiati) 6,40
2.
Tough, just enough (M. Franzini) 6,12
3.
Dietro langolo… (T. Olgiati) 5,26
4.
My life, outside (M. Franzini) 6,21
5.
'round midnight (T. Monk) 5,15
6.
Blues (theme from "Taxi driver", Hermann, arr. M. Franzini) 6,43
7.
Mas que nada (J. Ben, arr. M. Franzini) 8,20
8.
Simply a ballad (M. Franzini) 5,41
9.
Nutty (T. Monk) 8,39
10.
I thought about you (J. Mercer) 3,26
Tarcisio Olgiati (TenorSax)
Michele Franzini (piano)
Marco Mistrangelo (double
bass)
Marco Castiglioni (drums)
Featuring:
Tiziana Ghiglioni (vocals
on tracks 5 and 10)
Fabrizio Bosso (trumpet
on tracks 2,3, flugel horn on track 10)
|
Via Pasubio, 6
21058 Solbiate Olona (VA)
tel/fax +39 0331 376380
Liner
notes (di Franco Fayenz)
Quando ascolto un album come
questo, con la sua musica così bella, lucida, disinvolta (sono i primi
aggettivi che mi vengono in mente) ricordo per contrasto i tempi in cui si
scriveva che "in Italia si suona il jazz peggiore d'Europa". Sono trascorsi al
massimo tre decenni. Poi sono accadute cose importanti. Gli aspiranti jazzisti
nostrani hanno capito che – proprio in quanto ci troviamo in uno dei Paesi più
arretrati del mondo nel settore dell'educazione musicale – occorreva loro una
severa preparazione generale di base e (possibilmente) un diploma di
conservatorio. Sono sorte scuole e l'ambiente si è sprovincializzato a contatto
con i musicisti stranieri. Un po' alla volta, i nostri si sono accorti di non
essere affatto inferiori a loro, ed è accaduto il miracolo: in Italia, oggi, si
suona forse il jazz migliore d'Europa.
Oggi, quando ascoltano un jazzista italiano,
i critici più avvertiti non si affannano più a indagare a quale o quali dei
maestri americani rassomigli: l'avete notato? Con
Tarcisio Olgiati, poi, questo
sforzo sarebbe del tutto inutile. Il sassofonista può tranquillamente ripetere
per sé le parole che, all'inizio del secolo scorso, disse il trentenne Arnold
Schoenberg. Le cito per esteso perché sono assai pertinenti: "Ho imparato da
tutti: da Bach e Beethoven, da Wagner e Brahms e Reger. Non mi sono sottratto a
nessuno. E di conseguenza, dichiaro che la mia originalità viene dall'insieme
di ciò che ho assimilato. Non mi sono mai fermato a quello che ho ascoltato.
L'ho acquisito allo scopo di possederlo. L'ho rielaborato e rimesso in libertà,
e questo mi ha permesso di produrre cose nuove".
Questa consapevolezza, fosse anche a livello
inconscio (non sembri una contraddizione) dà ad Olgiati la giusta fiducia nei
propri mezzi. Al punto da iniziare
Hidden Colors (colori nascosti: il titolo è anch'esso
significativo) con una ballad lenta di sua composizione anziché con un brano
veloce, come di regola si usa. Non sembri un punto secondario. In questo modo
Olgiati scopre subito e con maggiore evidenza le sue carte (oltretutto è lui che
attacca), e in particolare le sue pregevoli attitutidini di storyteller.
Ci sono poi la statura artistica,
l'affiatamento dei suoi collaboratori e la scelta di ospiti eccellenti quali
Tiziana Ghiglioni e Fabrizio Bosso. Il pianista
Michele Franzini dà anche un ottimo contributo come compositore
di temi molto belli e singolarmente adatti al clima mainstream del gruppo.
Metto in risalto l'aggettivo mainstream, usato pure dal collega Luigi
Onori a proposito di
Cloudy, il primo album del quartetto di Olgiati, per
prevenire le possibili obiezioni di chi, da musicisti giovani, potrebbe esigere
qualcosa di più "avanzato" (metto apposta questo termine fra virgolette, perché
nelle cose dell'arte è quasi privo di senso). Non importa, a mio avviso, a quale
momento storico si ispiri un solista o un complesso: importa che lo faccia bene
e in modo nuovo, come sosteneva Schoenberg. E in questo aureo album succede
sempre, sia nelle composizioni originali, sia negli standard, sia nei due temi
favolosi di Thelonious Monk.
Si nota un solo brano nel quale i componenti
del quartetto e i due ospiti compaiono tutti insieme, ed è l'ultimo,
I thought About You. Si susseguono in una sorta di jam session la voce di
Tiziana Ghiglioni, Fabrizio Bosso al flicorno,
Tarcisio Olgiati al sax tenore,
Marco Mistrangelo al contrabbasso e Marco Castiglioni alla batteria. Mi pare
che Olgiati ci tenga in modo speciale, perché ha voluto farmi un appunto in cui
sottolinea che si tratta di un'interpretazione molto straight di un celebre
tema standard che esprime una carica positiva ed è animato da un vigoroso
spirito jazzy.
Ha ragione.
FRANCO FAYENZ
Guida all'ascolto
Hidden colors
è un
disco abbastanza diverso dal precedente (Cloudy, NOTA CD 2.90) che documenta
l'evoluzione della musica del quartetto e in cui si rispecchiano le diverse e
mutevoli sensibilità musicali del leader e dei suoi compagni di viaggio.
Il Cd presenta composizioni originali di
Tarcisio Olgiati,
Michele Franzini, ormai di fatto co-leader del gruppo, nonché riletture di
brani non propriamente jazzistici ma piuttosto noti come
Mas que nada
o Blues,
tema della colonna sonora del film Taxi driver; si ascoltano inoltre
due noti standards interpretati con l'aggiunta della splendida ed evocativa
voce di Tiziana Ghiglioni e della rampante tromba di
Fabrizio Bosso.
La selezione dei brani si apre con
Non si può mai dire, una
ballad di Tarcisio Olgiati dal tema sofferto ed intenso, teso però verso un finale
rarefatto e disteso che apre ad improvvisazioni-racconto molto ispirate.
Nel secondo brano,
Tough, just enough, di
Franzini,
si aggiunge la tromba di Bosso, dando vita ad atmosfere ricercate ma nel
contempo pulsanti e vitali, nella più genuina tradizione hard bop.
Dietro l'angolo…
di Tarcisio Olgiati, è un
blues veloce in cui il tema non è solo
un veicolo per improvvisare, ma anche e soprattutto un tentativo di ribadire e
dimostrare il primato del ritmo su armonia e melodia, concetto che incarna
l'unica vera novità della musica jazz rispetto alla musica colta del novecento.
Anche questo brano è eseguito in quintetto con
Bosso.
Con My life, outside, di
Franzini, il quartetto si
avvicina al sound del jazz acustico bianco degli anni '80 (Steps ahead, Keith
Jarret), dando prova di calore interpretativo che richiama molto una
performance live, per calore espressivo e vena comunicativa.
La grande voce di
Tiziana Ghiglioni contribuisce a dare vita
ad una vesione in trio di
'round midnight particolarmente partecipata e ricca di
pathos, in cui l'assenza della sezione ritmica permette un dialogo tra
voci paritetiche con raffinati intrecci
melodici e momenti di fluido interplay. In una delle rarissime registrazioni di
'round midnight da parte della grande singer italiana è memorabile
l'interpretazione del tema conclusivo, dove la melodia originale viene piegata
e modellata alla ricerca (fruttuosa) dell'essenza notturna e angosciosa del
brano.
Forse l'arrangiamento di Franzini del
tema della colonna sonora di Taxi driver, Blues
,potrà far storcere il naso a qualche
purista; di sicuro in questo brano è richiesta la partecipazione attiva
dell'ascoltatore per gustare pienamente delle finezze ritmico-armoniche che
caratterizzano l'interpretazione, senza che questo debba far temere
un'eccessiva ricerca "intellettuale" che vada a scapito dello swing e
dell'emozionalità.
Mas que nada
è il pretesto che pemette al quartetto
di avventurarsi nelle atmosfere latino-sud americane; dal Brasile a Cuba senza
troppa attenzione alla filologia per una performance di grande impatto
emozionale. Il brano, diverso dalla versione originale per la riarmonizzazione
di Franzini, grazie anche al bel lavoro
di Castiglioni alla batteria invita ad improvvisare con energia ed audacia
ritmica.
La formula del duo
sax-pianoforte è ben rappresentata da
Simply
a ballad, di
Franzini, un brano che a dispetto del titolo è carico di
suggestioni ritmiche che sono sempre presenti anche nei momenti in cui il sound
si fa più intimistico. Uno dei momenti meglio riusciti del CD.
Il quartetto rende un
secondo omaggio a Monk con
Nutty,
un brano che nella sua apparente semplicità nasconde una miriade di possibilità
espressive, mettendo l'improvvisatore nelle migliori condizioni per liberarsi
dagli schemi e dare libero sfogo all'inventiva più pura. E' interessante notare
come l'intenzione espressiva di partenza riporti quasi al jazz arcaico delle
street parade e delle marchino bands, per sfociare in improvvisazioni svincolate
da riferimenti filologici e ricche di spunti tra il blues e l'onomatopea, tra
la dissacrazione e l'ironia.
I thought about you
è una jam session in cui
compaiono tutti i musicisti coinvolti nella realizzazione di questo CD: Tiziana
Ghiglioni alla voce, Fabrizio Bosso al flicorno,
Tarcisio Olgiati al sax
tenore, Michele Franzini al pianoforte,
Marco Mistrangelo al contrabbasso e Marco Castiglioni alla batteria.
E' un'interpretazione molto "straight" di un notissimo
standard, che esprime carica positiva ed è animata da pregnante ed evidente
spirito jazzistico. In evidenza anche in questo brano la voce di Tiziana
Ghilglioni.
...più impressionista il lavoro di Tarcisio Olgiati. il sassofonista
lo intitola "Hidden Colors" non a caso, intendendo cioè invitare l'ascoltatore a
grattare la superficie per non privarsi della scoperta di nascoste prelibatezze.
Che puntualmente arrivano, grazie alla leggerezza (nel senso buono!) delle
composizioni, alla delicatezza dei paesaggi tratteggiati dalle ballad del
pianista Michele Franzini (completano la band: Marco Mistrangelo
al contrabbasso e Marco Castiglioni alla batteria), alla
determinazione dei passaggi di insieme - di segno più squisitamente mainstream,
come nota acutamente l'amico Fayenz nelle note di copertina, rinforzati talvolta
dalla possente tromba dell'ospite Fabrizio Bosso -, alla buona
disposizione complessiva, che rappresenta forse l'elemento stilistico più
interessante del disco. L'altro ospite, Tiziana Ghiglioni, interpreta una
eterea 'Round Midnight e una trascinante I
Thought About You, dominata dalle
escursioni boppistiche di un Olgiati in gran forma e un Bosso
addirittura imprendibile. V.M. - Jazzit -
marzo/aprile 2003
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Data pubblicazione: 19/02/2003
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